Se ti abbraccio non aver paura – Fulvio Ervas

Se ti abbraccio non avere paura - Fulvio ErvasVoto: 7,5

Titolo: Se ti abbraccio non aver paura

Autore: Fulvio Ervas

Genere: Narrativa contemporanea

Editore: Marcos Y Marcos

Consigliato: SI

TRAMA ORIGINALE

Il verdetto di un medico ha ribaltato il mondo. La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni. L’autismo l’ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare. Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l’America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani. E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre. Se ti abbraccio non aver paura è un’avventura grandiosa, difficile, imprevedibile. Come Andrea. Una storia vera.

Se ti abbraccio non aver paura è la storia di un padre e un figlio. È la storia di Franco e Andrea. È la storia di un viaggio alla ricerca di una speranza.
Andrea è un adolescente autistico, stretto nella sicurezza del suo mondo, lontano dalle luci e dalle miserie del nostro. Ma per questo anche relegato in una dimensione diversa, di una diversità che il mondo non fatica a rimarcare in ogni gesto, in ogni sguardo. Andrea lo capisce, perché e sì autistico ma anche sensibile, oltre che forte e bello. Franco, suo padre, convinto che il figlio non abbia bisogno solo di regole e routine, come gli dicono i medici, prende una decisione tanto pazzesca quanto grandiosa: lui e Andrea in giro per le Americhe.
Franco, per mano dell’autore Fulvio Ervas, racconta la storia di questo viaggio meraviglioso, alla ricerca di un rapporto tra padre e figlio, perché anche Andrea merita di vivere esperienze ai limiti, vere e vibranti.
L’idea stessa del viaggio, di quel tipo di viaggio, è di per sé qualcosa di straordinario: girare il mondo come persone “normali”. Ma Franco e Andrea normali certo non sono, e non per la diversità di Andrea, che nell’evoluzione del racconto diventa solo una particolarità, ma per la gioia e l’allegria che danno e ricevono dalle persone che incontrano, in un dare e avere che diventa normale come respirare.
Un coast-to-coast in moto negli Stati Uniti, poi Messico, America Centrale, Brasile, un viaggio fatto di incontri, di tante parole e molti silenzi. Silenzi in cui Andrea spesso cade quando si isola nel suo mondo, mondo in cui Franco vorrebbe entrare ma dove, quasi sempre, trova la scritta “accesso vietato”, perché il mondo di Andrea è fatto di presenze/assenze senza soluzione di continuità.
Non ho potuto non voler bene ad Andrea, al modo tutto suo di toccare la pancia delle persone per stabilire un contatto, eppure il racconto mi ha lasciato un senso di incompiuto. È come se mi aspettassi che, prima o poi, Andrea dovesse fare o dire qualcosa di straordinario, che uscisse dalla sua routine di pezzetti di carta e bottiglie d’acqua bevute a canna, per entrare un po’ di più nel nostro mondo. Ma dall’autismo non si guarisce. Avevo delle aspettative, forse perché accettare le diversità è veramente difficile.
Alcune ambientazioni in America Centrale non mi hanno convinto, le ho trovate un po’ approssimative, in alcuni passaggi facevo fatica a “essere lì”, forse anche perché nella “trascrizione” tra Franco e autore, qualche particolare si è perso.
Lo stile con cui Ervas narra le vicende è gradevole, fatto di frasi brevi dove spesso si vuole raggiungere, con successo, l’effetto. Sicuramente funzionale alla trama e ai contenuti.
È un romanzo che vi farà riflettere e che sta suscitando un sacco di polemiche, ora che i due protagonisti sono diventati famosi.
Realmente autistico o Sindrome di Asperger? Andrea può veramente essere in grado di scrivere da solo messaggi al computer? Quanti genitori si possono permettere di abbandonare tutto come ha fatto Franco?
Non so rispondere, ma posso consigliarvi di leggere questo libro, a prescindere dalle polemiche.

 

 

La gabbia invisibile “sbarca” a Venezia

La gabbia invisibile è ora disponibile anche a Venezia, presso la libreria Giunti al Punto, in Strada Nuova, vicino al Casinò.

Rio Terà Maddalena 2001/2/3, Venezia, tel: 041 5243728

Giunti Venezia

Il libro delle anime – Glenn Cooper

Il libro delle animeVoto: 5,5

Titolo: La biblioteca dei morti

Autore: Glenn Cooper

Genere: Thriller

Editore: Nord, 2010

Consigliato: NO

 

TRAMA ORIGINALE

È un libro, un semplice libro antico. Ma custodisce un segreto.
Un segreto che è stato scritto col sangue nel 1297, da innumerevoli scrivani coi capelli rossi e con gli occhi verdi, forse toccati dalla grazia divina, forse messaggeri del diavolo. Che è riapparso nel 1334, in una lettera vergata da un abate ormai troppo anziano per sopportare il peso di quel mistero. Che, nel corso del XVI secolo, ha illuminato la strada di un teologo, i sogni di un visionario e le parole di un genio.

È un libro, un semplice libro antico. Ma sta per scatenare l’inferno.
Perché quel libro dovrebbe trovarsi nella Biblioteca dei Morti, la sconfinata raccolta di volumi in cui è riportata la data di nascita e di morte di tutti gli uomini vissuti dall’VIII secolo in poi. E, dopo essere rimasto sepolto sotto la polvere della Storia per oltre settecento anni, adesso è riemerso ed è diventato un’ossessione per Will Piper, deciso a cancellare il dolore che la Biblioteca ha portato nella sua vita; per Henry Spence, che ha dedicato la sua esistenza alla soluzione dell’enigma e che ormai ha i giorni contati; per Malcolm Frazier, il capo della sicurezza della Biblioteca, determinato a uccidere pur d’impedire al mondo di conoscere la verità. Un’ossessione che inevitabilmente porta altro dolore, altri enigmi, altro sangue.

È un libro, un semplice libro antico.
Ma è il Libro delle Anime.
E il suo segreto è il nostro destino.

