La collezionista di profumi proibiti – Kathleen Tessaro

Recensione di Claudia Andreato

La collezionista di profumi proibiti - Kathleen Tessaro

 

 

Titolo: La collezionista di profumi proibiti

Autore: Kathleen Tessaro

Editore: Newton Compton, 2013

 

 

TRAMA ORIGINALE

Londra, anni ’50. Grace Munroe è una ragazza della buona società londinese troppo curiosa e irrequieta per adattarsi al ruolo di moglie docile e accondiscendente. Sposata con un uomo ambizioso che aspira alla carriera politica, trascorre le sue giornate tra serate di gala e pranzi di rappresentanza.
Fino al giorno in cui riceve una lettera da uno studio legale parigino, che la informa di essere stata nominata beneficiaria di un’inaspettata eredità e che dovrà presentarsi personalmente a Parigi a prenderne possesso.
Grace non esita a partire e, arrivata nella romantica ville lumière, viene a sapere che la sua benefattrice era una certa Eva d’Orsey, una ricca signora francese che, però, lei non ha mai conosciuto… Solo quando si imbatterà in un negozietto di profumi sulla Rive Gauche, sopravvissuto alla guerra ma chiuso da tempo, Grace scoprirà la misteriosa storia di Madame d’Orsey, una donna straordinaria che aveva letteralmente stregato l’alta società di New York e Parigi negli anni ’20. Un viaggio seducente e irresistibile nel passato, dalla New York del jazz ai casinò di Monte Carlo, tra tradimenti, amori e vendette, sulla romantica scia di un intenso, inebriante profumo.

Nello scegliere un libro, non mi fermo mai alla quarta di copertina, ai commenti – talvolta anche prestigiosi – o alle recensioni che leggo da quotidiani, riviste di settore o che sento in giro. No! Non mi basta. Cerco qualcosa in più.

Il titolo ad esempio. Il titolo deve saper evocare, rimandare ad una dimensione poetica, ispirare. Ecco, il titolo mi deve ispirare. E poi l’immagine di copertina: il soggetto, l’accostamento cromatico, lo sfondo. Alcune copertine sono opere d’arte, che colpiscono la sfera ‘irrazionale’ dell’osservatore.

Non importa se con questi criteri di scelta, così poco ‘professionali’ e così tanto infantili – forse superficiali -, mi avventuro nella lettura di un libro diverso da come l’immaginavo: è un rischio che mi piace correre.

Mi passa tra le mani La collezionista di profumi proibiti. In copertina una donna di spalle veste un’ampia gonna con balze sottostanti, rifinite di merletti stile Ottocento, forse. No, la copertina non fa per me, ma il titolo… Il titolo sì. C’è la parola profumo. Adoro il profumo, indossarlo, sentirmi accarezzata dalla sua fragranza. È qualcosa che si fonde con me, che talvolta esalta la mia personalità, talvolta la nasconde. Mi piace annusare il profumo degli altri, osservare come lo indossano, fermarmi a sentire il profumo dei luoghi, dell’aria in una sera d’estate o della notte. Insomma, questo è il libro per me!

Non avendo neanche letto la quarta di copertina,  mi avvicino alle prime pagine senza avere idea della storia. La struttura narrativa si presenta duplice: da un lato un racconto ambientato a Parigi con protagonista madame d’Orsey; dall’altro Grace Munroe, moglie di un arrivista ed egoista uomo politico, si accinge a partecipare con un’amica ad uno dei memorabili party della Londra anni ’50.

Se dalle prime pagine il libro mi sembra il classico romanzo un po’ frivolo di cui non ho voglia in questo momento – me ne è già bastato uno di recente -, tanto che sono pronta ad abbandonarlo, leggendo finalmente la quarta di copertina mi rendo conto che succederà qualcosa di inaspettato a sconvolgere la vita di Grace. Bastava solo un po’ di pazienza nella lettura ed ecco che, proprio quando Grace si sta preparando per la festa, riceve una lettera da un avvocato parigino, che la informa di essere l’unica beneficiaria dell’eredità di Eva d’Orsey. Per Grace si tratta di una donna sconosciuta; per il lettore invece è la donna che osservava Parigi in una mattina d’inverno dalla finestra del suo appartamento: una donna inquieta, con un grande dolore, impegnata ad organizzare qualcosa, tra cui un viaggio; una donna per la quale l’unico anestetico era l’alcool.

Angosciata da una triste scoperta relativa alla vita del marito, Grace decide di abbandonare Londra e l’ottuso perbenismo dell’alta borghesia cui appartiene dal momento del matrimonio, per raggiungere lo studio legale di Parigi e gettar luce così sull’eredità ricevuta dalla sconosciuta Eva d’Orsey.

È a questo punto che il lettore viene proiettato nella New York degli anni ’20 e ritrova una ragazzina orfana, Eva d’Orsey, che si appresta a lavorare in uno degli hotel più lussuosi della città. Qui Eva incontra persone provenienti da tutto il mondo, tra cui un’affascinante donna parigina che col suo assistente crea profumi.

Il tempo del romanzo si sdoppia quindi, alternando le vicende della giovane Eva d’Orsey a quelle di Grace, che tenta in tutti i modi di scoprire la verità, proiettandosi nel mondo del profumo, oltre che nella vita e negli spazi di madame d’Orsey.

Credo che uno dei passi del romanzo che, più di qualunque altro, illustra il senso di un profumo, sia dato dalle parole di un profumiere parigino cui Grace si rivolge per saperne di più su una formula misteriosa ritrovata in un negozio ormai abbandonato, in cui aveva lavorato tempo prima anche madame d’Orsey:

Vede, niente è più immediato, più completo del senso dell’olfatto. In un attimo, ha il potere di trasportarci. Il nostro olfatto si collega non al ricordo in sé, ma all’emozione che abbiamo provato in quel momento. Ricreare un ricordo olfattivo è una delle sfide più impegnative e suggestive possibili. È poesia nella sua formula più immediata’ (p. 165).

Sarà proprio la vecchia titolare di quel negozio a chiarire a Grace molti dettagli a lei sconosciuti e ad aiutarla a capire chi fosse madame d’Orsey e quali legami avessero. Soltanto una volta scoperta la verità, Grace capirà l’importanza del testamento e della volontà di madame d’Orsey di renderla economicamente indipendente, per concederle il diritto di scegliere.

Un romanzo che, muovendosi tra le fragranze di un profumo, tratteggia, senza alcun pregiudizio, personalità femminili alquanto affascinanti e moderne.