Tre secondi – Roslund & Hellstrom

Tre secondi - Roslung & HellstromVoto: 8,0

Titolo: Tre secondi

Autori: Anders Roslung & Borge Hellstrom

Genere: Thriller

Editore: Einaudi, 2010

Consigliato: SI

 

TRAMA ORIGINALE

Piet Hoffman, nome in codice Paula, è da anni un infiltrato per conto della polizia svedese. Ma Piet è anche un uomo qualunque, che ama sua moglie e accompagna a scuola i due bambini. Per stroncare il  traffico di stupefacenti di una mafia dell’Est, è costretto a entrare da criminale in un carcere di massima sicurezza. Ma qualcosa va storto.

A Piet, assolutamente solo, braccato a ogni passo, sembra non essere rimasta scelta. Se vuole proteggere la sua famiglia, deve diventare criminale in tutto e per tutto. Intorno a lui si muovono Ewert Grems, vecchio commissario cocciuto di Stoccolma,  poliziotti che si addestrano in America, killer senza frontiera, gangster polacchi all’assalto dell’Occidente, politici spaventati che non esitano di fronte al crimine. Il lato più oscuro della società alza un muro impenetrabile, davanti a un uomo solo, alla sua paura.

Ci sono volte in cui scegliere il libro dalla copertina porta a grandi delusioni. Non è stato il caso di Tre secondi, thriller della strana coppia svedese formata da Anders Roslung & Borge Hellstrom. Giornalista il primo, ex detenuto il secondo, sono ormai considerati tra i migliori scrittori di crime svedesi. Non a torto.

Tre secondi è il tempo tra un ordine e l’arrivo a bersaglio di un proiettile, sparato da un fucile di precisione da una distanza di oltre cinquecento metri. Ma è anche il tempo a disposizione di un detenuto, Piet Hoffman, per salvarsi la vita. Il protagonista, nome in codice Paula, ex delinquente e infiltrato della polizia svedese, dopo essersi guadagnato la fiducia di una organizzazione criminale polacca che opera nel traffico di droga, fa in modo di finire in galera come detenuto per ottenere informazioni sul traffico di stupefacenti nelle carceri svedesi. Una volta dentro, riuscendo a introdurre droga nel penitenziario di massima sicurezza dove è rinchiuso, in breve diventa il miglior pusher della struttura, ma alcuni detenuti vengono a conoscenza del suo doppio gioco. La polizia gli volta le spalle, non riconoscendo il suo ruolo di infiltrato. Si ritrova solo, senza amici e senza copertura, con il carcere a vita come unica alternativa alla morte. Ma potranno tre secondi cambiare il destino di un uomo?

Oltre a un thriller incalzante, un romanzo sociale: dai “guasti” del sistema carcerario svedese, all’uso e abuso di criminali veri come collaboratori di giustizia. Quello che potrebbe sembrare un ossimoro, è spiegato dagli autori stessi in una nota in fondo al testo: “Da molto tempo la polizia utilizza i criminali come talpe e informatori…”, “…la polizia non si fa scrupolo di manipolare registri e verbali. La falsificazione di dati e informazioni essenziali, dunque, è diventata un metodo di lavoro”.

Gli autori sono riusciti a inserire nell’intreccio della trama un’enorme quantità di informazioni sulla vita carceraria e sul sistema penitenziario svedese senza eccedere nel nozionismo. In questo sta, a mio parere, il loro più grande merito: essere riusciti, attraverso un thriller, a raccontare una realtà scomoda a un pubblico esteso. Risultato ben più difficile da ottenere se gli autori avessero optato per un saggio.

Non sono un esperto di letteratura scandinava, ma ne riconosco lo stile asciutto, veloce e senza fronzoli, quasi privo di digressioni psicologiche sui personaggi. Il che sarebbe sicuramente un difetto se la trama non fosse così avvincente. Non è stato necessario provare empatia per Piet per aver voglia di leggere una pagina in più, ero preso dalla scoperta di una realtà, quella carceraria, che non conoscevo per niente.

La descrizione dei tre secondi, punto del romanzo in cui la tensione sale al massimo, esalta le capacità descrittive degli autori. Raramente ho vissuto scene così vivide durante la lettura di un libro. Poco importa che il finale sia, se non proprio scontato, almeno prevedibile: non avrebbe potuto finire diversamente.

Non riesco a trovare grossi difetti in questo romanzo. È vero che i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi non sono mai molto approfonditi, ma posso dire che me l’aspettavo da un thriller scandinavo?

 

 

A tutti i costi

Il racconto che segue vorrebbe denunciare, in maniera leggera e grottesca, lo stato dell’Editoria in Italia e la difficoltà di pubblicare per chi, come me e come molti altri, ha deciso di armarsi di penna e spada per dare voce ai propri sogni.
Il protagonista, a cui ho prestato il mio vero nome, è un personaggio di fantasia,
con cui condivido però alcuni aspetti caratteriali e somatici.

Venezia, 12 Agosto 2014

“Perché l’ha fatto, Signor Baldoni?”
Guardo divertito il commissario. Sulla targhetta, tra scartoffie e computer, leggo Commissario Giuseppe Esposito. L’accento, più ancora che il cognome, lo inganna. È indubbiamente meridionale, probabilmente dalle parti di Napoli. Simpatici, i napoletani. Il mio nuovo amico Giuseppe ha un’aria stanca e annoiata. E lo credo: è quasi mezzogiorno, fa caldo e preferirebbe starsene in qualche spiaggia assolata. Leggo antipatia nel suo sguardo, probabilmente ha già letto il verbale che mi riguarda e chissà quali altre informazioni sul mio conto. Mi è simpatico, questo baffuto e paffuto commissario, e un po’ mi spiace che si faccia di me un’idea sbagliata. Quando gli avrò spiegato tutto mi darà ragione, capirà che non potevo fare altrimenti.
Io, seduto nella mia sedia, sono tranquillo e rilassato. Certo, ho un po’ di sonno, ho dormito solo poche ore e l’ultima notte è stata molto faticosa. Il letto della cella non era poi così scomodo, ma quando mi hanno arrestato, stanotte, erano ormai le quattro del mattino. Da due ore mi fanno girare da un ufficio all’altro, sempre in piedi e con le manette che, vi assicuro, sono tutt’altro che comode. Io poi ho sempre odiato i braccialetti. Per fortuna il mio nuovo amico Giuseppe me le ha fatte togliere appena mi ha visto. Forse ha capito che non sono poi così pericoloso.
Fatico ancora a credere di aver trovato il coraggio di fare quello che avevo preparato ormai da tempo. Ora mi sento stanco ma, finalmente, appagato. Vorrei lasciarmi andare nella sedia. Le braccia mi fanno male, i polsi mi pulsano. Penso con soddisfazione alla mia opera, che finalmente riceverà l’attenzione che merita. Ed è un pensiero dolce, che mi accarezza l’anima e mi dà delle piccole, quasi impercettibili scosse alla testa. La voce del commissario interrompe il torpore in cui stavo per precipitare.
“Allora, Signor Baldoni, ci vuole spiegare perché ha fatto quello che ha fatto?”
Certo, che stupido. Giuseppe ha bisogno di una spiegazione e io gli sto facendo perdere tempo. Glielo devo a questo paffuto napoletano, emigrato qui al Nord per chissà quali ragioni. E lo devo anche alla mia città. Lo devo alla mia Venezia, che amo così tanto, ma che mi ha visto costretto a deturparne uno dei simboli che l’hanno resa famosa nel mondo. Ho dovuto farlo, pur sapendo di attirarmi l’antipatia di molti miei concittadini. D’altra parte, si sa, si riesce a fare serialmente del male solo a chi si ama. Ma, in questo caso, si tratterà di una ferita superficiale, che si rimarginerà presto.
Finalmente, dopo le ultime ore dove mi ero chiuso in un mutismo assoluto, anche per creare un alone di mistero sul mio gesto, decido di aprire la bocca e soddisfare il mio interlocutore.
“Caro commissario, le dirò tutto, ma a una condizione”.
Mi stupisco di come il mio tono risulti deciso e la voce ferma. Il caro Giuseppe Esposito tradisce un certo stupore; quando risponde, lo fa con una punta di disappunto ma anche, mi sembra di scorgere, di divertimento.
“Non mi sembra che lei sia nella posizione di dettare condizioni, comunque sentiamo cos’ha da dire”.
Mi metto composto nella sedia. È strano per uno che ha le mie aspirazioni, ma parlare di me mi ha sempre messo in imbarazzo. Ci provo.

