Intervista nel blog 50/50 Thriller (ex Affari nostri)

Intervista ad opera di Nico Donvito nel blog 50/50 Thriller (ex Affari nostri).

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Salve Stefano e benvenuto nel mio blog. E’ appena uscito il tuo primo romanzo: La gabbia invisibile, che ho avuto già il piacere di leggere e recensire.

1) Dalla tua nota biografica ho appreso che questo libro è frutto di un lavoro durato quasi sei anni. Cosa si prova a vedere la propria “creatura” in libreria dopo tanto sacrificio?

S.B. Ciao Nico, prima di tutto grazie per questa opportunità. Devo dire che è una grandissima soddisfazione. La stesura del romanzo ha richiesto tre anni. In mezzo un cambio di lavoro e l’acquisto di una casa, che hanno portato non poco stress e causato diversi periodi di “vuoto creativo”. Ma scriverlo è stato un piacere, mi piace ricordare la stesura del prologo: la sera del 26 Dicembre 2006, su un tovagliolo, nella pizzeria dove lavoravo nei fine settimana per arrotondare. Tutto è cominciato quella sera. La parte più dura è stata però arrivare alla pubblicazione: un anno per trovare un editore che decidesse di investire nel mio lavoro senza chiedermi soldi, un altro anno per arrivare alla firma del contratto, più altri dieci mesi per fargli finalmente vedere la luce.

 

2) Per essere un opera prima, La gabbia invisibile è un romanzo abbastanza complesso. Numerose le chiavi interpretative, differenti personaggi, messaggi in codice, sogni, realtà virtuale. Come sei riuscito a far convivere e incastonare tutti questi elementi?

S.B. Il romanzo rispecchia in pieno il mio modo di essere: mi piace aprire sempre nuovi fronti, talvolta facendo fatica ad arrivare al dunque! Mi sono dovuto sforzare non poco per fare in modo che i vari argomenti fossero funzionali alla trama e non fini a se stessi, spero di esserci riuscito. La passione per i messaggi in codice e la realtà virtuale viene dal mio forma mentis ingegneristico. Fulcro della storia è un gioco di ruolo collettivo, una neuro simulazione virtuale multiplayer. Per questo mi piaceva l’idea che ci fossero molti personaggi. Nella prima versione ce n’erano ben cinque in più, eliminati su consiglio dell’editore, per non generare confusione nel lettore.

 

3) La gabbia invisibile è un thriller che affonda le sue radici nel sociale, facendo risultare utile la sua lettura non solo per l’intrattenimento ma anche per la riflessione. Come nasce l’idea di base di questo romanzo? C’è qualcosa che ti ha ispirato in particolare?

S.B. Circa sette anni fa, sentendomi interessato all’argomento sonno e sogni la mia compagna, psicologa e psicoterapeuta, mi regala Il meraviglioso mondo del sonno di Peretz Lavie. Un libro, appunto, meraviglioso. Nasce così l’idea di base: un esperimento di realtà virtuale con i sogni come elemento centrale. L’idea della manipolazione mentale è venuta da sé. Il tema è quanto mai attuale, ho cercato di sfruttarlo per riflettere e far riflettere su quanto la realtà sia ormai fin troppo “modellizzata”.

 

4) Chiunque si metta in condizione di far dipendere la propria vita dagli altri è destinato a essere schiavo e non merita di vivere. Questa frase tratta dal tuo libro è alquanto significativa e riassume alcuni concetti dello stesso. Quanto siamo schiavi del nostro sistema?

S.B. Credo molto più di quanto siamo disposti ad ammettere. Il concetto nel romanzo è chiaramente portato all’estremo e spettacolarizzato, ma la realtà, purtroppo, non è poi così diversa. C’è chi ti dice cosa devi mangiare, come ti devi vestire, che macchina ti devi comprare, come ti devi comportare. Dalla nostra abbiamo sempre il libero arbitrio, ma come possiamo credere di non essere condizionati dall’ambiente? Sembra che questa società voglia impedirci di pensare, perché se pensi allora diventi pericoloso. Paradossalmente, questo risultato non si ottiene tramite privazione ma con abbondanza di informazioni. La Rete e i media, nel bene e nel male, mettono tutto a disposizione. Fare una scelta ponderata diventa difficile, ci vogliono tempo e senso critico, meglio la facciano altri per te. Ma per fortuna ci sono molte eccezioni. 

 

5) Restiamo sullo stesso argomento. Più volte citi gli Ignavi de La Divina Commedia di Dante Alighieri. L’immagine mi ha riportato in qualche modo alla società attuale. Siamo talmente tanto bombardati di informazioni, di false promesse, da non riuscire a prendere decisioni autonomamente. Come credi si possa uscire da questo Limbo e vivere una vita “intellettuale” più “paradisiaca”?