Dopo il grande successo de La biblioteca dei morti, Glenn Cooper decide di cavalcare l’onda proponendo il sequel, Il libro delle anime.
Devo dire che tanto mi era piaciuto il primo episodio, tanto mi ha deluso il secondo. Si conferma purtroppo la mia idea che, spesso, storie che nascono come autoconclusive dovrebbero rimanere tali. Si creano aspettative che, almeno personalmente, restano puntualmente disattese.
Il pretesto del sequel è un libro “scappato” dalla biblioteca in tempi lontani insieme ad alcuni fogli di pergamena scritti da uno degli abati dell’abbazia di Vectis, luogo in cui i libri erano anticamente custoditi.
Il libro cade nelle mani di Henry Spence, ex impiegato dell’Area 51, desideroso di scoprire cosa succederà dopo la fatidica data del 9 Febbraio 2027, la fine dei giorni.
Will Piper, l’intrepido ex agente dell’FBI ormai in pensione, ingaggiato da Spence, abbandona moglie e figlio appena nato alla ricerca del segreto celato nel libro, in Inghilterra, nel maniero di una nobile famiglia inglese, cui era anticamente appartenuto il prezioso tomo.
Alla trama si prestano personaggi del calibro di Giovanni Calvino, Nostradamus e Shakespeare, il cui percorso culturale e spirituale sarebbe stato irrimediabilmente influenzato dal contatto con il suddetto libro.
Ma i Sorveglianti dell’Area 51 non staranno di cero a guardare: saranno disposti a tutto pur di non far trapelare il terribile segreto celato nella biblioteca.
Ne Il libro delle anime la trama si trascina stancamente per una buona metà, tra un’improbile caccia al tesoro nel maniero inglese e una ricostruzione storica piuttosto approssimativa, attraverso il quale l’autore cerca di legare la storia del libro a quella dei personaggi famosi sopra citati.
Nel finale il livello si alza leggermente, grazie a situazioni piene d’azione dove Cooper dimostra di sapersi destreggiare abilmente. Devo dire che comunque nemmeno questa parte mi ha risvegliato dal torpore che mi aveva inizialmente accompagnato.
Come nel primo episodio, personaggi piuttosto piatti, che fanno fatica a trasmettere passione e sentimenti; difetto stavolta ingigantito da una storia che non decolla.
Non lo consiglio e dico con certezza che non leggerò l’episodio conclusivo della saga, I custodi della biblioteca.
Rimango curioso, invece, per altri lavori dell’autore, dove partendo da zero avrà potuto sfruttare la fantasia che l’aveva ispirato per il primo libro della trilogia, a mio parere veramente meritevole.

 

 

La biblioteca dei morti – Glenn Cooper

La biblioteca dei morti - Glenn Cooper

Voto: 8,5

Titolo: La biblioteca dei morti

Autore: Glenn Cooper

Genere: Thriller

Editore: Nord, 2009

Consigliato: SI

 

TRAMA ORIGINALE
Questo romanzo comincia nel dicembre 782 in un’abbazia sull’isola di Vectis (Inghilterra), quando il piccolo Octavus, accolto dai monaci per pietà, prende una pergamena e inizia a scrivere un’interminabile serie di nomi affiancati da numeri. Un elenco enigmatico e inquietante. Questo romanzo comincia il 12 febbraio 1947, a Londra, quando Winston Churchill prende una decisione che peserà sulla sua coscienza sino alla fine dei suoi giorni. Una decisione atroce ma necessaria. Questo romanzo comincia il 10 luglio 1947, a Washington, quando Harry Truman, il presidente della prima bomba atomica, scopre un segreto che, se divulgato, scatenerebbe il panico nel mondo intero. Un segreto lontano e vicinissimo. Questo romanzo comincia il 21 maggio 2009, a New York, quando il giovane banchiere David Swisher riceve una cartolina su cui ci sono una bara e la data di quel giorno. Poco dopo, muore. E la stessa cosa succede ad altre cinque persone. Un destino crudele e imprevedibile. Questo romanzo è cominciato e forse tutti noi ci siamo dentro, anche se non lo sappiamo. Perché non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata. Perché il destino è scritto. Nella Biblioteca dei Morti.

 

La biblioteca dei morti è il romanzo d’esordio dell’americano Glenn Cooper. Un esordio col botto, non c’è che dire.
Nonostante l’idea di base del romanzo sappia di già sentito – libri che affiorano dal passato rivelando il mistero della vita e dell’umanità – Cooper è riuscito a tessere una trama decisamente originale.
Un’abbazia del passato dove monaci di una setta misteriosa, l’ordine dei nomi, custodiscono in segreto libri dai contenuti troppo spaventosi per essere condivisi con il resto del mondo.
Un serial killer dei giorni nostri che si fa chiamare Doomsday, l’assassino del giorno del giudizio, che manda cartoline alle sue vittime indicando la data della loro morte.
Un agente dell’FBI e la sua assistente, Will Piper e Nancy Lipinsky, sulle tracce del serial killer.
Le indagini portano i due protagonisti a incrociare il loro destino con quello di Mark Shackleton, ex compagno di Will ai tempi del college, ora impiegato come tecnico informatico presso la segretissima base militare nota come Area 51. Da sempre legata nell’immaginario collettivo agli UFO, la base si rivelerà in realtà il luogo dove sono custoditi i misteriosi libri che i monaci avevano cercato per secoli di tenere lontano dalla conoscenza degli uomini. Libri dove sono scritte le date di nascita e di morte di tutti gli esseri umani, dal 700 al 9 Febbraio 2027, data indicata come Finis dierum, la fine dei giorni.
Passato e presente, suspence e azione, Il tutto mescolato in un cocktail di successo, in cui la tensione è sempre alta durante la narrazione. Salti temporali gestiti in maniera magistrale.
Lo stile è quello del tipico thriller americano: asciutto, quasi privo di approfondimenti psicologici dei personaggi, scorrevole, molto descrittivo. L’autore presenta a mio parere una grande abilità nel descrivere le scene.
Il finale è aperto, lascia intendere al lettore che ci sarà un seguito (cosa che è puntualmente avvenuta).
Unica nota negativa: i due personaggi principali, stereotipati e bidimensionali. Will Piper è il classico bello e impossibile, con matrimoni falliti alle spalle, semi alcolizzato, disilluso e ormai prossimo alla pensione. Nancy Lipinsky è la sua assistente, bella e ligia al dovere, che non gradisce lo stile di vita del suo superiore ma che finirà irrimediabilmente per innamorarsene.
E’ un romanzo che fa riflettere. Durante la lettura più volte mi sono posto la domanda:
Come vivresti il resto della tua vita se sapessi già la tua data di morte?
Domanda che ne genera subito un’altra:
La stai veramente vivendo, la tua vita?
Domande che molto spesso non ci poniamo, perché resteremmo stupiti dalle nostre stesse risposte.

