Mi chiamo Stefano Baldoni, sono nato a Venezia il 12 Agosto 1975. Vivo a Camponogara (VE).
Fin da bambino, quando ancora vivevo a Venezia, tra ponti, calli e campielli, mi piaceva studiare radio e televisioni. Mi piaceva aprirle, osservarne schede e circuiti. Ero affascinato dal loro funzionamento, da quella che consideravo, con una fantasia che è concessa solo ai bambini, una sorta di magia: fare arrivare suoni ed immagini lontano nello spazio e nel tempo. La possibilità di poter vedere o sentire qualcosa che stava accadendo fuori dalla portata di occhi e orecchie mi affascinava e stuzzicava.
Decisi che avrei fatto l’ingegnere: non solo avrei capito cosa si celava dietro a quel mistero, ma avrei anche contribuito, nella misura delle mie capacità, a progettare nuove e fantascientifiche diavolerie.
Queste almeno erano le mie fantasie di bambino prima, e di adolescente poi. Così, tra alti e bassi (perché ho sempre avuto un po’ la testa tra le nuvole…), mi sono prima diplomato come Perito Industriale in Elettronica e Telecomunicazioni (1995) e poi laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni (2003).
Ma le cose, alcune volte, sono meno affascinanti di quanto sembrano. L’elettronica, le telecomunicazioni, l’hardware e il software mi avevano in parte deluso. La loro freddezza e razionalità mi stavano inquadrando, segnando confini che non sentivo appartenermi. Agli esami di maturità all’I.T.I.S. Zuccante di Mestre, dico agli esaminatori che sono deciso a continuare gli studi, ma che non so scegliere tra Ingegneria e Lettere. Credo di non aver fatto una buona impressione: non si può essere indecisi davanti ad una scelta così importante. Non era facile spiegare che, nell’ultimo anno delle scuole superiori, mi ero appassionato alla letteratura, ai classici, alla poesia e che ero pronto a riconsiderare tutte le mie scelte e convinzioni precedenti. Stavo seriamente rischiando di cambiare strada… ma alla fine non lo feci, scelsi la continuità.
Non posso dire di aver fatto la scelta giusta o sbagliata. E’ stata, come tutte le altre, una scelta che ha avuto le sue conseguenze.
A scuola, non ero poi così bravo nei temi, talvolta prolisso nell’esposizione dei contenuti e spesso infelice con i congiuntivi. Ma ho sempre pensato di avere qualcosa da dire, storie da raccontare. Mi ripetevo che, prima o dopo, avrei scritto qualcosa.
Le prime righe le scrivo la sera del 26 Dicembre 2006, su un tovagliolo, nella pizzeria dove lavoravo nei fine settimana per arrotondare. In un’ora, di getto, butto giù il Prologo de La gabbia invisibile, che è diventato il mio primo romanzo. Per completarlo ci metto però oltre tre anni. In mezzo un cambio di lavoro e l’acquisto della casa dove vivo con la mia ragazza. Ci sono stati periodi di scarsa ispirazione dovuti agli impegni e allo stress, ma mai, nemmeno per un istante, ho pensato di smettere.
“La gabbia invisibile” è il mio romanzo d’esordio. E sono sicuro che, comunque vada, ce ne saranno altri.
Da oltre quattro anni lavoro presso la Carel Industries di Brugine (PD). Mi occupo dello sviluppo di regolatori elettronici per la refrigerazione dal punto di vista Marketing: analisi dei mercati, promozione e distribuzione. E’ un lavoro che mi piace perché lascia spazio alla creatività, mi dà la possibilità di viaggiare e vedere posti che altrimenti non vedrei, e garantisce la comunicazione e lo scambio di idee con persone da ogni parte del mondo.
Tra gli hobby, mi piace suonare il basso elettrico, giocare a calcio, leggere, ballare. Sono inoltre appassionato di vini, nel 2007 ho conseguito il diploma di sommellier.
Booktrailer de La gabbia invisibile.