S.B. Questa è una delle domande più difficili che potevi farmi. Molti cercano una risposta a questa domanda, molti cercano una guida. Ma non credo che qualcun altro potrà mai dirti chi sei. Credo che la cosa più importante sia conoscere se stessi, farsi tante domande e mettersi continuamente in discussione per arrivare a capire chi vogliamo veramente essere. Molto spesso siamo noi stessi a chiudere il lucchetto delle catene che portiamo, senza nemmeno accorgercene. E dobbiamo continuare a essere curiosi, senza accontentarci della prima risposta. La curiosità è forse l’arma più potente in nostro possesso.

 

6) Un altro aspetto che affronti è quello dei Sogni. Da cosa nasce questo interesse e come hai cercato di approfondirlo per renderlo adatto al tuo romanzo?

S.B. Il sopracitato libro di Lavie tratta il sonno e i sogni da un punto di vista fisiologico, come esperienza cognitiva. Personalmente ho sempre trovato curioso come la Natura abbia previsto che circa un terzo della nostra esistenza la passiamo in questo stato, la cui natura è tuttora controversa: cosa distingue il sonno dalla veglia? Recenti studi e ricerche hanno dimostrato che un soggetto addormentato può comunicare con il mondo esterno. Usare quindi l’incoscienza come spartiacque tra sonno e veglia, spiegazione fino a qualche decennio fa universalmente accettata, sembrerebbe essere dunque sbagliato. Ho cercato di utilizzare questa “confusione” a mio favore: il sonno poteva essere il tramite perfetto per il passaggio tra reale e virtuale nel gioco di ruolo.

 

7) La gabbia invisibile è un thriller corale, fatto di tanti personaggi con una psicologia differente e ben delineata. In quale dei personaggi ti rispecchi di più? Ti sei ispirato a persone famose o che conosci per delineare le caratteristiche di alcuni protagonisti?

S.B. Mi vedo come un mix tra Alessandro e Adriano. Alessandro per il carattere, Adriano per l’aspetto fisico (senza capelli e col pizzetto, ora la barba). Per gli altri personaggi sicuramente a persone che conosco: amici a cui voglio bene, persone che sono passate senza lasciare traccia, persone che ci saranno per sempre.

 

8) Il romanzo termina in una certa maniera, per non fare alcuno spoiler ma volendo sapere se i personaggi continueranno a “vivere”, ti chiedo: Preferisci i romanzi unici o sei aperto a trilogie e/o cicli con gli stessi protagonisti? Progetti nuovi in cantiere?

S.B. Per ora non ho pensato ad alcun seguito, anche se non lo escludo a priori. Ma spesso sequel e prequel mi hanno deluso, credo che un progetto tipo trilogia o ciclo debba nascere come tale, non diventarlo poi. Ho già fissato la trama e i personaggi per il prossimo romanzo. Posso solo dire che la protagonista principale sarà l’acqua.

 

9) Chiudiamo con le domande di rito. Cosa ami leggere e dunque quale romanzo consiglieresti ai lettori di questo blog?

S.B. Mi piace spaziare tra thriller, saggi, classici, fantascienza, Beat Generation e Transgressive Fiction. Ne cito quattro: Il gioco di Gerald di S. King, 1984 di G. Orwell, Ubik di P. K. Dick e Ninna Nanna di C. Palahniuk.

 

10) Essendo questo un blog che si occupa anche di cinema, la domanda che spesso pongo è: Hai mai pensato a quale attore potrebbe impersonare i tuoi protagonisti sul grande schermo?

S.B. Eh, magari… (sospiro). Per Elena, la protagonista principale, vedrei bene Uma Thurman con i capelli tinti di nero, per la bionda Monica la bellissima Charlize Theron. Al maschile, per Alessandro vedrei bene Giovanni Allevi, con quei capelli arruffati e la testa tra le nuvole, per il commissario Fegiz un Franco Nero ai tempi di Django

 

Credo che la mia curiosità e anche quella dei lettori, sia stata appagata. Grazie mille per il tempo concessomi e per la disponibilità Stefano. In bocca al lupo per il futuro e per i tuoi prossimi romanzi.

S.B. Grazie a te Nico, e in bocca al lupo per i tuoi progetti.

 

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Affari nostri

 

Ecco la prima recensione de La gabbia invisibile ad opera di Nico Donvito nel blog Affari nostri.