Presentazione de La gabbia invisibile a Camponogara (Ve), Venerdì 15 Marzo 2013

Davanti a oltre 60 persone, nella suggestiva cornice della Sala Consiliare del Comune di Camponogara, si è tenuta lo scorso Venerdì 15 Marzo la seconda presentazione de La gabbia invisibile.
Ringraziare chi è intervenuto e chi ha contribuito a far sì che la serata sia filata liscia non è un dovere, ma un autentico piacere. Il merito è di tutti voi!
Un grazie al Comune di Camponogara e all’Università Popolare di Camponogara per aver patrocinato l’evento e per il supporto.
Un grazie e un abbraccio a chi mi ha accompagnato in questa avventura:
Annalisa, Claudia, Daniele, Puppet, Dionisyos, Valentina ed Enrico.

Un po’ di foto…

0 - Camponogara - Claudia parla  1 - Camponogara - Claudia parla con gente

2 - Camponogara - Stefano parla con gente

4 - Camponogara - Gente5 - Camponogara - Firma

…e i video della presentazione

Presentazione de La gabbia invisibile del 22 Febbraio alla Feltrinelli di Padova

Eravate in tanti alla prima presentazione de La gabbia invisibile, lo scorso 22 Febbraio a Padova. Un’ora in compagnia tra domande, risposte, letture brani e proiezione del booktrailer.
Un grazie di cuore a chi è intervenuto e a chi mi ha accompagnato in questa avventura:
Annalisa, per essere sempre al mio fianco.
Claudia, per aver accettato di presentare il romanzo.
Daniele, per il booktrailer.
Puppet, per le musiche del booktrailer.
Dionisyos, per l’accompagnamento musicale alle letture dei brani.
Valentina e Massimiliano, per le foto.

2 - Parla   3 - Claudia legge5 - Parla2   4 - Gente7 - Firma   8 - Firma2

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Mondoscrittura

Un’altra recensione de La gabbia invisibile, ad opera della strega Grimilde del blog Mondoscrittura.

Riporto di seguito il testo.

Scritto da il 1 – mar – 2013
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Titolo: LA GABBIA INVISIBILE
Autore: STEFANO BALDONI
Editore: GRECO & GRECO
Genere: POLIZIESCO /SCI-FI
Pagine: 314
Prezzo: € 12,50
ISBN: 9788879806978

Un futuristico esperimento di realtà virtuale che avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo dei videogiochi si tinge di giallo in seguito alla misteriosa morte di uno dei protagonisti. Elena Paci, psicoterapeuta e moglie della vittima, non crede alle motivazioni poco credibili della polizia e delle istituzioni che cercano con tutti i mezzi di insabbiare l’accaduto. Dietro al gioco di ruolo si nasconde, infatti, un progetto delirante di manipolazione mentale, orchestrato da mani abili e influenti. Elena, in un percorso doloroso e contorto, scoprirà che in questa strana realtà parallela, fatta di elettrodi, reti neurali, computer, farmaci proibiti, codici e sogni che si confondono con la realtà, nulla è ciò che sembra essere.

L’incipit di questo romanzo potrebbe far pensare a un poliziesco old style, dove Fegiz, un funzionario intuitivo e appassionato, è alle prese con il classico uomo che sembra essere “stato suicidato” per implicazioni sociopolitiche. A incorniciare il quadro dei cliché c’è l’immancabile vedova, che altra professione non poteva svolgere se non quella di psicologa, che già dal primo incontro intenerisce e attrae il nostro commissario spingendolo a uscire dai canali tradizionali d’indagine per aiutarla nella ricerca della verità.

Dopo questo prologo, indubbiamente di stampo tradizionale, si entra lentamente – forse troppo lentamente – nel vivo della storia, iniziando a inanellare una lunga serie di personaggi di paragrafo in paragrafo. L’introduzione di tutte queste figure, più che alla conoscenza del lettore sembra mirata solo a costruire la trama: Elena, Luca, Adriano, Alessandro e tutti gli altri sono cavie inconsapevoli di un losco esperimento portato avanti da una software house, che ufficialmente sta sviluppando un nuovo gioco di ruolo, in cui è necessario collegare i giocatori a macchinari in grado di controllare le loro reazioni psicofisiche; ufficiosamente, invece, alle cavie viene somministrato un farmaco dalle pericolose controindicazioni per uno scopo assai poco nobile.

Inizialmente la decisione di spostare il focus dall’inchiesta a una serie di figure apparentemente slegate tra loro potrebbe risultare piuttosto destabilizzante: in poche pagine ci troviamo di fronte a una miriade di nomi che risulta davvero difficile metabolizzare. Questa scelta implica anche l’impossibilità di creare empatia con i protagonisti, le cui personalità non vengono approfondite in maniera sufficiente. Ben presto però ci si accorge che ne “La gabbia invisibile” non sono i personaggi a fare la storia, ma viceversa: si parte da un’idea e ci si costruisce attorno uno scenario complesso e intricato. Le tante figure introdotte da Baldoni appaiono dunque come burattini narrativi, necessari a dare ordine a una trama che si basa sul dualismo reale-virtuale, sfruttando passaggi onirici e giocando sull’incapacità di distinguere il sogno dalla realtà. In mezzo ci sono giochi di potere e messaggi, non troppo subliminali, su quanto la nostra quotidianità sia condizionata dalle manipolazioni, mediatiche e non solo.

