Si sentiva proprio la mancanza dell’ennesima polemica inutile. Come se non ci fossero questioni più importanti con cui impegnare le nostre cellule grigie. Sarà perché sono diventato padre da poco e sono più sensibile, ma ho la netta sensazione che ultimamente sia stato preso di mira il seno delle neo mamme. Per questa puntata di pollice opponibile ci occuperemo dell’allattamento in pubblico.
Sembra che la polemica si sia inserita in un “buco” legislativo: manca infatti in Italia una legge che regolamenti l’allattamento nei luoghi pubblici. Ma la vera domanda è: serve davvero una legge che certifichi quanto la Natura ha già stabilito? Sembrerebbe, data l’atavica capacità dell’essere umano di complicarsi la vita, proprio di sì: altri paesi, manco a dirlo, hanno già regolamentato in merito. In USA l’allattamento in pubblico è consentito già da tempo quasi ovunque, mentre in UK lo è grazie al Equality Act dal 2010. Altri paesi, come le Filippine, hanno preso la direzione opposta: allattare è consentito praticamente solo tra le mura domestiche; il che ha scatenato roventi polemiche e manifestazioni di piazza.
Tornando in Italia, non essendoci una regola, è tutto lasciato al buon senso di ciascuno. Quindi la cosa è, per ora, una pura questione etica e/o morale. Sono stati recentemente riportati casi di intolleranza da allattamento in bar e luoghi pubblici, chiamando in causa a giustificazione una fantomatica politica del locale. L’Unicef e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano di creare ambienti accoglienti per favorire l’allattamento in strutture pubbliche. Alcune amministrazioni locali hanno fatto partire il progetto Baby Pit Stop, che prevede uno spazio dedicato all’allattamento e alla cura del bambino all’interno di luoghi pubblici come negozi, ristoranti, università e supermercati. Nell’attesa di capire chi pagherà e che reale diffusione avrà il progetto, ritorniamo all’aspetto etico/morale.
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