Voto: 8,0
Titolo: Sia fatta la tua volontà
Autore: Stefano Baldi
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Newton Compton
Consigliato: SI
TRAMA ORIGINALE
Vive in un paesino nella nebbiosa pianura bolognese, è ancora vergine, non proprio bello e di una timidezza patologica. Vivacchia Luca, lavora a testa bassa per dimenticare i suoi insuccessi, le sue serate sono fatte di pochi amici fidati e qualche partitella a carte con i vecchietti del circolo Arci. Un fratello ritardato di cui vergognarsi e una madre che ancora non gli ha perdonato di essersene andato di casa completano il quadro. Una vita senza colore, la sua, nell’attesa del grande amore. Ma di tempo Luca non ne ha più. Una brutta tosse trascurata, lunghe analisi mediche e una diagnosi che non lascia scampo. Insieme all’angoscia e alla paura arriva, però, anche la fede e ha la voce di Don Edoardo, il sacerdote degli anni del catechismo, perso di vista da anni. Ed è questo incontro a far nascere in Lazzaro il desiderio di voler dare un senso al tempo che gli rimane. E così, anche l’incontro con Anna, prostituta dal viso bellissimo e dall’atroce passato, riesce a fargli superare definitivamente la paura di vivere e di morire. Ricca di elementi autobiografici e scritta con un’ironia pungente e spietata, questa è l’intima testimonianza che Stefano Baldi ci ha lasciato prima di andarsene.
Sia fatta la tua volontà è la storia di Luca Lazzarini, un ragazzo di ventisei anni come tanti. Abita a Maddalena, un piccolo paese della periferia di Bologna, passa le giornate a lavorare sodo, un po’ perché ci tiene al lavoro, un po’ perchè subisce le angherie del suo capo. Ha pochi amici, un po’ perché gli rimane poco tempo libero, e un po’ perché tutto sommato ha poco da spartire con quei ragazi che corrono dietro solo a calcio, donne e alcool. Non è mai stato con una donna, un po’ perché non è certo un adone, un po’ perché è timido, di quella timidezza che un attimo prima di proporti sussurra subdola “no, non andare, tanto ti dirà di no!”.
Luca è in attesa perenne di un’occasione, ma non la sta in realtà cercando. Semplicemente, aspetta, chiuso in una solitudine tangibile in ogni pagina. Ma è un’attesa breve, perché la sorte ha stabilito che lui, di tempo, non ne ha più. Il suo destino è segnato, i suoi giorni sono a scadenza. E proprio quando si rende conto di non aver più tempo, capisce che dovrà valorizzare tutti i pochi giorni che gli rimangono.
Scopre la fede, grazie ad un sacerdote straordinario dei tempi del liceo, scopre l’amore nel senso più ampio del termine: il gusto delle piccole cose, i gesti semplici, l’anima di sua madre, un fratello ritardato che finalmente diventa un vero fratello, di cui non vergognarsi più. Si toglie di dosso tutte le maschere che quotidianamente era costretto a portare per sentirsi adeguato alla massa. Abbandona l’apparire per l’essere. Incontra una prostituta in difficoltà e trova il coraggio per aiutarla.
L’autore, Stefano Baldi, muore di tumore poco dopo la stesura del romanzo, che è e resterà quindi la sua opera prima e unica. Si percepiscono molti spunti autobiografici, lo stile è scorrevole, delicato. In alcuni passi l’autore sembra porsi in punta dei piedi nei confronti del lettore, quasi a chiedere il permesso, per la paura di disturbare con i propri pensieri. In altri passi il testo è denso di un’ironia pungente, scanzonata, leggera nonostante si percepisca la sofferenza provata, credo di non sbagliare, dall’autore nella vita reale.
L’unica nota negativa è il modo in cui Luca e Don Edoardo salvano Anna, la prostituta, descritto in maniera troppo semplicistica e, purtroppo, lontano dalla triste realtà dello sfruttamento della prostituzione. Ma è un dettaglio.
A prescindere dal percorso di fede di Luca, il protagonista, che si può condividere o no, non si può non apprezzare il modo in cui l’autore ne descrive il disagio, il senso di inadeguatezza. Ho provato tenerezza per Luca, dalla prima pagina, trasformatasi poi in speranza durante le analisi, in pena e rassegnazione quando il responso non lasciava scampo, e infine in stima per una persona che, in un modo o nell’altro, aveva trovato il suo percorso.