 

Mi chiamo Stefano Baldoni, sono nato a Venezia il 12 Agosto di 39 anni fa. Non è un caso che sia qui a raccontarvi di me, oggi, proprio nel giorno del mio compleanno. Nulla accade per caso.
Nasco senza una capello e venti giorni dopo la data stabilita dai dottori. Questi due fatti hanno indelebilmente segnato la mia vita: i capelli li ho persi quasi tutti prima di compiere vent’anni e sono un ritardatario cronico. Per ripicca e per evitare l’effetto palla da bowling mi sono fatto crescere la barba, in modo da ristabilire l’equilibrio. Per quanto riguarda il ritardo, invece, ho una vera e propria patologia: se ho il sospetto di essere in orario, mi trovo qualcos’altro da fare in modo da arrivare tardi.
Non sono mai stato bello ma, per fortuna, nemmeno timido: la prima morosa l’ho avuta all’asilo. Alle elementari e medie poi, la mia intraprendenza ha fatto, per l’appunto, scuola; vuoi perché Venezia ispira poesia nei suoi abitanti, vuoi perché avevo capito che per ottenere le cose è necessario sudarsele. Peccato che a una certa riconosciuta bravura nell’approccio, non si sia mai accompagnata altrettanta capacità di instaurare rapporti duraturi. Ecco perché, a 39 anni, sono ancora single per scelta. Scelta di altri, si intende. Molte storie, tante relazioni, molto fumo e poca sostanza.
Ma torniamo all’adolescenza, tempo di ormoni con i denti. Per mantenere vivo il mio istinto di cacciatore, mi iscrivo a un istituto tecnico a Mestre prima e a Ingegneria delle Telecomunicazioni poi. Il percorso tecnico, si sa, è quasi privo di anime femminili, e avrei corso il rischio di sentirmi appagato in ambienti pieni di rappresentanti del gentil sesso come licei e atenei umanistici. Nonostante spiccate doti nelle arti del gozzoviglio e del cazzeggio, riesco a diplomarmi e laurearmi. Non perché sia particolarmente intelligente, ma perché testardo e tenace. E poi odio interrompere le cose a metà.
Nel frattempo, quando ho ancora 15 anni, sono costretto a trasferirmi a Mestre per scelte familiari, abbandonando così l’aura protettiva e compassata di Venezia, a cui però il cuore rimane legato.
Del mio lavoro non vorrei parlare molto, passo dalle otto alle dieci ore al giorno in uno stabilimento in cui si producono oggetti che devono essere poi venduti, nell’ottica di produrne sempre di più. Fino al completo esaurimento delle risorse, mi viene da aggiungere. Ma questa è un’altra storia. Maledette digressioni.

 

Ora devo ritornare sulla Terra. Il buon commissario sta aspettando la mia mossa. Volente o nolente sono riuscito a stimolare la sua curiosità, glielo leggo negli occhi. Respiro a fondo due volte e parlo.
“Lei registrerà quanto le dirò e la registrazione dovrà essere integralmente riportata domani su tutti i giornali locali”.
Non che avessi dubbi sul fatto che il mio gesto avrebbe avuto una qualche risonanza mediatica, anzi. L’avevo fatto apposta. Ma volevo essere io a decidere il messaggio.
Senza dare modo al commissario di rispondere, forse incredulo, forse dubbioso della mia totale sanità mentale, comincio a raccontare la mia storia.

 

Da Il gazzettino del 13 Agosto 2014

Palazzo DucaleL’impalcatura che, per i lavori di ristrutturazione in corso, copre da circa quindici mesi Palazzo Ducale, uno dei simboli di Venezia nel mondo, la scorsa notte è stata oggetto di una bizzarra aggressione. Da oggi, e chissà per quanto, veneziani e turisti potranno “ammirare” un enorme disegno che ne copre quasi un quarto dell’intera superficie, in bella vista da Piazza San Marco. Autore dello strano gesto è Stefano Baldoni, un veneziano di 39 anni, ora residente a Mestre, ingegnere stimato e, fino a ieri, cittadino modello.

Il motivo è spiegato dallo stesso autore in una testimonianza registrata e riportata, come da sua esplicita richiesta, in esclusiva nel nostro giornale. C’è da dire che l’atto vandalico non lascerà segni indelebili al celebre monumento: basterà infatti attendere il termine dei lavori e la rimozione dell’impalcatura, anche se c’è da interrogarsi sull’attendibilità della data, già posticipata due volte.
L’autore voleva certamente attirare l’attenzione su di sé: al termine dell’opera è stato lui stesso a contattare le forze dell’ordine e, al loro arrivo, era già circondato da un nutrito numero di persone. Alcuni divertiti, di certo turisti reduci da una nottata a bacari, altri inviperiti, di certo veneziani non contenti della scelta del celebre monumento come “vetrina”. Viene anche da interrogarsi sulla sanità mentale di Baldoni, che all’interrogatorio in Questura è però sembrato perfettamente lucido e in pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
Riportiamo di seguito la registrazione così come ci è pervenuta per dovere di cronaca e senza esprimere giudizi sui contenuti, limitandoci a porre un quesito finale. Preferiamo lasciare ai nostri lettori giudicare quanto segue.

 

“Chiedo scusa a tutti i veneziani e a quanti amano Palazzo Ducale in particolare. Il disegno che da oggi vedrete sull’impalcatura che lo copre, rappresenta la copertina del mio romanzo, un thriller dal  titolo “La gabbia invisibile”. Rappresenta, stilizzata e digitalizzata, la testa di un uomo che urla dentro una gabbia.
Copertina La gabbia invisibileSpero che inquieti quanti la vedranno, perché era quello il mio scopo. Entrare nel cantiere è stato facile, ma mi ci sono volute quasi venti bombolette di vernice e quattro ore di lavoro per riprodurre la copertina sulla tela dell’impalcatura.
Perché l’ho fatto, vi chiederete.
Il motivo è molto semplice: è l’unico modo per riuscire a pubblicare. Il mio romanzo, un thriller, è stato sottoposto alla valutazione delle principali Case Editrici italiane e, pur ricevendo complimenti per contenuti, stile e forma, è sempre stato rifiutato. Sulle prime non riuscivo a capacitarmene, poi ho cominciato a raccogliere un po’ di informazioni.
La verità è che in Italia si legge poco e, viceversa, si scrive molto. Ogni anno vengono pubblicati circa 60000 libri. In altre parole, oltre 160 libri al giorno, e stiamo parlando solo di nuove pubblicazioni e ristampe. Troppi, per un’industria che dal punto di vista delle vendite non decolla. Infatti solo una percentuale esigua arriva in libreria, e una percentuale ancora inferiore ha tirature che superano il migliaio di copie. Considerato il basso livello di alcune pubblicazioni, la cosa potrebbe anche essere positiva, se servisse ad alzare il livello dell’offerta. Purtroppo non è così. Le Case Editrici, coloro che di fatto stampano e pubblicano i libri, sono prima di tutto delle aziende e in quanto tali devono ottenere un utile. Un libro è, al di là di tutte le speculazioni e stereotipi, un oggetto che deve obbedire a precise regole di mercato. È un dato di fatto, ad esempio, che gialli e thriller vendano più di saggi e poesia. Da qualche anno poi, molti comici, calciatori, presentatori o personaggi comunque non famosi in ambito letterario hanno pubblicato libri di successo, saltando di fatto la gavetta a cui tutti gli altri sono invece costretti agli inizi. Sembra infatti che il solo nome famoso basti alle grandi Case Editrici per elargire generosi contratti di pubblicazione, abbandonando quindi quella che dovrebbe essere, almeno nell’immaginario collettivo, la loro prima missione: diffondere la cultura. Ciò passa in secondo piano a favore del facile profitto derivante dalle vendite del libercolo scritto dal vincitore del reality di turno o dal calciatore del momento. L’editoria e le librerie di qualità esistono, ma faticano a rimanere a galla.
Non potendo combattere il sistema con l’unica arma in mio possesso, la penna, ho deciso di adeguarmi anch’io: diventerò famoso! Il mio gesto mi darà visibilità; mi renderà, anche se per poco, celebre. Come personaggio famoso nessuna Casa Editrice rifiuterà il mio romanzo. Arriverò alla pubblicazione e avrò, finalmente, successo.
Scrivere per me è ormai una droga e pubblicare un’ossessione; il mio mestiere di ingegnere mi sembra, ora, inutile e alieno. Io sono nato per scrivere libri. Pubblicherò con una grande Casa Editrice. A tutti i costi”.