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http://affarinostriinformand.blogspot.it/2013/01/la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni.html

La stessa recensione è presente anche nel blog paperblog

http://it.paperblog.com/la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni-1577138/

 

Riporto di seguito il testo:

“Chiunque si metta in condizione di far dipendere la propria vita dagli altri è destinato a essere schiavo e non merita di vivere. In fondo, forse, sto facendo loro un favore”.

Viviamo una vita reale in cui ciascuno di noi è responsabile delle proprie scelte ed azioni, in cui ognuno è libero di fare tutto ciò che desidera nel rispetto della legge, senza nessun tipo di condizionamento prestabilito.
E se questa teoria non fosse corretta? Se vivessimo in una sorta di Gabbia invisibile in cui le nostre scelte sono in qualche modo condizionate e manipolate?
Queste domande che potrebbero essere considerate un po’ troppo pretenziose e/o fantascientifiche, hanno una sapiente risposta e/o interpretazione nel romanzo di Stefano Baldoni: La gabbia invisibile.
Si tratta del primo romanzo dello scrittore veneziano. Nonostante il debutto, Stefano Baldoni dimostra di sapersi destreggiare abilmente nel genere thriller, intessendo una trama originale, coraggiosa e che cerca di esplorare aspetti della società quotidiana. Elementi che tutti noi, giorno per giorno diamo per scontati, senza rifletterci su e che accettiamo senza la volontà di cercare alternative. Esempio banale può essere la moda del momento, sia intesa come abbigliamento che come consuetudini sociali.
Questa realtà concreta ma al tempo stesso illusoria che fa da base al romanzo è affiancata dal suo alter ego: “la realtà simulata”. Quest’ultima si manifesta pienamente nella virtualità o nei sogni. Sogno in questo caso non inteso come desiderio, ma come fase REM, in cui i sognatori percepiscono suoni e immagini come reali.
All’interno del sogno crediamo di vivere una realtà concreta, molto spesso diversa da quella reale.
In un certo senso similare al sogno sono i videogame. All’interno di questi giochi possiamo essere chi vogliamo (calciatori, killer, manager, guerriglieri, cuochi, musicisti) e vivere un mondo diverso ma percepito in quel contesto come reale.
Simulazione che come il sogno dura poco tempo; entrambi però percepiti diversamente e più intensamente.
Questa sicuramente è una delle chiavi interpretative de La gabbia invisibile, che si esplica concretamente in personaggi e situazioni intriganti ed interessanti.
Il romanzo di Baldoni lo si potrebbe definire un thriller corale, nel quale non c’è un protagonista che spicca sugli altri, ma in cui ogni personaggio è funzionale al sistema.
Strutturalmente il romanzo lo si può scindere in due grossi blocchi, al cui interno ci sono distinti protagonisti.
Il primo è sicuramente attinente al filone investigativo e classico del genere giallo. Una sospetta morte per suicidio di un uomo: Fabio. Una moglie disperata e scossa, la psicologa Elena che non accetta questa realtà propinatagli dagli altri e decide di volerci vedere più chiaro. Ad affiancarla sarà il commissario Fegiz, entrato in polizia per alti ideali e divenuto nel corso del tempo un’altra vittima del sistema, lasciando scorrere la sua vita nel modo meno fastidioso per gli altri ma meno affine ai propri sogni.
Questa sicuramente la parte più reale, più tangibile.
 ignavi
Immagine degli Ignavi descritti ne La Divina Commedia da Dante Alighieri. Gli Ignavi solo coloro che nella loro vita non hanno mai preso nessuna posizione. Per questo motivo sono destinati a restare nel limbo ed essere perseguitati da vespe, seguendo una bandiera.
Gli Ignavi sono più volte citati ne La gabbia invisibile.
A fare da contraltare a questa parte, c’è quella della Simulazione. Un gruppo di individui, tra cui spiccano Adriano, Alessandro, Luca, Monica, Walter e Paolo, decide di partecipare ad una sorta di esperimento. Una simulazione virtuale, in cui attraverso potenti macchine ognuno può vivere un’esistenza parallela; una sorta di videogame, in cui protagonisti sono gli stessi giocatori.
La scelta ludica iniziale, nasconderà oscuri misteri incastonati come un sapiente puzzle. Un gioco di scatole cinesi, in cui ogni enigma ne conterrà all’interno un altro altrettanto complicato.
Ovviamente le due parti sono collegate tra di esse e Baldoni non sembra voglia neanche nasconderlo, evitando un colpo di scena prevedibile.
Infatti sin dal principio sapremo che Fabio, l’uomo che si è suicidato, era un membro di questo gruppo di Simulatori.
Suicidio, omicidio? Cosa si nasconde dietro questo gioco ultra-tecnologico?