XY – Sandro Veronesi

XY - Sandro Veronesi

Voto: 8,0

Titolo: XY

Autore: Sandro Veronesi

Genere: Thriller Narrativa contemporanea

Editore: Fandango, 2010

Consigliato: SI

 

 

TRAMA ORIGINALE

L’ho detto ai carabinieri, l’ho detto al Procuratore, l’ho detto a tutti quelli che mi hanno chiesto “cosa avete visto?”: l’albero, abbiamo visto, l’albero ghiacciato. E stata la prima cosa che abbiamo visto, appena arrivati al bosco – e anche dopo, quando abbiamo visto il resto, è rimasto l’unica cosa intera che abbiamo visto. L’albero. Era lì, al suo posto, all’imboccatura del bosco, cristallizzato come sempre nel suo cappotto di ghiaccio, la cui trasparenza era offuscata dalla neve fresca – ma era rosso. Era rosso, sì, come se Beppe Formento, nell’atto di ghiacciarlo, avesse messo dello sciroppo di amarena nel cannone. In quel bianco fatale era l’unica cosa che mantenesse una forma, e sembrava – non esagero – acceso, pulsante di quell’intima luce aurorale che ancora oggi mi ritrovo a sognare. Sogno quella trasparenza rossa, sì, ancora oggi, e la sogno senza più l’albero, ormai, senza nemmeno più la forma dell’albero: sogno quel colore e nient’altro. Un tramonto imprigionato in un cielo di gelatina, un sipario di quarzo rosso che cala sul mio sonno, un’immensa caramella Charms che si mangia il mondo, ho continuato a sognare quella trasparenza rossa e continuo a farlo, perché è ciò che abbiamo visto, quando siamo arrivati al bosco. Cosa avete visto? Abbiamo visto l’albero ghiacciato intriso di sangue.

 

Devo essere impazzito per aver deciso di leggere e recensire questo libro. Qualsiasi pensiero strutturato può trovare la sua perfetta antitesi in questo romanzo che, com’era evidentemente nelle intenzioni dell’autore, spiazza e conferma, innervosisce e tranquillizza, accarezza e schiaffeggia. Il tutto in un caleidoscopio ipnotico in cui il lettore, assuefatto dalla lettura, non può far altro che continuare a leggere, sperando che prima o poi il gioco diabolico di Veronesi finisca. Ma l’autore sembra, con sadismo crudele, voler tenere fino all’ultima riga, e oltre, ben saldi i fili che legano il malcapitato lettore al libro.

La copertina è un capolavoro, la quarta un’esca irresistibile: per chi è alla ricerca di un thriller con i controfiocchi sembra un volume da non lasciarsi scappare. E poi la qualità della carta… insomma, complimenti alla Fandango per la confezione. La polpetta avvelenata è servita, e va giù in un solo boccone, tanto è appetitosa. Perché XY non è un thriller. Ebbene, allora cos’è? Il mio forma mentis mi porterebbe a dover catalogare ogni cosa, ma in questo caso ho rinunciato. XY non è un thriller, è e basta.

Borgo San Giuda è un minuscolo paese nel Trentino, a cui si arriva da una sola strada. Settantaquattro case in tutto, un negozio di generi alimentari, un bar, l’immancabile chiesa e nient’altro. La slitta di Beppe Formento, che porta i turisti in visita al borgo, una mattina ritorna stranamente vuota. Il parroco del paese, Don Ermete, si reca nel bosco vicino, lungo il tragitto che i cavalli della slitta conoscono a memoria, e ciò che si trova davanti è la scena più agghiacciante e inspiegabile che mente umana possa concepire. Undici morti, undici corpi straziati che solo la pietà di una nevicata ne ha reso la vista meno terribile. L’autopsia rivela l’impossibile: le cause delle morti sono una diversa dall’altra e, soprattutto, alcune non sono conciliabili con il luogo del delitto e con le condizioni ambientali. Si va da ferite da arma da fuoco e da taglio al soffocamento, dalla ferita mortale per morso di squalo all’overdose da eroina, dall’uomo decapitato a quello morto di cancro. Il tutto ai piedi un albero ghiacciato, rosso come il sangue di quei poveretti. I pochissimi abitanti di Borgo San Giuda passano dalla tranquillità dei loro gesti quotidiani alla frenesia del mondo mediatico: interviste, polizia, televisioni. Il piccolo paese diventa il centro del mondo, curioso di dare una spiegazione razionale alla strage. E qui il romanzo compie la sua metamorfosi: i tratti del thriller sfumano per dare spazio alle storie degli abitanti, che da comparse diventano i veri protagonisti. Scaraventati a forza in un mondo che non conoscono, mostreranno tutte le patologie conseguenti a isolamenti prolungati. Molti presenteranno disturbi psicotici, già presenti ma latenti; la strage da questo punto di vista non fa altro che da detonatore, accelerando un processo già innescato. Don Ermete, accorgendosi che la sua piccola comunità sta precipitando in una spirale verso il basso, chiama la psicologa dell’ASL Giovanna Gassion, che accetta di aiutare il prete spinta anche da una cicatrice in un dito che si è inspiegabilmente riaperta dopo molti anni senza alcun motivo.

Chi si aspetta un’evoluzione delle indagini, una spiegazione razionale della strage e un colpevole, resterà deluso: il romanzo vira decisamente verso le storie personali degli abitanti e dei due protagonisti, il prete e la psicologa, e di come loro due, insieme, cerchino di curare, in uno strano mix di fede e scienza, il male che si è impadronito di loro. X e Y, uomo e donna, yin e yang, razionale e spirituale, scienza e fede: forse quest è la vera essenza del romanzo, che rimane godibile, una volta vinta la frustrazione del “non sapere come va a finire”, fino all’ultima riga. Un punto di domanda a proposito della bambina scomparsa: non ho capito se l’autore volesse dare un “contentino” al lettore, se volesse rivendicarne l’innocenza liberandola dal male, o insegnare che è più importante chiedersi il “perché” e non il “come” delle cose.

Lo stile è impeccabile, ma un po’ pretenzioso in alcune digressioni. Forse nella seconda parte c’è un leggero disequilibrio tra dialoghi e sequenza descrittive, ma c’è da scommettere che fosse nelle intenzioni dell’autore. I tanti puntini di sospensione nei dialoghi appesantiscono un po’ lettura, ma rendono molto bene l’idea dell’atmosfera densa e pesante che si respira tra le stradine di Borgo San Giuda.

XY non è un thriller, ma allora cos’è? XY è un progetto, come si può vedere dal sito della Casa Editrice. È un esperimento multimediale: nel sito ufficiale del libro si possono trovare informazioni, indizi, glossario dei termini, storie dei personaggi, persino una piantina di Borgo San Giuda. Il tutto per aumentare l’attesa prima della pubblicazione e, poi, per tenere accesa la fiammella del ricordo una volta chiuso il romanzo. Un’operazione di marketing che ho apprezzato. Fandango prova a dare una scossa all’editoria classica, cercando di creare un “cinema” attorno al testo.

Non è un romanzo da bianco o nero, senza sfumature. Apprezzabile soprattutto da chi riuscirà a vincere la delusione della sua non-conclusione.

 

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