 

Ecco quindi il motivo di tanto trambusto.
Viene spontaneo chiedersi se il vero motivo per cui il romanzo in esame non abbia già trovato la soddisfazione della pubblicazione, non sia in realtà un altro, molto più semplice: e se la qualità dello scritto non fosse tale da meritare l’attenzione di una grande Casa Editrice?
Se così fosse, allora, l’autore dovrebbe pensare a qualcosa di più eclatante per ottenere visibilità. Magari evitando, ci auguriamo, di recare danno ai monumenti della nostra amata, e già fin troppo vituperata, città.

 

Intervista nel blog bellezzegossip

Intervista a opera di Viola nel blog bellezzegossip

http://www.bellezzegossip.com/cultura/stefano-baldoni-presenta-il-romanzo-thriller-la-gabbia-invisibile

Stefano Baldoni Presenta il Romanzo Thriller “La Gabbia Invisibile”

Articolo originale Bellezzegossip.com

 "La Gabbia Invisibile"

Una copertina inquietante, almeno quanto il titolo: “La Gabbia Invisibile”Stefano Baldoni, attraverso un’intervista esclusiva al nostro portale, ci presenta il suo thriller, pubblicato da Greco&Greco Editori, che promette di appassionarvi e farvi tremare un po’…

Ciao Stefano, prima di parlarci del tuo libro ci racconti qualcosa di te?

Ciao Viola, prima di tutto grazie per l’opportunità. Mi chiamo Stefano Baldoni, ho 38 anni e vivo in un piccolo paese tra Venezia e Padova. Mi occupo di Marketing per una multinazionale che ha, caso più unico che raro, la sua sede principale proprio qui, in Italia. Oltre a scrivere e, chiaramente, leggere, i miei hobby sono il basso elettrico, il ballo, la musica, gli sport da combattimento e il calcio. Mi piace la confusione, stare in mezzo alla gente, osservarla, abbandonarmi al mondo. Ma ci sono anche momenti in cui cerco il silenzio e il buio assoluti.

Cosa rappresenta per te la scrittura e come è cominciata la tua avventura editoriale?

Tutto è cominciato la sera del 26 Dicembre 2006 nella pizzeria dove lavoravo nei fine settimana per arrotondare. Di getto, su un tovagliolo, scrivo a penna quello che poi è diventato il Prologo de La gabbia invisibile. Ricordo ancora l’emozione del ritorno a casa e la trascrizione su computer. Ero pieno di dubbi, ma da quella notte non mi sono più fermato. È una cosa che desideravo fare da troppo tempo. La scrittura per me è espressione, è uno dei miei modi di essere e di “arrivare” agli altri.

Parlaci del tuo libro…

La gabbia invisibile è un thriller corale, dove tutti i personaggi sono protagonisti e, al contempo, comparse. Ho voluto sviluppare una storia che legasse sogni, realtà virtuale, somministrazione di farmaci proibiti e un progetto fantapolitico di manipolazione mentale. Il romanzo tratta temi attuali, come l’alienazione che porta l’utilizzo smodato delle moderne tecnologie, sempre più potenti e, nelle mani sbagliate, pericolose; l’insoddisfazione per la propria vita, la fuga dalla realtà e la ricerca di un’altra identità, dove potremo essere finalmente chi vorremmo essere; il potere delle case farmaceutiche e il confine sempre più labile tra ricerca scientifica e interessi economici.

Cosa ti aspetti da questa pubblicazione, cosa vorresti lasciare ai lettori, con le tue parole?

Prima di tutto vorrei provare a divertirli con una storia avvincente. Quando leggo un thriller mi piace sorprendermi, venire sopraffatto dagli eventi, emozionarmi. Spero di essere riuscito a regalare le stesse cose. E poi vorrei far riflettere sulla nostra realtà, di come sia ormai omologata e modellizzata, e su come, nonostante tutto, possiamo ancora essere artefici delle nostre scelte.

La colonna sonora perfetta per il tuo libro sarebbe…?

Non ci crederai, ma una colonna sonora il romanzo nella prima stesura ce l’aveva davvero. Poi, di comune accordo con l’editore, abbiamo deciso di eliminarla. Si spaziava dal genere Ambient, con Brian Eno, Scorn, Sigur Ros, al Trip Hop, con Bjӧrk, Tricky, Massive Attack, Portishead, ascoltati per lo più durante la stesura, al Metal, con i Metallica, Korn, Faith No More e molti altri diversi generi, per il messaggio particolare che volevo trasmettere in quel determinato passaggio del romanzo.

Che tipo di lettore sei? Libro preferito?

Leggo molto, non potrei farne a meno. Il tempo non è mai molto, ma pur di leggere sono disposto a rinunciare ad alcune ore di sonno. Mi piace spaziare tra thriller, saggi, classici, fantascienza, Beat Generation e Transgressive Fiction. Se proprio devo citarne uno, scelgo 1984 di G. Orwell.

Dove si può acquistare il tuo libro?

Il romanzo è acquistabile, in formato cartaceo e in ebook, in tutte le principali librerie online, oltre che fisicamente presente in molte librerie delle province di Venezia, Padova, Treviso e Milano.

È inoltre disponibile su Amazon e sul sito della Casa Editrice.

Per maggiori informazioni sul romanzo visitate il sito dell’autore.

Intervista nel blog Le Pagine di Sharma

Intervista a opera di Sharma nel blog Le Pagine di Sharma

http://lepaginedisharma.it/la-gabbia-invisibile/

 

1.  Il suo romanzo è molto d’attualità: potere politico, indagini insabbiate, potere mediatico, amicizie tradite, assenza di valori, mancanza di rispetto per l’uomo e per la sua vita. Tutto questo materiale proviene da esperienza personale o è puro frutto della sua fantasia? Ci faccia stare tranquilli (anche se sappiamo che è tutto vero). Ci racconti un po’ da dove nasce l’idea?