Nel complesso “La gabbia invisibile” è un testo che si lascia leggere, presentando però alcuni difetti che a mio parere ne compromettono la piena maturità; partendo da un’analisi puramente narratologica c’è da dire che la scelta di puntare tutto sull’idea è piuttosto rischiosa: un romanzo dovrebbe avere un personaggio – o più di uno – che funga da motore della macchina narrativa. Quando questo manca, la storia si trascina stancamente fino alla fine senza che ci si senta mai realmente coinvolti; l’impossibilità di immedesimarsi, di fare proprie le storie dei protagonisti, proietta il lettore nel ruolo di spettatore passivo, costretto a seguire le vicende dall’esterno senza riuscire mai a entrarci dentro veramente.

Ne “La gabbia invisibile” vengono introdotti molti elementi d’interesse che però non appaiono sfruttati a dovere, preferendo mescolarli in un gran calderone di azioni e reazioni prive di un vero e proprio supporto motivazionale. La mancanza di un attore principale, di una mente più analizzata e sviscerata, in grado di guidare il lettore attraverso la storia si fa sentire parecchio, poiché ci troviamo di fronte a un romanzo che trae la propria forza dal tentativo di descrivere il fragile equilibrio tra razionale e irrazionale, tra potere e debolezza, tra reale e irreale, tra moralità e corruzione. Quello che mi è piaciuto meno è proprio la scarsa caratterizzazione dei personaggi, unita a delle scelte un po’ troppo stereotipate che stridono con l’atmosfera di modernità di cui il romanzo è impregnato.

Manca dunque un vero e proprio elemento di spicco, quel quid che rimanga impresso nella memoria, in grado di sganciare il testo dai cliché per farlo brillare di luce propria. Credo che con qualche sequenza descrittiva in meno e un po’ di coraggio narrativo in più, “La  gabbia invisibile” sarebbe potuto essere un testo più ricco e accattivante.

VALUTAZIONE: sufficiente

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Pensieri d’inchiostro

Nuova recensione de La gabbia invisibile, ad opera di Marta nel blog Pensieri d’inchiostro.

http://pensieridinchiostro.wordpress.com/2013/02/19/recensione-la-gabbia-invisibile/

Riporto di seguito il testo:

Siete appassionati di thriller? E amate anche divertirvi con i videogiochi? Se sì, penso proprio che il romanzo del progetto “Recensioni d’inchiostro” di cui sto per parlarvi oggi sia fatto apposta per voi!

Titolo: La gabbia invisibile

Sottotitolo: Credi davvero di essere libero?

Autore: Stefano Baldoni

Generi: thriller, SciFi, paranormale, videogiochi, realtà virtuale

Editore: Greco&Greco

Collana: Nargre Pagine: 314

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: €12,50

ISBN: 9788879806978

Formato: brossura

Valutazione: 35

Grazie all’autore per avermi spedito il libro.

RIASSUNTO – Un futuristico esperimento di realtà virtuale che avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo dei videogiochi si tinge di giallo in seguito alla misteriosa morte di uno dei protagonisti. Elena Paci, psicoterapeuta e moglie della vittima, non crede alle motivazioni poco credibili della polizia e delle istituzioni che cercano con tutti i mezzi di insabbiare l’accaduto. Dietro al gioco di ruolo si nasconde, infatti, un progetto delirante di manipolazione mentale, orchestrato da mani abili e influenti. Elena, in un percorso doloroso e contorto, scoprirà che in questa strana realtà parallela, fatta di elettrodi, reti neurali, computer, farmaci proibiti, codici e sogni che si confondono con la realtà, nulla è ciò che sembra essere.

L’AUTORE – Stefano Baldoni è nato a Venezia il 12 Agosto 1975 ed è laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni. Scopre la passione per la scrittura a trent’anni, e il 26 Dicembre 2006 comincia a buttare giù, su un tovagliolo, le prime righe di quello che diventerà il suo primo romanzo, La gabbia invisibile, e impiega ben tre anni e mezzo per completarlo. Ora si occupa di Marketing per una multinazionale nell’ambito dell’elettronico. Tra i suoi hobby, ama suonare il basso elettrico, giocare a calcio, leggere e ballare.

* * *

RECENSIONE

Chi mi conosce sa che, se un libro parla di morti misteriose, assassini nell’ombra e oscuri complotti, difficilmente riesce a durarmi per più di due ore. Quando poi, come in questo caso, vengono coinvolti anche i videogiochi, è quasi impossibile che non vada tutta in solluchero alla vista di simili trame. Come speravo dopo aver letto il riassunto, per fortuna le mie speranze sono state quasi del tutto appagate. Ma ora vediamo in dettaglio cosa mi è piaciuto de La gabbia invisibile, di cosa parla e di come l’autore ha deciso di raccontarci la sua storia.

A essere sincera, in un primo momento la trama non mi ha colpita più di tanto: certo, era evidente che possedeva un ottimo potenziale (che poi è stato confermato), ma in quanto a originalità di contenuti mi aveva lasciato un po’ delusa. Mi vengono in mente, per dire, parecchi titoli di fantascienza che hanno a che fare con i videogiochi e con la realtà virtuale, e lo stesso discorso vale per l’idea della manipolazione mentale, del controllo delle persone, dei macchinatori che vogliono dominare il mondo… Detto in breve poteva andare meglio: con elementi del genere era possibile costruire un racconto sensazionale così come una ciofeca vista e rivista. Per fortuna, però, Stefano Baldoni è riuscito a strutturare la sua storia in un modo assai coinvolgente: non l’avrà reso un capolavoro, magari, ma a mio parere il risultato è un libro ugualmente godibile.

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Un aspetto che è d’obbligo all’interno di un thriller è di sicuro la suspense, la trepidazione che non ti fa staccare gli occhi dalle pagine, il brivido lungo la schiena che non ti lascia nemmeno il tempo per respirare. Da questo punto di vista, La gabbia invisibile è praticamente impeccabile: la tensione aumenta in modo esponenziale ogni volta che si scopre un nuovo indizio che fa progredire la storia; ben presto la vicenda cattura a tal punto che diventa assai difficile, se non impossibile, distinguere la verità dalla finzione, non solo per i personaggi della storia ma anche per il lettore. Insomma, a mio parere il dualismo che si viene a creare tra il mondo reale e quello virtuale, ma anche tra sonno e veglia, è l’aspetto più riuscito dell’intero romanzo, perché tra l’una e l’altra realtà il confine non è mai netto e il gioco salta continuamente ora di qua, ora di là.

