Storie di… vino! Le eccellenze del Veneto – Parte 1

Storie di…vino!

Le eccellenze del Veneto – Parte 1

Articolo apparso su Me Magazine del mese di Novembre 2016

La produzione vinicola è certamente uno dei fiori all’occhiello della nostra bella Riviera del Brenta. La tradizione vuole farla risalire all’epoca etrusca, anche se per avere produzioni di un certo rilievo si son dovuti attendere i Romani. I nostri antenati capitolini erano, però, alquanto bizzarri: potevano bere solo gli uomini adulti oltre i trent’anni e usavano allungare il vino, sperando di prolungarne così la conservazione, con “ingredienti” particolari, quali profumi, resine, acqua di mare, cenere e miele, ben più invasivi del nostro innocuo acqua e vin!
La diffusione del vino nel territorio nazionale è merito quindi dei Romani, ma è grazie ai floridi commerci della Repubblica di Venezia che i vini della Riviera del Brenta hanno varcato i confini nazionali: il vino divenne infatti uno dei principali prodotti di scambio con le città di Padova e di Venezia, che lo commercializzavano in tutti i porti del Mediterraneo.
La produzione vinicola nelle terre della Riviera del Brenta è indissolubilmente legata alle potenti famiglie patrizie veneziane del XVI e XVII secolo, di cui le numerose ville lungo il fiume e i possedimenti nelle campagne circostanti ne sono testimoni e icone incontrastate.
La zona D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) Riviera del Brenta si divide tra le province di Venezia e Padova, delimitata a Nord dai comuni di Loreggia, Trebaseleghe e Scorzé, a Levante dai comuni di Martellago, Spinea e Mira, a Sud dai comuni di Campagna Lupia e Piove di Sacco, e a Ponente dai comuni di Limena, San Giorgio delle Pertiche, Campo San Martino e San Giorgio in Bosco.

Particolarità: nessuno dei vitigni coltivabile nella zona D.O.C. Riviera del Brenta previsto dal Disciplinare è autoctono (si tratta, cioè, di vitigni non originari delle terre in cui sono coltivati). Dalla Francia abbiamo importato Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Carmenère; dal Friuli Tocai e Refosco dal peduncolo rosso; Raboso dalle zone del Piave e dalla provincia di Verona.

Grappolo di uva Raboso del Piave

Il 92% circa della produzione vinicola della D.O.C. Riviera del Brenta è controllato dalle Cantine disseminate nel territorio (pensiamo alle Cantine Sociali dei nostri comuni). Dall’unione delle stesse è nato il “Consorzio Tutela Vini D.O.C. Riviera Del Brenta” con lo scopo di valorizzare i vini della zona e, attraverso di essi, promuovere il turismo enogastronomico nelle nostre terre.
Altre zone interessanti nella provincia sono la D.O.C. Venezia (sì, proprio come la città) che tocca in parte la provincia di Treviso fino ai colli di Conegliano e che prevede la coltivazione degli stessi vitigni della D.O.C. Riviera del Brenta più il Verduzzo; la D.O.C. Piave che interessa, oltre le provincie di Venezia e Treviso, anche la provincia di Pordenone e che prevede la coltivazione, tra gli altri, di un vino particolare: l’Incrocio Manzoni. Quest’ottimo vino nasce da una felice intuizione del Prof. Luigi Manzoni, Preside della Scuola Enologica di Conegliano, che negli anni ’30 piantò il clone nato dall’incrocio tra  Riesling Renano e Pinot Bianco nelle colline trevigiane e ottenne un vino armonico e di interessante struttura, ora coltivato in molte altre regioni d’Italia.
Come non citare poi la D.O.C. Lison-Pramaggiore e le relativamente nuove (dal 2011) D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) Lison e Malanotte del Piave? Ci sarebbe molto altro da dire, ma dovremo aspettare la prossima puntata.
Intanto… alla salute!

Storie di…vino! – Il Veneto e l’Amarone

Storie di…vino!