L’idea è nata in seguito alla lettura di un libro, Il meraviglioso mondo del sonno di Peretz Lavie, consigliatomi dalla mia compagna, psicologa e psicoterapeuta, circa sette anni fa. In questo testo, il sonno e i sogni vengono analizzati da un punto di vista fisiologico: perché serve dormire, quali sono le aree del cervello interessate, i sogni come esperienza cognitiva e come la realtà può influenzarli. Ho pensato che i sogni potessero diventare l’elemento centrale e portante di un esperimento di realtà virtuale, altro argomento che mi ha sempre affascinato. L’idea della manipolazione mentale è venuta quasi da sé, data l’attualità del tema. Lo scopo era far riflettere su quanto la realtà sia ormai fin troppo “modellizzata” e di come la ricerca del potere e del profitto siano ormai più importanti della dignità umana. La stesura del romanzo ha richiesto complessivamente quasi tre anni, un periodo lungo in cui l’idea iniziale si è evoluta, sviluppata in modi che hanno stupito perfino me. Tutto è cominciato la sera del 26 Dicembre 2006, nella pizzeria dove lavoravo nei fine settimana per arrotondare: su un tovagliolo, di getto, scrivo il prologo. Poi, nelle ore successive, lo passo al computer. Così è iniziata un’avventura che spero non finisca mai.

2. I suoi studi (Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni) sono stati fondamentali o ha avuto l’appoggio e la consulenza di esperti nel settore?

Diciamo che il forma mentis scolastico mi ha aiutato non poco per quanto riguarda le parti più tecniche relative alla Simulazione.La passione per i codici e la crittografia viene sempre dal mio percorso formativo, anche se ho avuto modo di affinarla solo negli ultimi anni, grazie alla lettura di alcuni libri illuminanti. Non tutti sanno che, ad esempio, la sicurezza delle transazioni economiche in Internet è legata alla crittografia: il numero della nostra carta di credito non viaggia in chiaro in rete, ma viene codificato, cioè reso irriconoscibile per chi non è in possesso della chiave per risalire al numero di partenza. È un mondo affascinante, e non solo per chi ama la matematica e i numeri. Per quanto riguarda termini medici, come definizioni di neuropsicologia, patologie mentali e principi attivi di farmaci, ho avuto la fortuna di avere una fonte autorevole in casa…

3.  Se la devo dire tutta, la parte che più mi ha lasciata di stucco (ma piacevolmente, narrativamente parlando) è stato il colpo di scena del tradimento di un’amicizia decennale fra due protagonisti, tutto e solo per il vile denaro. Non te lo aspetti proprio, o meglio vorresti che non accadesse mai. È stato narrato per esperienza vissuta o esigenze di trama?

Penso sia capitato a tutti di rimanere delusi da alcune amicizie che non si sono rivelate poi come tali. Anche a me, naturalmente, è successo. Ma un vero e proprio tradimento come descritto nel romanzo, per fortuna, no. E non lo auguro a nessuno. Diciamo che la scelta è stata dettata dalla trama: avevo bisogno di un colpo di scena in quel punto del romanzo e il tradimento calzava a pennello. Il movente è tanto banale quanto indisponente per la sua subdola mediocrità: il denaro non è mai il fine, ma il mezzo, spesso il più semplice, per ottenere ciò che si vuole senza fatica.

4. Le rivolgo le domande che ho posto nella mia recensione: Vero non vero, siamo pilotati, dal cibo, dalle cose? se sì, da chi? e per quale scopo? Siamo manipolati o manipolabili? Lei ci crede realmente?

Scrivere ti fa anche riflettere, elaborare pensieri che altrimenti fluttuerebbero nella testa senza soluzione di continuità. E poi in un romanzo si può prendere un concetto che ha un fondo di verità ed estremizzarlo, spettacolarizzarlo, renderlo ridicolo o grottesco. Credo che alla base ci sia del vero: l’ambiente ci condiziona, come potrebbe essere altrimenti? Pubblicità, luoghi comuni, modelli comportamentali, moralità, perbenismo, dogmi, consuetudini sociali. Mano a mano che il romanzo prendeva vita, mi chiedevo con sempre maggior inquietudine se siamo o meno padroni delle nostre scelte. Non ho trovato una risposta, ma ho fatto una considerazione: scegliere significa prendere, tra due o più possibilità, quella che più ci soddisfa in seguito a una valutazione fatta sulle informazioni in nostro possesso su quel determinato argomento. Se le informazioni sono pilotate o sbagliate, come può la nostra scelta essere libera e consapevole? Internet e i media, come in un gigantesco calderone globale, mettono tutto a disposizione. La mole delle informazioni è enorme e in continua crescita, per non naufragare in questo mare servono tempo e, soprattutto, curiosità, per non accontentarsi della prima risposta, la più semplice e, spesso, fuorviante.

5. Sono rimasta molto colpita dal suo estro e dal suo stile, le auguro molta fortuna, ma mi dedichi un ultimo minuto, cosa vuole far sapere al suo pubblico, mi dica quella domanda che mai nessuno le ha rivolto a cui lei vuole tanto rispondere…

Tutte le persone con cui sono venuto a contatto in merito al libro, amici, colleghi, conoscenti e sconosciuti, si sono dimostrati molto interessati e sorpresi delle modalità di pubblicazione di un libro. I non addetti ai lavori sono spesso convinti che basti saper scrivere per avere successo, come se pubblicazione e visibilità nelle librerie venissero in automatico. Non è certo così! Il numero di scrittori professionisti in Italia si conta sulle dita delle mie e sue mani; questo a fronte di oltre 60000 nuove pubblicazioni ogni anno. Considerando che circa 3 case editrici su 4 chiedono un contributo all’autore per pubblicare, la vera domanda che vorrei che mi fosse rivolta è: “Cosa sei disposto a fare pur di pubblicare?” Al che risponderei con fermezza: “Tutto, ad esclusione di ciò che rovinerebbe il mio stesso lavoro”. E pagare per pubblicare è il miglior modo per buttare alle ortiche la propria opera. A quelli non ancora convinti, risponderei con una domanda: “Pagheresti mai per lavorare?”

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Libro-Mania

Ringrazio Nicoletta per la bella recensione, che riporto di seguito, de La gabbia invisibile nel blog Libro-Mania.

http://www.libro-mania.com/la-gabbia-invisibile/

La gabbia invisibile

Autore: Stefano Baldoni
Categorie: Letteratura d’Avventura, Letteratura Gialla, Letteratura Sci-Fi, Libri di Esordienti
Recensione scritta da: Nicoletta Stecconi

Valutazione libro: (Media: 9.0/10 – Voti: 4)

Gabbia invisibile BaldoniSette individui, sei uomini e una donna accettano di partecipare alla fase sperimentale di un nuovo gioco di ruolo virtuale, un gioco all’avanguardia che segna il passaggio a una nuova era tecnologica nel campo dei videogiochi . Due di loro, Alessandro e Adriano sono direttamente impiegati anche nella parte informatica, essendo programmatori della società che se ne occupa, la Star&Shine Software. L’amministratore delegato Emanuele Ghilardi e lo psichiatra Dottor Anselmi guidano l’esperimento con direttive precise e controlli medici a livello psico-fisico. Nel romanzo d’esordio di Stefano Baldoni ‘La gabbia invisibile’, però, nulla è come sembra. Il racconto si apre con il suicidio di uno dei giocatori, Fabio Boschetti, e l’entrata in gioco dell’investigatore Fegiz che, insieme alla vedova di Fabio, si troverà nella necessità di indagare, al di fuori di ogni via ufficiale, sull’intricata rete di connessioni tra gli eventi che si susseguono ad un ritmo incalzante e la società Star&Shine Software, dietro la quale si nascondono alti poteri occulti. Veramente interessante l’idea portante del romanzo, dove gli intrighi e la trama complottistica rappresentano una profonda metafora della condizione politica e sociale del mondo contemporaneo, nel quale le parole dell’autore ben rappresentano lo stato di torpore in cui risulta ormai incastrata un’umanità sempre più vittima di se stessa, e dove l’unica salvezza è rappresentata dalla Fuga da se stessi: … Le oppressioni sono tante, troppe, viviamo in un mondo dove è qualcuno a decidere per tutti. L’ignoranza è la culla in cui dormire, riposare, dimenticare. Quando le domande diventano troppe e senza risposata è meglio girarsi dall’altra parte, fare finta che non ci sia alcuna domanda … … La nostra società si divide in greggi e pastori. Il gregge è la massa, il popolo. Il pastore deve essere abile a dirigere il gregge secondo leggi rigorose, ma non deve mai dimenticare di fare delle piccole concessioni … Molto bravo l’autore nella trasposizione dei personaggi che si alternano nel racconto ad un ritmo veloce e accattivante, svelando man mano gli aspetti più reconditi delle proprie personalità. Un romanzo che si legge d’un fiato, ricco di spunti  filosofici e gerghi informatici, scritto bene e dispensatore di rivelazioni che fanno riflettere. Peccato per il finale che, a mio avviso, si stacca dal resto della trama avvicinandosi al thriller, con accadimenti un po’ troppo rocamboleschi. Avrei preferito che si lasciasse più spazio all’interpretazione del lettore, magari giocando di più sulla possibilità che veramente tutto ciò che è simulazione possa rappresentare veramente la realtà o viceversa, in modo che la domanda posta sulla copertina (Credi davvero di essere libero?) rimanga per sempre un dubbio. E anche voi, affezionati lettori di Libro-mania, credete davvero di essere liberi?