Anche lo stile rende giustizia alla riuscita della trama: per tutta la durata della vicenda rimane incalzante e davvero avvincente, riesce a suscitare ansia e partecipazione fin dalla prima pagina e la conserva intatta sino alla fine. Solo una cosa, a mio parere, ha interrotto un poco la suspense: i campi di PoV. Sia chiaro, La gabbia invisibile non è uno di quei romanzi in cui il punto di vista saltella di continuo da una testa all’altra generando una confusione assurda in chi legge: niente di tutto ciò. Rimangono, tuttavia, alcuni passi nei quali, a mio parere, una migliore gestione del PoV avrebbe evitato un paio di situazioni fastidiose.

Un esempio piuttosto evidente è questo: a un certo punto un personaggio sta analizzando le registrazioni effettuate di notte da una telecamera nascosta, e la focalizzazione salta bruscamente dall’interno dei suoi pensieri a quelli del narratore onnisciente, per poi saltare di nuovo, creando una situazione del genere:

Rimase qualche secondo a fissare il monitor, che visualizzava impietosamente l’elenco delle registrazioni. Non si accorse in quel frangente, purtroppo, di un’anomalia che gli avrebbe dato la spiegazione di tutto, e che avrebbe di fatto modificato gli avvenimenti a seguire: due file facevano riferimento allo stesso giorno. […] Ma purtroppo non notò questo particolare, poco visibile ma di importanza fondamentale. Si sentiva frustrato perché convinto di dover visionare tutti i sessanta file alla ricerca di un possibile intruso […]. (pagg. 204-205)

Questo excursus del narratore, confesso, mi ha fatto alzare un sopracciglio: si è mai visto, per esempio in un telefilm poliziesco, un personaggio che sta analizzando il computer alla ricerca di una prova (che è nascosta ma c’è) e a un tratto spunta il regista con un cartello che spiega allo spettatore dove sta esattamente quella prova di cui il personaggio non si è accorto? Senza contare, tra l’altro, che il suddetto excursus è del tutto inutile, dato che lo stesso personaggio se ne accorge da sé soltanto una ventina di pagine dopo, e che la medesima spiegazione viene ripetuta tale e quale.

Realta-virtuale

In altre occasioni, accade un fatto simile: all’inizio il PoV è interno ai protagonisti, che non sospettano nulla del piano che hanno in mente i “cattivi” (così come il lettore)… e d’improvviso il punto di vista rimbalza proprio nella testa del cattivo, che ovviamente non può fare a meno di spifferare al lettore, attraverso i suoi pensieri, una parte del piano. Da una parte questo è un bene, perché permette di conoscere da dentro un po’ tutti i personaggi, ma non capisco perché l’autore abbia accettato di sacrificare la suspense, quando lui stesso aveva già trovato una tattica per esplorare i pensieri dei protagonisti senza che il cambio di PoV risultasse sconcertante e fastidioso: in alcuni punti, infatti, è stata giustamente inserita una linea di spazio (oppure tre asterischi) tra un punto di vista e l’altro, e non comprendo come mai questa scelta non sia stata fatta sempre.

L’unica cosa che non mi è piaciuta riguarda proprio i personaggi: okay, grazie ai cambi di PoV ci vengono rivelati molti dei loro pensieri; tuttavia il loro carattere non è stato, a mio parere, adeguatamente diversificato, tanto è vero che spesso ho fatto fatica a districarmi tra i vari nomi che compaiono e ad abbinarli al loro comportamento. In generale, dunque, mi sono sembrati alquanto bidimensionali e dallo spessore psicologico poco approfondito… il che non si è rivelato un punto forte, considerato quanto la storia ruoti attorno alla mente delle persone e ai suoi segreti. Ciò non vale per tutti, certo: Elena, per esempio, mi è parsa tutt’altro che poco caratterizzata. Ciononostante a mio giudizio erano più i personaggi dalla psicologia piuttosto piatta rispetto a quelli con un buon carattere.

Questo, in ogni caso, non è stato secondo il mio giudizio un difetto in grado di bocciare l’intero libro: come ho già detto, infatti, la trama risulta avvincente e lo stile cattura fin da subito, riuscendo a tenere l’attenzione sempre viva. Insomma, ve lo consiglio: trovo che purtroppo presenti alcune carenze su cui non è possibile chiudere un occhio; ciononostante si tratta sicuramente di un esordio da non lasciarsi sfuggire. Faccio, dunque, i complimenti a Stefano Baldoni: gli manca ancora qualcosa, ma ritengo sia già su un’ottima strada.

La gabbia invisibile – booktrailer

In primo piano

Booktrailer de La gabbia invisibile.

Un grazie di cuore a Daniele, Puppet e Silvia.

 

Video a cura di Daniele, danidadog@gmail.com

Fotografie a cura di Silvia, www.silviapasquetto.com

Musiche a cura di Puppet, www.puppetweb.net

 

 

La gabbia invisibile nelle librerie Feltrinelli di Milano

La gabbia invisibile è ora disponibile anche a Milano.

 

la Feltrinelli Librerie

P.za Duomo, Via U.Foscolo 1/3, Milano, tel: 02 86996897

Feltrinelli Milano 1Feltrinelli Milano 2   Feltrinelli Milano 3

 

la Feltrinelli Libri e Musica

Corso Buenos Aires 33, Milano, tel: 02 2023361

 

la Feltrinelli Libri e Musica

Piazza Piemonte 2, Milano, tel: 02 433541

Feltrinelli Milano 4Feltrinelli Milano 6

La gabbia invisibile alla libreria Feltrinelli di Mestre

La gabbia invisibile è finalmente disponibile anche a Mestre, presso la libreria Feltrinelli, al sesto piano del Centro Commerciale Le Barche.

