Storie di… vino! Le eccellenze del Veneto – Parte 3

Il mese scorso avevamo interrotto il nostro tour delle eccellenze vinicole nella zona D.O.C. Lison. In questa nuova puntata ripartiremo da dove ci eravamo fermati, percorrendo la provincia di Treviso verso Nord-Ovest, per arrivare forse nella più famosa zona del Veneto nel mondo per quanto riguarda la produzione vinicola: quella del Prosecco.

Una prima precisazione, doverosa: il Prosecco è, prima ancora di essere un vino, un vitigno, conosciuto anche con il nome Glera, presente in diverse varietà. Dalle sue bacche bianche si ottiene il vino omonimo, prodotto ormai nella maggioranza dei comuni del Veneto (e non solo) e apprezzato in tutto il mondo per la sua poliedricità in fatto di accostamenti a tavola. Quindi non solo per l’aperitivo e per lo spritz, ma a tutto pasto e per tutti i gusti.

Prima però, il consueto salto indietro nel tempo: lo sapevate che nell’antica Roma non era consentito bere alle donne? Il frutto di Bacco era solo per gli uomini sopra i trent’anni. Pensando alla sua funzione sociale ai giorni nostri sarebbe una tragedia, considerato che il vino, e gli alcolici in generale, sono tra gli strumenti di seduzione preferiti dei poco audaci che cercano nel Dio Bacco un modo per vincere la timidezza. Un’apposita legge, denominata Mos Maiorum, stabiliva che tra i reati punibili con la pena capitale vi fosse appunto l’aver bevuto del vino, reato considerato per gravità alla pari all’adulterio. E dulcis in fundo l’esecuzione della condanna era consentita ai parenti più stretti o al marito che, tornato a casa, poteva esercitare lo ius osculi, il diritto di bacio, sgamando così l’alito della consorte. E oggi ci lamentiamo della prova del palloncino…  La pena più frequente era la morte per inedia, considerata ai tempi tra le meno crudeli(!), ma le cronache dell’epoca riportano anche di morte in seguito a bastonate(!!). Ma perché i Romani consideravano il bere una cosa così deprecabile per le donne? Gli storici si sono sbizzarriti: secondo alcune credenze popolari, il vino poteva provocare l’aborto; secondo altre era portatore di vita come il seme maschile e quindi le donne, bevendolo, potevano mettere in pericolo la purezza della discendenza, come con il tradimento.

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Storie di… vino! Le eccellenze del Veneto – Parte 2

Riprendiamo la nostra panoramica sulle zone di eccellenza vinicola del Veneto. La scorsa volta abbiamo descritto, tanto per rimanere nelle vicinanze di casa nostra, la D.O.C. Riviera del Brenta. In questa puntata esploreremo le aree nel Nord-Est, che interessano principalmente le province di Treviso e Venezia.

Prima però, un breve salto indietro nel tempo: siamo nell’antica Roma, ospiti nella dimora di un ricco patrizio, distesi su un triclinio. Le pietanze, come le coppe, si susseguono incessanti, perché il vino è prima di tutto convivio. Il galateo dell’epoca però impone al padrone di casa di non far ubriacare i commensali. Ma come evitarlo, se ogni scusa è buona per un brindisi, alla salute di un amico o dell’amata, svuotando tante coppe quante erano le lettere del nome dell’interessato/a? Allungare il vino con acqua era una pratica quindi necessaria, ma il più delle volte insufficiente: al fine di “liberare” l’ospite dagli eccessi, i servi a fine pasto servivano un disgustoso miscuglio di mandorle amare tritate, cavolo crudo e polmone di capra. Il vomito, e quindi la “liberazione”, erano assicurati. Come diceva il grande Totò, “alla faccia del bicarbonato di sodio!”

 

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Storie di… vino! Le eccellenze del Veneto – Parte 1

Storie di…vino!

Le eccellenze del Veneto – Parte 1

Articolo apparso su Me Magazine del mese di Novembre 2016

La produzione vinicola è certamente uno dei fiori all’occhiello della nostra bella Riviera del Brenta. La tradizione vuole farla risalire all’epoca etrusca, anche se per avere produzioni di un certo rilievo si son dovuti attendere i Romani. I nostri antenati capitolini erano, però, alquanto bizzarri: potevano bere solo gli uomini adulti oltre i trent’anni e usavano allungare il vino, sperando di prolungarne così la conservazione, con “ingredienti” particolari, quali profumi, resine, acqua di mare, cenere e miele, ben più invasivi del nostro innocuo acqua e vin!
La diffusione del vino nel territorio nazionale è merito quindi dei Romani, ma è grazie ai floridi commerci della Repubblica di Venezia che i vini della Riviera del Brenta hanno varcato i confini nazionali: il vino divenne infatti uno dei principali prodotti di scambio con le città di Padova e di Venezia, che lo commercializzavano in tutti i porti del Mediterraneo.
La produzione vinicola nelle terre della Riviera del Brenta è indissolubilmente legata alle potenti famiglie patrizie veneziane del XVI e XVII secolo, di cui le numerose ville lungo il fiume e i possedimenti nelle campagne circostanti ne sono testimoni e icone incontrastate.
La zona D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) Riviera del Brenta si divide tra le province di Venezia e Padova, delimitata a Nord dai comuni di Loreggia, Trebaseleghe e Scorzé, a Levante dai comuni di Martellago, Spinea e Mira, a Sud dai comuni di Campagna Lupia e Piove di Sacco, e a Ponente dai comuni di Limena, San Giorgio delle Pertiche, Campo San Martino e San Giorgio in Bosco.

Particolarità: nessuno dei vitigni coltivabile nella zona D.O.C. Riviera del Brenta previsto dal Disciplinare è autoctono (si tratta, cioè, di vitigni non originari delle terre in cui sono coltivati). Dalla Francia abbiamo importato Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Carmenère; dal Friuli Tocai e Refosco dal peduncolo rosso; Raboso dalle zone del Piave e dalla provincia di Verona.

Grappolo di uva Raboso del Piave

Il 92% circa della produzione vinicola della D.O.C. Riviera del Brenta è controllato dalle Cantine disseminate nel territorio (pensiamo alle Cantine Sociali dei nostri comuni). Dall’unione delle stesse è nato il “Consorzio Tutela Vini D.O.C. Riviera Del Brenta” con lo scopo di valorizzare i vini della zona e, attraverso di essi, promuovere il turismo enogastronomico nelle nostre terre.
Altre zone interessanti nella provincia sono la D.O.C. Venezia (sì, proprio come la città) che tocca in parte la provincia di Treviso fino ai colli di Conegliano e che prevede la coltivazione degli stessi vitigni della D.O.C. Riviera del Brenta più il Verduzzo; la D.O.C. Piave che interessa, oltre le provincie di Venezia e Treviso, anche la provincia di Pordenone e che prevede la coltivazione, tra gli altri, di un vino particolare: l’Incrocio Manzoni. Quest’ottimo vino nasce da una felice intuizione del Prof. Luigi Manzoni, Preside della Scuola Enologica di Conegliano, che negli anni ’30 piantò il clone nato dall’incrocio tra  Riesling Renano e Pinot Bianco nelle colline trevigiane e ottenne un vino armonico e di interessante struttura, ora coltivato in molte altre regioni d’Italia.
Come non citare poi la D.O.C. Lison-Pramaggiore e le relativamente nuove (dal 2011) D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) Lison e Malanotte del Piave? Ci sarebbe molto altro da dire, ma dovremo aspettare la prossima puntata.
Intanto… alla salute!