La gabbia invisibile, 9.0 out of 10 based on 4 ratings

Recensione de La gabbia invisibile nel blog La Contorsionista di Parole Book Blog

Un’altra bella recensione de La gabbia invisibile ad opera di Veronica nel blog La Contorsionista di Parole Book Blog

http://francescast84.blogspot.it/2013/07/la-gabbia-invisibile-recensione.html

Riporto di seguito il testo:

21 luglio 2013

La gabbia invisibile di Stefano Baldoni [recensione]
LA GABBIA INVISIBILE
di
Stefano Baldoni
Editore: Greco&Greco
Pagine: 314
ISBN: 9788879806978
Prezzo: € 12,50
Il commissario Fabrizio Fegiz esamina una scena del delitto che vede il ritrovamento del corpo di Fabio Boschetti, con la gola tagliata e un biglietto d’addio a testimoniare la sua volontà d’essersi suicidato.
Questa versione non convince, ma il commissario è costretto ad archiviare ufficialmente il caso e a convocare la moglie, Elena Paci, per renderla al corrente di sviluppi e conclusioni.
Fabio partecipava da qualche tempo al gruppo di simulazione di una realtà virtuale all’avanguardia, in grado di rivoluzionare il panorama dei videogiochi. Al progetto, gestito dalla compagnia Star&Shine Software, prende parte un gruppo di dieci elementi, coinvolti in tre tappe del gioco di ruolo. La simulazione prevede, inoltre, l’assunzione di farmaci e un’attività di controllo della mente, più precisamente dei sogni. Da attività solitaria, l’esperimento ha l’obiettivo di inserire contemporaneamente le identità fittizie dei giocatori in una unica.
I punti interrogativi si fanno strada e tutto non è come sembra, a partire dagli organizzatori dello stesso esperimento di realtà virtuale, manovrati da persone molto più in alto di loro e disposte a tutto pur di portare a compimento il lavoro.
A indagare sulla vicenda sono la stessa moglie di Fabio, la psicologa Elena, e ill commissario Fegiz: insieme scoprono la vita parallela di Fabio, condizionata da fobie inquietanti, delle quali Elena non si era mai accorta.
Originale l’idea di fondo del romanzo d’esordio di Stefano Baldoni: l’autore immagina un gruppo di dieci persone, vere e proprie “cavie”, le quali devono testare una realtà virtuale futuristica, che nasconde un segreto terribile. Le loro vite sono costantemente in pericolo, ma loro non lo sanno: credono di partecipare a un progetto come un altro, che ha dalla sua caratteristiche innovative degne di considerazione.
Affascinante l’idea di manipolazione dei sogni: portare i “giocatori” a sognare solo quello che i progettisti vogliono, al fine di controllare la loro esistenza in quella che sarà la vita reale.
Non siamo di fronte a un semplice thriller, ma a un romanzo che affronta in maniera puntuale, ma mai troppo articolata, tutta una serie di temi: dall’uso delle nuove tecnologie nella sperimentazione di una realtà virtuale, al controllo delle menti e dei sogni, fino alle ragioni che possono spingere a sacrificare l’altro per ottenere sempre più potere.
Il livello di suspence è palpabile, sempre di più quando si entra nel vivo della narrazione: l’incipit è già invitante e accompagna il lettore dentro una trama che non è rivolta solo agli appassionati di videogiochi (anche perché mi avrebbe persa in partenza).
Peccato per la scarsa caratterizzazione di alcuni personaggi, che impedisce di entrare in piena sintonia con loro. Nel complesso, un romanzo coinvolgente, scritto in maniera semplice e lineare. Consigliato!
Veronica

La leggenda del vento – Stephen King

La leggenda del vento - Stephen KingVoto: 6,5

Titolo: La leggenda del vento

Autore: Stephen King

Genere: Fantasy

Editore: Sperling & Kupfer

Consigliato: A chi NON ha letto i romanzi della serie La Torre Nera

 

TRAMA ORIGINALE

Lo starkblast è una tempesta di violenza inimmaginabile, un vento gelido che trasforma in statua di ghiaccio tutto ciò che trova sulla sua strada. Quando lo starkblast infuria, solo tre cose possono salvarti: solide pareti, un focolare, una buona storia per scaldare il cuore nella notte paurosa. E se il narratore è Roland il pistolero, uno dei più grandi personaggi creati da Stephen King, il racconto è pura magia della pagina che si anima e prende vita. Sorpresi dalla tormenta durante il cammino, Roland e i suoi compagni trovano rifugio in uno spettrale villaggio abbandonato. Qui, barricati nell’unico edificio sicuro, aspettano l’alba ascoltando affascinati ben due storie, l’una racchiusa nell’altra come scatole cinesi. La prima è un drammatico episodio della giovinezza di Roland: un tempo, il padre lo mandò ai confini del territorio ad affrontare uno skin-man, un mutante capace di trasformarsi in un orribile essere animalesco che mangia carne umana e che già ha lasciato una lunga scia di sangue. La seconda è la vicenda fantastica che, in quell’occasione, in una notte altrettanto infernale, Roland – ancora un ragazzo lui stesso – raccontò al piccolo Bill, l’unico testimone di una di quelle stragi. Mentre l’assassino si aggirava nell’ombra e raffiche polverose frustavano ululando le mura di pietra, Roland, per fare coraggio al bambino, ritrovò ricordi sepolti nella memoria. Una fiaba che l’aveva cullato tanto tempo prima la sera, tratta dai Racconti magici dell’Eld, e usata da sua madre per farlo addormentare: la storia di Tim Stoutheart è un tesoro senza tempo che vive per tutti noi. Una vera leggenda. Stephen King rivisita la serie-capolavoro della Torre Nera con questa splendida digressione e fa l’en plein. I fan della saga vi riconosceranno i personaggi e le atmosfere indimenticabili, e i nuovi lettori potranno godersi un’opera avvincente e autonoma dove ritrovare tutta la magia di un grande narratore.

 

Quando, per puro caso, in libreria ho preso in mano il libro e letto “un romanzo della Torre Nera” mi era venuta l’acquolina in bocca. Ho amato Roland Deschain e il suo ka-tet, ho divorato i sette libri della serie e mi aspettavo grandi cose da questo nuovo episodio della saga. Cronologicamente collocato tra il quarto e il quinto episodio (La sfera del buio e I lupi del calla), La leggenda del vento è in realtà uno spin-off, due storie intrecciate una dentro l’altra, che Roland racconta ai suoi compagni di viaggio al riparo di una vecchia costruzione abbandonata, davanti al fuoco, mentre fuori infuria lo starkblast, una tempesta gelida che distrugge tutto ciò che incontra.