Piazza XXVII Ottobre 1, sesto piano, Mestre, tel: 041238131

 

Feltrinelli Mestre 1   Feltrinelli Mestre 2

Recensione de La gabbia invisibile nel blog La Stamberga dei Lettori

Ecco la recensione de La gabbia invisibile ad opera di Daniele nel blog La Stamberga dei Lettori.

http://www.lastambergadeilettori.com/2013/01/la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni.html

 

Riporto di seguito il testo:

“La gabbia invisibile” è un thriller in cui realtà e virtuale si confondono, costruito in maniera tutto sommato coinvolgente e sviluppato non banalmente, nonostante l’argomento, trito e ritrito, lasci poco spazio a invenzioni che possano colpire il lettore.

A grandi linee: la morte di Fabio Boschetti viene frettolosamente archiviata come suicidio. Il commissario Fegiz, non credendo alla versione ufficiale, decide di dare una mano alla vedova, Elena Paci, di professione psicologa. Nella loro ricerca della verità si imbatteranno nella Star&Shine Software, una software house a dir poco losca che sta lavorando ad un progetto segreto, una specie di videogame-gioco di ruolo al quale i partecipanti vengono collegati attraverso degli elettrodi e a cui vengono somministrati farmaci di dubbia provenienza per controllarne le reazioni ad uno scopo oscuro ma ben preciso.

L’autore, Stefano Baldoni, tenta di costruire “La gabbia invisibile” su un sistema dualistico. Qual è la realtà e qual è il gioco? Nelle intenzioni questa domanda dovrebbe essere il fulcro dell’opera. Durante lo svolgimento, però, la storia prende un’altra piega e vira verso il thriller con atmosfere oniriche nel quale l’indagine ha più importanza del rapporto videogioco/realtà. Non è però un difetto, anche perché la trama genera una buona suspense e fino alla fine incolla il lettore alle pagine, ma va comunque fatto notare, anche perché, personalmente, mi sarei aspettato un approfondimento maggiore sugli stati d’animo dei protagonisti  all’interno del videogioco. Proprio i personaggi, a mio avviso, sono la cosa maggiormente negativa dell’opera: piatti e con poco appeal, spesso facevo fatica a ricollegare i nomi alle persone e ai fatti da loro compiuti. Si salvano comunque la psicologa Elena, capace di creare empatia durante la sua discesa nelle tenebre della psiche del marito e di ciò che lo ha portato alla morte, e Luca, privato della capacità di sognare da un incidente. Sa invece di già sentito il personaggio dell’assassino: personalmente è quello che mi è piaciuto meno tra tutti quanti. La prosa, molto competente e documentata, è discreta ma senza guizzi e in alcune parti ingenua: mi è capitato un paio di volte di leggere “un volto famigliare”, tanto per fare un esempio.

In conclusione, “La gabbia invisibile” è un discreto thriller onirico che predilige la parte thriller a quella onirica. Riesce grazie ad una trama non nuova ma sicuramente incalzante ad incollare il lettore fino all’ultima riga, anche se non rimarrà una lettura memorabile. Rimane comunque un’opera prima che fa ben sperare per il futuro.

Giudizio:

 

Intervista nel blog 50/50 Thriller (ex Affari nostri)

Intervista ad opera di Nico Donvito nel blog 50/50 Thriller (ex Affari nostri).

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Salve Stefano e benvenuto nel mio blog. E’ appena uscito il tuo primo romanzo: La gabbia invisibile, che ho avuto già il piacere di leggere e recensire.

1) Dalla tua nota biografica ho appreso che questo libro è frutto di un lavoro durato quasi sei anni. Cosa si prova a vedere la propria “creatura” in libreria dopo tanto sacrificio?

S.B. Ciao Nico, prima di tutto grazie per questa opportunità. Devo dire che è una grandissima soddisfazione. La stesura del romanzo ha richiesto tre anni. In mezzo un cambio di lavoro e l’acquisto di una casa, che hanno portato non poco stress e causato diversi periodi di “vuoto creativo”. Ma scriverlo è stato un piacere, mi piace ricordare la stesura del prologo: la sera del 26 Dicembre 2006, su un tovagliolo, nella pizzeria dove lavoravo nei fine settimana per arrotondare. Tutto è cominciato quella sera. La parte più dura è stata però arrivare alla pubblicazione: un anno per trovare un editore che decidesse di investire nel mio lavoro senza chiedermi soldi, un altro anno per arrivare alla firma del contratto, più altri dieci mesi per fargli finalmente vedere la luce.

 

2) Per essere un opera prima, La gabbia invisibile è un romanzo abbastanza complesso. Numerose le chiavi interpretative, differenti personaggi, messaggi in codice, sogni, realtà virtuale. Come sei riuscito a far convivere e incastonare tutti questi elementi?

S.B. Il romanzo rispecchia in pieno il mio modo di essere: mi piace aprire sempre nuovi fronti, talvolta facendo fatica ad arrivare al dunque! Mi sono dovuto sforzare non poco per fare in modo che i vari argomenti fossero funzionali alla trama e non fini a se stessi, spero di esserci riuscito. La passione per i messaggi in codice e la realtà virtuale viene dal mio forma mentis ingegneristico. Fulcro della storia è un gioco di ruolo collettivo, una neuro simulazione virtuale multiplayer. Per questo mi piaceva l’idea che ci fossero molti personaggi. Nella prima versione ce n’erano ben cinque in più, eliminati su consiglio dell’editore, per non generare confusione nel lettore.

 

3) La gabbia invisibile è un thriller che affonda le sue radici nel sociale, facendo risultare utile la sua lettura non solo per l’intrattenimento ma anche per la riflessione. Come nasce l’idea di base di questo romanzo? C’è qualcosa che ti ha ispirato in particolare?

S.B. Circa sette anni fa, sentendomi interessato all’argomento sonno e sogni la mia compagna, psicologa e psicoterapeuta, mi regala Il meraviglioso mondo del sonno di Peretz Lavie. Un libro, appunto, meraviglioso. Nasce così l’idea di base: un esperimento di realtà virtuale con i sogni come elemento centrale. L’idea della manipolazione mentale è venuta da sé. Il tema è quanto mai attuale, ho cercato di sfruttarlo per riflettere e far riflettere su quanto la realtà sia ormai fin troppo “modellizzata”.