Il Veneto e l’Amarone

Articolo apparso su RDB Magazine del mese di Ottobre 2014

Il vino fa buon sangue e noi veneti lo sappiamo bene. Lo dicevano i nostri nonni, quando il vino era un alimento necessario nelle diete, talvolta povere, delle nostre campagne, e non la bevanda conviviale di oggi. La nostra fama di gran consumatori, non a torto, ci precede anche al di fuori dei confini nazionali. Fortunatamente, oltre alla quantità, possiamo essere fieri anche di produzioni di altissima qualità: il Veneto esprime infatti alcune eccellenze nazionali ormai famose in tutto il mondo.

Vini DOC VenetoAmarone, Bardolino, Recioto di Soave, Torcolato di Breganze, Refrontolo Passito, Prosecco e Raboso solo per citarne alcuni. Il loro successo è determinato dal giusto connubio tra natura e cultura: vitigni autoctoni di qualità, dolci colline e il giusto clima per gentile concessione di Madre Natura; il rispetto dell’ambiente, una cultura vitivinicola di prim’ordine in un sapiente mix di innovazione e tradizione da parte dell’uomo.

E i vini di ieri? Che vini bevevano i nostri antenati nelle nostre terre?

Scoperte archeologiche certificano la presenza della vite nel Veneto molti secoli prima di Cristo, anche se l’uva veniva consumata fresca, come alimento. Le prime testimonianze sono datate VII Secolo A.C. grazie agli Etruschi, ma è grazie ai Romani che la produzione enologica veneta compie un importante balzo in avanti, grazie al vino Retico, prodotto con uva Retica (forse un’antenata dell’attuale Valpolicella). C’è da dire che, a quei tempi, il vino non era un bene ad appannaggio di tutti: potevano infatti bere solo gli uomini adulti oltre i 30 anni (il che oggi, sarebbe una tragedia considerato che il vino, e gli alcolici in generale, sono tra gli strumenti di seduzione dei poco audaci che cercano nel Dio Bacco un modo per vincere la timidezza, ma per funzionare si dovrebbe bere in due…).

Romani vino

I nostri antenati capitolini erano poi alquanto bizzarri: usavano allungare il vino, sperando di aumentarne la conservazione, con “ingredienti” particolari, quali profumi, resine, acqua di mare, cenere e miele, insomma ben più invasivi del nostro innocuo acqua e vin!

 

 

 

Tornando a oggi, il vino più rappresentativo del Veneto in Italia e nel mondo è certamente l’Amarone. Vino corposo e di notevole struttura, inconfondibile, dal coloro rosso rubino carico se giovane, dai riflessi aranciati se invecchiato, dai profumi speziati e persistenti con piacevoli sentori di noce e frutta di sottobosco, al palato forte ma equilibrato e rotondo, lascia un piacevole retrogusto amarognolo e di cioccolato. Viene prodotto nella Valpolicella, regione collinare in provincia di Verona che comprende i comuni, nella sua denominazione Classico, cioè di più antica tradizione, di Marano, Negrar, Fumane, Sant’Ambrogio e San Pietro in Cariano, in prevalenza con uve autoctone Corvina, Rondinella, Molinara e Negrara.

Comuni Amarone

Difficile credere che un vino così famoso sia nato da un errore: si tratta in pratica di un Recioto scapà. Come il Recioto infatti, l’Amarone è prodotto con une appassite, cioè estirpate dalla pianta e fatte appassire al sole su appositi graticci dove, durante il processo di vinificazione, la fermentazione viene bloccata un po’ prima che tutti gli zuccheri si siano trasformati in alcool; ebbene, si dà il caso che da un Recioto fatto fermentare per troppo tempo se ne sia ricavato un vino passito secco, privo di zuccheri residui, molto alcolico (tipicamente sui 14°) e, a furor di popolo, apprezzatissimo.

Quindi in alto i calici e… alla salute!