 

Nelle prime pagine si respira aria di medio-mondo, si ritrovano i tratti principali dei personaggi che hanno reso epica la serie, si ha la sensazione che durante la narrazione verremo a sapere cose nuove su Roland, Jake, Susannah, Eddie, ma non sarà così. La prima storia che Roland racconta davanti al fuoco è la storia dello Skin-man, un mutante che si nutre di carne umana, con cui Roland ha avuto a che fare durante la sua giovinezza. La seconda è una storia nella storia e dà il titolo al romanzo: La leggenda del vento. Il giovane Roland la racconta a un bambino, il piccolo Bill, l’unico superstite dell’ennesima strage compiuta dallo Skin-man. È la storia del piccolo e coraggioso Tim, che per salvare la madre dalla violenza del patrigno, abbandona la sua casetta e si inoltra nella Foresta Infinita. Tim, su consiglio di un losco figuro venuto da Gilead, che tanto ricorda l’Uomo in Nero, è alla ricerca del leggendario mago Maerlyn, per ottenere da lui una cura per sua madre, privata della vista dalla violenza del marito.

 

La capacità di King di creare ambientazioni suggestive è ben nota e certamente si apprezza anche in questo romanzo, ma l’impressione è che il “Re” stavolta non si sia impegnato più di tanto. La seconda storia è molto carina, attraverso il giovane Tim scopriamo luoghi e atmosfere fantastici; lungo il viaggio ne apprezziamo le paure, le speranze e la capacità di stupirsi tipiche di un bambino. La prima storia invece, quella dello Skin-man, non lascia il segno: si riconoscono le atmosfere del medio-mondo, ma non si fa apprezzare per originalità. In più devo dire che ho fatto fatica a riconoscervi il giovane Roland.

 

Nel complesso il romanzo è più che godibile, ma credo che gli appassionati della serie potrebbero rimanerne delusi. A livello di contenuti si aggiunge poco o nulla a quanto già si conosceva dei personaggi principali, se si esclude una rivelazione sulla madre di Roland nel finale. Paradossalmente penso che potrebbe essere apprezzato di più da chi non ha ancora letto gli altri romanzi della Torre Nera.

 

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Le pagine di Sharma e QLibri

Una nuova, bella recensione de La gabbia invisibile ad opera di Sharma, presente nel blog della stessa autrice Le Pagine di Sharma e nel portale QLibri

http://lepaginedisharma.it/la-gabbia-invisibile/

http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/gialli,-thriller,-horror/la-gabbia-invisibile/

Riporto di seguito il testo:

La gabbia invisibile

Scritto il da 

La trama della Gabbia invisibile apparentemente sembra complicata per le tante voci che lo compongono, in realtà risulta immediata e facile nell’entrarci.

Siamo in Italia , oggi, circa dieci persone partecipano ad un progetto scientifico virtuale che dovrebbe dare vita ad un nuovo modo di concepire e vivere i videogiochi , il gioco dei ruoli.  Mediante simulazioni prima guidate e poi solitarie in casa propria, sono vari livelli di preparazione e addestramento. Le persone vengono sottoposte  anche somministrazione farmacologica non autorizzata affinché si possa arrivare oltre, non scegliersi solo una nuova identità virtuale ma poter confluire tutti nella medesima realtà, contemporaneamente. Un progetto ambizioso portato avanti da una grossa società di software, la Star&Shine.

Ma le cose non stanno affatto così, questa società è manovrata molto in alto da un potere politico e governativo, le motivazioni non sono quelle di creare un nuovo videogioco ma quello si far soggiacere alla volontà di un singolo, di un potente più persone possibili, renderli seguaci sostenitori contro la loro volontà mentale, formare degli automi ma che pensino di se stessi di essere liberi. Ma le simulazioni e le somministrazioni di farmaci cominciano a dare dei problemi, un primo uomo si suicida (o viene ucciso?) senza motivazione apparente, un secondo uomo verrà colto da infarto. Cosa sta accadendo realmente che la Star&Shine non aveva previsto? Cosa gli sta sfuggendo di mano? Perché tra le cavie, perché di fatto sono queste, è stato introdotto sotto falsa identità un killer? Perché immettere un virus nel programma all’insaputa degli stessi programmatori? A chi risponde questo killer? Perché le persone in maniera diversa continuano a sentirsi male con disturbi della percezione della realtà? Su tutte queste domande iniziano ad indagare il commissario Fegis ed Elena, la moglie del presunto uomo suicida, per loro, da subito, è parso chiaro che le carte sul tavolo non c’erano tutte, qualcuno stava barando! Si viaggia in maniera onirica tra realtà e realtà virtuale. Chi dei due avrà la meglio?

Consigliato per un profondo ed interessantissimo messaggio che aiuta a riflettere. Vero non vero, siamo pilotati, dal cibo, dalle cose?  se sì, da chi? e per quale scopo? Per quello che ci racconta l’autore rispondere potrebbe alienarci!

Romanzo ben fatto con ottimi colpi di scena, ci lega fino alla fine.Se si deve per forza trovare una pecca lo considero un po’ troppo articolato, fa perdere la concentrazione nel fluire della narrazione, ma è una piccola sciocchezza considerato che è una bella opera prima! Promosso a pieni voti!

“E cosa deve fare il buon pastore per riuscire a mantenere il controllo? Allargare i confini del pascolo, creare fonti di sfogo alternative, manipolare le informazioni, distogliere l’attenzione dalle cose più importanti e dirottarle su cose di poco conto. In altre parole, agire come un prestigiatore: far vedere cose che in realtà non ci sono e non mostrare la realtà delle cose.”

 

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Writer’s Dream

Nuova recensione de La gabbia invisibile, ad opera di Matthew Swift nel blog Writer’s Dream.

http://www.writersdream.org/forum/topic/17269-la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni/

Riporto di seguito il testo.

baldoni__gabbia.jpg

Titolo: La gabbia invisibile

Autore: Stefano Baldoni

Editore: Greco&Greco

ISBN: 978-88-7980-697-8

Formato: cartaceo

Prezzo: 12,50€

Numero pagine: 312

 

 

Disclaimer #1 – Questa non è assolutamente una recensione. Io sono negato a scriverne, ho come un meccanismo intrinseco al mio essere che me lo impedisce. Più che come una recensione, vedete questo thread come un insieme per nulla omogeneo di impressioni.

Disclaimer #2 – Sapete quelle persone in grado di recensire di tutto senza mai dire una parola di troppo sulla trama, sui colpi di scena e sul finale? Ecco, dimenticatevele. Io non riesco a parlare di un’opera senza infilare spoiler dopo spoiler (ovvero rivelazioni, per quelli che non masticano l’inglese). Perciò siete avvertiti, ci saranno spoiler a iosa, a partire da subito. D’altronde questa non è una recensione, quindi perché seguire le regole delle recensioni, giusto?

Trama
La gabbia invisibile ruota attorno alla Star&Shine Software, un’azienda italiana (la migliore del paese, a quanto si evince dal libro) produttrice di software videoludici. La Star&Shine Software è stata incaricata dal governo di sviluppare il Progetto, all’apparenza un sistema di gioco di ruolo virtuale, ma dietro al quale si cela il tentativo di influenzare i giocatori a comprare determinati beni. Il Progetto è in fase sperimentale e come “cavie” abbiamo dieci Giocatori (di sesso, occupazione ed età diverse) ai quali vengono somministrati farmaci con effetti collaterali da non prendere alla leggera. I Giocatori sono anche tenuti a collegarsi a degli elettrodi, la notte, e riportare su un quaderno alla mattina presto ciò che hanno sognato.
Uno di questi, Fabio, viene trovato morto all’inizio del romanzo. Per il commissario Fegiz si tratta di omicidio, ma non fa in tempo a rendersene conto che i suoi superiori gli fanno pressione affinché bolli il tutto come suicidio. A Fegiz ciò non va giù e a poco a poco fornisce indizi ad Elena, la vedova di Fabio, affinché scopra la verità.