 

4) Chiunque si metta in condizione di far dipendere la propria vita dagli altri è destinato a essere schiavo e non merita di vivere. Questa frase tratta dal tuo libro è alquanto significativa e riassume alcuni concetti dello stesso. Quanto siamo schiavi del nostro sistema?

S.B. Credo molto più di quanto siamo disposti ad ammettere. Il concetto nel romanzo è chiaramente portato all’estremo e spettacolarizzato, ma la realtà, purtroppo, non è poi così diversa. C’è chi ti dice cosa devi mangiare, come ti devi vestire, che macchina ti devi comprare, come ti devi comportare. Dalla nostra abbiamo sempre il libero arbitrio, ma come possiamo credere di non essere condizionati dall’ambiente? Sembra che questa società voglia impedirci di pensare, perché se pensi allora diventi pericoloso. Paradossalmente, questo risultato non si ottiene tramite privazione ma con abbondanza di informazioni. La Rete e i media, nel bene e nel male, mettono tutto a disposizione. Fare una scelta ponderata diventa difficile, ci vogliono tempo e senso critico, meglio la facciano altri per te. Ma per fortuna ci sono molte eccezioni. 

 

5) Restiamo sullo stesso argomento. Più volte citi gli Ignavi de La Divina Commedia di Dante Alighieri. L’immagine mi ha riportato in qualche modo alla società attuale. Siamo talmente tanto bombardati di informazioni, di false promesse, da non riuscire a prendere decisioni autonomamente. Come credi si possa uscire da questo Limbo e vivere una vita “intellettuale” più “paradisiaca”?

S.B. Questa è una delle domande più difficili che potevi farmi. Molti cercano una risposta a questa domanda, molti cercano una guida. Ma non credo che qualcun altro potrà mai dirti chi sei. Credo che la cosa più importante sia conoscere se stessi, farsi tante domande e mettersi continuamente in discussione per arrivare a capire chi vogliamo veramente essere. Molto spesso siamo noi stessi a chiudere il lucchetto delle catene che portiamo, senza nemmeno accorgercene. E dobbiamo continuare a essere curiosi, senza accontentarci della prima risposta. La curiosità è forse l’arma più potente in nostro possesso.

 

6) Un altro aspetto che affronti è quello dei Sogni. Da cosa nasce questo interesse e come hai cercato di approfondirlo per renderlo adatto al tuo romanzo?

S.B. Il sopracitato libro di Lavie tratta il sonno e i sogni da un punto di vista fisiologico, come esperienza cognitiva. Personalmente ho sempre trovato curioso come la Natura abbia previsto che circa un terzo della nostra esistenza la passiamo in questo stato, la cui natura è tuttora controversa: cosa distingue il sonno dalla veglia? Recenti studi e ricerche hanno dimostrato che un soggetto addormentato può comunicare con il mondo esterno. Usare quindi l’incoscienza come spartiacque tra sonno e veglia, spiegazione fino a qualche decennio fa universalmente accettata, sembrerebbe essere dunque sbagliato. Ho cercato di utilizzare questa “confusione” a mio favore: il sonno poteva essere il tramite perfetto per il passaggio tra reale e virtuale nel gioco di ruolo.

 

7) La gabbia invisibile è un thriller corale, fatto di tanti personaggi con una psicologia differente e ben delineata. In quale dei personaggi ti rispecchi di più? Ti sei ispirato a persone famose o che conosci per delineare le caratteristiche di alcuni protagonisti?

S.B. Mi vedo come un mix tra Alessandro e Adriano. Alessandro per il carattere, Adriano per l’aspetto fisico (senza capelli e col pizzetto, ora la barba). Per gli altri personaggi sicuramente a persone che conosco: amici a cui voglio bene, persone che sono passate senza lasciare traccia, persone che ci saranno per sempre.

 

8) Il romanzo termina in una certa maniera, per non fare alcuno spoiler ma volendo sapere se i personaggi continueranno a “vivere”, ti chiedo: Preferisci i romanzi unici o sei aperto a trilogie e/o cicli con gli stessi protagonisti? Progetti nuovi in cantiere?

S.B. Per ora non ho pensato ad alcun seguito, anche se non lo escludo a priori. Ma spesso sequel e prequel mi hanno deluso, credo che un progetto tipo trilogia o ciclo debba nascere come tale, non diventarlo poi. Ho già fissato la trama e i personaggi per il prossimo romanzo. Posso solo dire che la protagonista principale sarà l’acqua.

 

9) Chiudiamo con le domande di rito. Cosa ami leggere e dunque quale romanzo consiglieresti ai lettori di questo blog?

S.B. Mi piace spaziare tra thriller, saggi, classici, fantascienza, Beat Generation e Transgressive Fiction. Ne cito quattro: Il gioco di Gerald di S. King, 1984 di G. Orwell, Ubik di P. K. Dick e Ninna Nanna di C. Palahniuk.

 

10) Essendo questo un blog che si occupa anche di cinema, la domanda che spesso pongo è: Hai mai pensato a quale attore potrebbe impersonare i tuoi protagonisti sul grande schermo?

S.B. Eh, magari… (sospiro). Per Elena, la protagonista principale, vedrei bene Uma Thurman con i capelli tinti di nero, per la bionda Monica la bellissima Charlize Theron. Al maschile, per Alessandro vedrei bene Giovanni Allevi, con quei capelli arruffati e la testa tra le nuvole, per il commissario Fegiz un Franco Nero ai tempi di Django

 

Credo che la mia curiosità e anche quella dei lettori, sia stata appagata. Grazie mille per il tempo concessomi e per la disponibilità Stefano. In bocca al lupo per il futuro e per i tuoi prossimi romanzi.

S.B. Grazie a te Nico, e in bocca al lupo per i tuoi progetti.