Un altro Giocatore viene ritrovato morto a distanza di qualche mese e le cose precipitano quando Roberto, un ex militare che sotto l’identità di Walter lavorava al Progetto, smette di prendere ordini dal direttore della Star&Shine Software e rapisce Luca, anch’egli un Giocatore. Luca è l’unico dei dieci, infatti, a essere immune ai condizionamenti del gioco. Il perché è dovuto a un incidente avvenuto un paio d’anni addietro, cosa che Roberto non sa ma che farà di tutto per sapere.

Impressioni generali sul libro
La gabbia invisibile è un libro che si fa leggere. Lo collocherei appena sopra la media, ma non oltre.

Il narratore è esterno al racconto e onnisciente. Questo non sarebbe un male, se solo venisse tenuto un po’ sottocontrollo. Non ho nulla col descrivere le impressioni di più personaggi alla volta quando si trovano nello stesso luogo (anche se il salto da una mente all’altra può dare il mal di testa), ma ho trovato fastidioso lo stare accanto a un personaggio nel punto X e poi, appena formato un numero di telefono, venire catapultato accanto a un altro personaggio nel punto Y e tornare subito dopo al personaggio iniziale. Oltretutto, il narratore onnisciente ha tolto un bel po’ di suspense, dato che il lettore sa quasi tutto di tutti, entrando e uscendo dalle loro teste senza problemi.

Onestamente non sono riuscito a connettermi con nessun personaggio, certi non approfonditi abbastanza, altri mostrati come costruiti attorno a una sola idea (la fissa di Adriano per l’ex; i dubbi di Luca sul futuro della relazione con Monica; ecc.). Sono però riuscito a odiarne alcuni.
Luca è uno dei personaggi più odiosi che abbia incontrato negli ultimi mesi. Quando verso il finale viene rapito e legato da Roberto, non fa che domandare “Che cosa?” “Perché?” “Che cosa?”. Fossi stato io l’assassino l’avrei ucciso da un bel po’.
Roberto è il solito orfano preso e trasformato dall’esercito in un super soldato assassino, ma che poi s’ammoscia quando deve uccidere un bambino che gli ricorda se stesso. Che poi, okay che nel governo ci sono persone sentimentali che a Roberto ci tengono, però non mi sembra tanto intelligente dargli soldi, donne, immobili e quant’altro dopo che è diventato inutile. Toglierlo di mezzo sarebbe stata la cosa più sensata da fare.
Elena che non sa quello che vuole. Fegiz cerca di farle capire cos’è accaduto a Fabio e lei gli domanda il perché. Va bene che sei sconvolta, ma non lo vuoi sapere il motivo per cui è stato ucciso tuo marito? Poi capisce di essere attratta dalla verità, ma non smette di lagnarsi.

II direttore della Star&Shine Software è una roccia davanti ai dipendenti e un agnellino quando si tratta di parlare col sottosegretario del ministro. Certo, capisco l’inginocchiarsi e il leccare i piedi per continuare a campare, ma non mi dire che rimani senza parole quando il sottosegretario ti dice qualcosa che tu già sai e dovresti aspettarti.

Quando ho letto inizialmente la quarta di copertina mi aspettavo una trama diversa. Qualcosa del tipo: varie persone attorno al mondo perdono la vita dopo aver giocato a un determinato gioco, un pinco pallino capisce la connessione e inizia a indagare tra cospirazioni e cose varie. Non è quello che ho trovato aprendo il libro; il che non è necessariamente un male, dico solo che avevo un’idea diversa in mente.

In quanto thriller onirico ciò che più desideravo era la componente da thriller. Ovvero, suspense, mistero e colpi di scena imprevedibili. La struttura narrante e il POV onnisciente hanno rovinato gran parte di ciò. Personalmente avrei optato per una narrazione incentrata prevalentemente su Fegiz ed Elena, alternando i loro punti di vista senza mai allontanarmi dalla cosiddetta telecamera sulla spalla. La Star&Shine Software l’avrei lasciata nell’ombra per qualche capitolo, per poi scoprirne un pezzo alla volta, un giocatore dopo l’altro, quelli che sono i capi, il passato del dottore, e così via. Da ciò deriverebbe anche un approccio diverso a quello che è il climax principale, con Roberto e Luca a confronto.

Infine, sulle trecentododici pagine direi che cinquanta si potevano facilmente levare senza nulla togliere alla narrazione.

Impressioni sulla confezione

Amo la copertina 8-bit, è questa che mi ha fatto avvicinare al libro all’inizio. Il formato poi è molto carino e le pagine sono bianchissime! (sì, lo so, considerazione inutile, ma, come dicono gli inglesi, I have a thing per le pagine bianche).

Ora, la mia impressione è che l’editing non sia stato eseguito in maniera approfondita. Ho trovato:
– periodi lunghi e stancanti;
– ripetizioni della stessa parola all’interno del medesimo paragrafo;

– un cambio di temporalità dal passato al presente (e in un caso al futuro prossimo anziché anteriore) che non si può spiegare nemmeno tirando in mezzo il passato storico.

Non ho apprezzato molto la trascrizione delle grida per mezzo della ripetizione delle vocali (ad esempio: “Aiuutooooooo!”

Curiosità: la scelta di scrivere le parti dell’antagonista utilizzando una font diversa (calibri?) è dell’autore o dell’editore? Si può sapere il motivo? Non mi ha dato fastidio, sono solo molto curioso del perché.

Non ho letto nessun altro libro edito da Greco&Greco, però se c’è stata una cosa snervante in La gabbia invisibile è la resa dei dialoghi.

“Dialogo!”.

Ecco, io non vedo il senso per quel punto esterno al dialogo dopo che la frase all’interno delle virgolette è stata già conclusa con un punto normale, di domanda o di esclamazione. Proprio non riesco a capirlo.

Conclusione
Come ho detto verso l’inizio, La gabbia invisibile è un libro che si fa leggere. Buono come opera prima, ma poteva essere migliore, per narrazione e personaggi.

La gabbia invisibile su Il Gazzettino e La Nuova Venezia

La gabbia invisibile ha fatto la sua prima apparizione nei quotidiani, lo scorso Mercoledì 15 Maggio, in occasione della presentazione alla libreria Feltrinelli di Mestre.

Ne Il Gazzettino, sezione Cultura&Spettacoli:

Gazzettino 15 Maggio 2013

Ne La Nuova Venezia, sezione Giorno&Notte:

La nuova Venezia 15 Maggio 2013

Presentazione de La gabbia invisibile alla Feltrinelli di Mestre, Mercoledì 15 Maggio 2013

Mercoledì 15 Maggio, presso la libreria Feltrinelli di Mestre, si è tenuta la terza presentazione de La gabbia invisibile.

Un altro piccolo successo, un altro piccolo passo. Il merito però è vostro, che mi aiutate e supportate, che vi interessate a ciò che faccio. Siete la mia più grande fortuna.

Un grazie particolare ad Annalisa, per essermi sempre accanto, in attesa di recuperare il tempo che sto togliendo a noi; a Claudia, per essere così brava da far venire tutto così naturale e spontaneo; all’Università Popolare di Mestre per aver appoggiato e patrocinato l’evento; alla libreria Feltrinelli di Mestre per la disponibilità; a tutti quelli che sono intervenuti.

Feltrinelli Mestre - Stefano  Feltrinelli Mestre - Claudia presenta

Feltrinelli Mestre - Stefano parla  Feltrinelli Mestre - Gente

 

Presentazione de La gabbia invisibile alla Feltrinelli di Mestre Mercoledì 15 Maggio 2013

Mercoledì 15 Maggio 2013, alle ore 18:00, presenterò il mio romanzo, La gabbia invisibile, alla libreria Feltrinelli di Mestre, al sesto piano del Centro Commerciale Le Barche, in Piazza XXVII Ottobre.