 

La gabbia invisibile arriva finalmente anche a Piove di Sacco (PD)

La gabbia invisibile è finalmente disponibile anche a Piove di Sacco!

 

Presso la libreria Giunti al Punto, al primo piano del Centro Commerciale Piazza Grande

S.S. 516 – Via F. Sanguinazzi, Piove di Sacco, tel/fax 049 9700772

piovedisacco@giunti.it

Giunti Piove di Sacco 1   Giunti Piove di Sacco 2

 

 

E presso la libreria Al Buco, nel centro di Piove di Sacco

Via G. Mazzini 20, Piove di Sacco, tel. 049 584 0149

libralbuco@inwind.it

Al Buco Piove di Sacco 1   Al Buco Piove di Sacco 2

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Affari nostri

 

Ecco la prima recensione de La gabbia invisibile ad opera di Nico Donvito nel blog Affari nostri.

Banner Affari nostri

http://affarinostriinformand.blogspot.it/2013/01/la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni.html

La stessa recensione è presente anche nel blog paperblog

http://it.paperblog.com/la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni-1577138/

 

Riporto di seguito il testo:

“Chiunque si metta in condizione di far dipendere la propria vita dagli altri è destinato a essere schiavo e non merita di vivere. In fondo, forse, sto facendo loro un favore”.

Viviamo una vita reale in cui ciascuno di noi è responsabile delle proprie scelte ed azioni, in cui ognuno è libero di fare tutto ciò che desidera nel rispetto della legge, senza nessun tipo di condizionamento prestabilito.
E se questa teoria non fosse corretta? Se vivessimo in una sorta di Gabbia invisibile in cui le nostre scelte sono in qualche modo condizionate e manipolate?
Queste domande che potrebbero essere considerate un po’ troppo pretenziose e/o fantascientifiche, hanno una sapiente risposta e/o interpretazione nel romanzo di Stefano Baldoni: La gabbia invisibile.
Si tratta del primo romanzo dello scrittore veneziano. Nonostante il debutto, Stefano Baldoni dimostra di sapersi destreggiare abilmente nel genere thriller, intessendo una trama originale, coraggiosa e che cerca di esplorare aspetti della società quotidiana. Elementi che tutti noi, giorno per giorno diamo per scontati, senza rifletterci su e che accettiamo senza la volontà di cercare alternative. Esempio banale può essere la moda del momento, sia intesa come abbigliamento che come consuetudini sociali.
Questa realtà concreta ma al tempo stesso illusoria che fa da base al romanzo è affiancata dal suo alter ego: “la realtà simulata”. Quest’ultima si manifesta pienamente nella virtualità o nei sogni. Sogno in questo caso non inteso come desiderio, ma come fase REM, in cui i sognatori percepiscono suoni e immagini come reali.
All’interno del sogno crediamo di vivere una realtà concreta, molto spesso diversa da quella reale.
In un certo senso similare al sogno sono i videogame. All’interno di questi giochi possiamo essere chi vogliamo (calciatori, killer, manager, guerriglieri, cuochi, musicisti) e vivere un mondo diverso ma percepito in quel contesto come reale.
Simulazione che come il sogno dura poco tempo; entrambi però percepiti diversamente e più intensamente.
Questa sicuramente è una delle chiavi interpretative de La gabbia invisibile, che si esplica concretamente in personaggi e situazioni intriganti ed interessanti.
Il romanzo di Baldoni lo si potrebbe definire un thriller corale, nel quale non c’è un protagonista che spicca sugli altri, ma in cui ogni personaggio è funzionale al sistema.
Strutturalmente il romanzo lo si può scindere in due grossi blocchi, al cui interno ci sono distinti protagonisti.
Il primo è sicuramente attinente al filone investigativo e classico del genere giallo. Una sospetta morte per suicidio di un uomo: Fabio. Una moglie disperata e scossa, la psicologa Elena che non accetta questa realtà propinatagli dagli altri e decide di volerci vedere più chiaro. Ad affiancarla sarà il commissario Fegiz, entrato in polizia per alti ideali e divenuto nel corso del tempo un’altra vittima del sistema, lasciando scorrere la sua vita nel modo meno fastidioso per gli altri ma meno affine ai propri sogni.
Questa sicuramente la parte più reale, più tangibile.
 ignavi
Immagine degli Ignavi descritti ne La Divina Commedia da Dante Alighieri. Gli Ignavi solo coloro che nella loro vita non hanno mai preso nessuna posizione. Per questo motivo sono destinati a restare nel limbo ed essere perseguitati da vespe, seguendo una bandiera.
Gli Ignavi sono più volte citati ne La gabbia invisibile.
A fare da contraltare a questa parte, c’è quella della Simulazione. Un gruppo di individui, tra cui spiccano Adriano, Alessandro, Luca, Monica, Walter e Paolo, decide di partecipare ad una sorta di esperimento. Una simulazione virtuale, in cui attraverso potenti macchine ognuno può vivere un’esistenza parallela; una sorta di videogame, in cui protagonisti sono gli stessi giocatori.
La scelta ludica iniziale, nasconderà oscuri misteri incastonati come un sapiente puzzle. Un gioco di scatole cinesi, in cui ogni enigma ne conterrà all’interno un altro altrettanto complicato.
Ovviamente le due parti sono collegate tra di esse e Baldoni non sembra voglia neanche nasconderlo, evitando un colpo di scena prevedibile.
Infatti sin dal principio sapremo che Fabio, l’uomo che si è suicidato, era un membro di questo gruppo di Simulatori.
Suicidio, omicidio? Cosa si nasconde dietro questo gioco ultra-tecnologico?

La gabbia invisibile alla libreria Feltrinelli di Padova

A poche settimane dalla pubblicazione, il mio primo thriller, La gabbia invisibile, è presente alla libreria Feltrinelli di Padova (angolo tra Riviera Tito Livio e Via S. Francesco), nella sezione Novità Narrativa.

Presto sarà presente anche alla libreria Feltrinelli di Mestre (Centro Commerciale Le Barche), e a Piove di Sacco, alla libreria Al Buco a alla libreria Giunti (Centro Commerciale Piazza Grande). 

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