Vi aspetto!

Presentazione Feltrinelli Mestre 15 Maggio 2013

La gabbia invisibile “sbarca” a Venezia

La gabbia invisibile è ora disponibile anche a Venezia, presso la libreria Giunti al Punto, in Strada Nuova, vicino al Casinò.

Rio Terà Maddalena 2001/2/3, Venezia, tel: 041 5243728

Giunti Venezia

Presentazione de La gabbia invisibile a Camponogara (Ve), Venerdì 15 Marzo 2013

Davanti a oltre 60 persone, nella suggestiva cornice della Sala Consiliare del Comune di Camponogara, si è tenuta lo scorso Venerdì 15 Marzo la seconda presentazione de La gabbia invisibile.
Ringraziare chi è intervenuto e chi ha contribuito a far sì che la serata sia filata liscia non è un dovere, ma un autentico piacere. Il merito è di tutti voi!
Un grazie al Comune di Camponogara e all’Università Popolare di Camponogara per aver patrocinato l’evento e per il supporto.
Un grazie e un abbraccio a chi mi ha accompagnato in questa avventura:
Annalisa, Claudia, Daniele, Puppet, Dionisyos, Valentina ed Enrico.

Un po’ di foto…

0 - Camponogara - Claudia parla  1 - Camponogara - Claudia parla con gente

2 - Camponogara - Stefano parla con gente

4 - Camponogara - Gente5 - Camponogara - Firma

…e i video della presentazione

Presentazione de La gabbia invisibile del 22 Febbraio alla Feltrinelli di Padova

Eravate in tanti alla prima presentazione de La gabbia invisibile, lo scorso 22 Febbraio a Padova. Un’ora in compagnia tra domande, risposte, letture brani e proiezione del booktrailer.
Un grazie di cuore a chi è intervenuto e a chi mi ha accompagnato in questa avventura:
Annalisa, per essere sempre al mio fianco.
Claudia, per aver accettato di presentare il romanzo.
Daniele, per il booktrailer.
Puppet, per le musiche del booktrailer.
Dionisyos, per l’accompagnamento musicale alle letture dei brani.
Valentina e Massimiliano, per le foto.

2 - Parla   3 - Claudia legge5 - Parla2   4 - Gente7 - Firma   8 - Firma2

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Mondoscrittura

Un’altra recensione de La gabbia invisibile, ad opera della strega Grimilde del blog Mondoscrittura.

Riporto di seguito il testo.

Scritto da il 1 – mar – 2013
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Titolo: LA GABBIA INVISIBILE
Autore: STEFANO BALDONI
Editore: GRECO & GRECO
Genere: POLIZIESCO /SCI-FI
Pagine: 314
Prezzo: € 12,50
ISBN: 9788879806978

Un futuristico esperimento di realtà virtuale che avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo dei videogiochi si tinge di giallo in seguito alla misteriosa morte di uno dei protagonisti. Elena Paci, psicoterapeuta e moglie della vittima, non crede alle motivazioni poco credibili della polizia e delle istituzioni che cercano con tutti i mezzi di insabbiare l’accaduto. Dietro al gioco di ruolo si nasconde, infatti, un progetto delirante di manipolazione mentale, orchestrato da mani abili e influenti. Elena, in un percorso doloroso e contorto, scoprirà che in questa strana realtà parallela, fatta di elettrodi, reti neurali, computer, farmaci proibiti, codici e sogni che si confondono con la realtà, nulla è ciò che sembra essere.

L’incipit di questo romanzo potrebbe far pensare a un poliziesco old style, dove Fegiz, un funzionario intuitivo e appassionato, è alle prese con il classico uomo che sembra essere “stato suicidato” per implicazioni sociopolitiche. A incorniciare il quadro dei cliché c’è l’immancabile vedova, che altra professione non poteva svolgere se non quella di psicologa, che già dal primo incontro intenerisce e attrae il nostro commissario spingendolo a uscire dai canali tradizionali d’indagine per aiutarla nella ricerca della verità.

Dopo questo prologo, indubbiamente di stampo tradizionale, si entra lentamente – forse troppo lentamente – nel vivo della storia, iniziando a inanellare una lunga serie di personaggi di paragrafo in paragrafo. L’introduzione di tutte queste figure, più che alla conoscenza del lettore sembra mirata solo a costruire la trama: Elena, Luca, Adriano, Alessandro e tutti gli altri sono cavie inconsapevoli di un losco esperimento portato avanti da una software house, che ufficialmente sta sviluppando un nuovo gioco di ruolo, in cui è necessario collegare i giocatori a macchinari in grado di controllare le loro reazioni psicofisiche; ufficiosamente, invece, alle cavie viene somministrato un farmaco dalle pericolose controindicazioni per uno scopo assai poco nobile.

Inizialmente la decisione di spostare il focus dall’inchiesta a una serie di figure apparentemente slegate tra loro potrebbe risultare piuttosto destabilizzante: in poche pagine ci troviamo di fronte a una miriade di nomi che risulta davvero difficile metabolizzare. Questa scelta implica anche l’impossibilità di creare empatia con i protagonisti, le cui personalità non vengono approfondite in maniera sufficiente. Ben presto però ci si accorge che ne “La gabbia invisibile” non sono i personaggi a fare la storia, ma viceversa: si parte da un’idea e ci si costruisce attorno uno scenario complesso e intricato. Le tante figure introdotte da Baldoni appaiono dunque come burattini narrativi, necessari a dare ordine a una trama che si basa sul dualismo reale-virtuale, sfruttando passaggi onirici e giocando sull’incapacità di distinguere il sogno dalla realtà. In mezzo ci sono giochi di potere e messaggi, non troppo subliminali, su quanto la nostra quotidianità sia condizionata dalle manipolazioni, mediatiche e non solo.

Nel complesso “La gabbia invisibile” è un testo che si lascia leggere, presentando però alcuni difetti che a mio parere ne compromettono la piena maturità; partendo da un’analisi puramente narratologica c’è da dire che la scelta di puntare tutto sull’idea è piuttosto rischiosa: un romanzo dovrebbe avere un personaggio – o più di uno – che funga da motore della macchina narrativa. Quando questo manca, la storia si trascina stancamente fino alla fine senza che ci si senta mai realmente coinvolti; l’impossibilità di immedesimarsi, di fare proprie le storie dei protagonisti, proietta il lettore nel ruolo di spettatore passivo, costretto a seguire le vicende dall’esterno senza riuscire mai a entrarci dentro veramente.

Ne “La gabbia invisibile” vengono introdotti molti elementi d’interesse che però non appaiono sfruttati a dovere, preferendo mescolarli in un gran calderone di azioni e reazioni prive di un vero e proprio supporto motivazionale. La mancanza di un attore principale, di una mente più analizzata e sviscerata, in grado di guidare il lettore attraverso la storia si fa sentire parecchio, poiché ci troviamo di fronte a un romanzo che trae la propria forza dal tentativo di descrivere il fragile equilibrio tra razionale e irrazionale, tra potere e debolezza, tra reale e irreale, tra moralità e corruzione. Quello che mi è piaciuto meno è proprio la scarsa caratterizzazione dei personaggi, unita a delle scelte un po’ troppo stereotipate che stridono con l’atmosfera di modernità di cui il romanzo è impregnato.

Manca dunque un vero e proprio elemento di spicco, quel quid che rimanga impresso nella memoria, in grado di sganciare il testo dai cliché per farlo brillare di luce propria. Credo che con qualche sequenza descrittiva in meno e un po’ di coraggio narrativo in più, “La  gabbia invisibile” sarebbe potuto essere un testo più ricco e accattivante.

VALUTAZIONE: sufficiente