Archivi tag: realtà virtuale
Intervista nel blog Le Pagine di Sharma
Intervista a opera di Sharma nel blog Le Pagine di Sharma
http://lepaginedisharma.it/la-gabbia-invisibile/
2. I suoi studi (Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni) sono stati fondamentali o ha avuto l’appoggio e la consulenza di esperti nel settore?
Diciamo che il forma mentis scolastico mi ha aiutato non poco per quanto riguarda le parti più tecniche relative alla Simulazione.La passione per i codici e la crittografia viene sempre dal mio percorso formativo, anche se ho avuto modo di affinarla solo negli ultimi anni, grazie alla lettura di alcuni libri illuminanti. Non tutti sanno che, ad esempio, la sicurezza delle transazioni economiche in Internet è legata alla crittografia: il numero della nostra carta di credito non viaggia in chiaro in rete, ma viene codificato, cioè reso irriconoscibile per chi non è in possesso della chiave per risalire al numero di partenza. È un mondo affascinante, e non solo per chi ama la matematica e i numeri. Per quanto riguarda termini medici, come definizioni di neuropsicologia, patologie mentali e principi attivi di farmaci, ho avuto la fortuna di avere una fonte autorevole in casa…
3. Se la devo dire tutta, la parte che più mi ha lasciata di stucco (ma piacevolmente, narrativamente parlando) è stato il colpo di scena del tradimento di un’amicizia decennale fra due protagonisti, tutto e solo per il vile denaro. Non te lo aspetti proprio, o meglio vorresti che non accadesse mai. È stato narrato per esperienza vissuta o esigenze di trama?
Penso sia capitato a tutti di rimanere delusi da alcune amicizie che non si sono rivelate poi come tali. Anche a me, naturalmente, è successo. Ma un vero e proprio tradimento come descritto nel romanzo, per fortuna, no. E non lo auguro a nessuno. Diciamo che la scelta è stata dettata dalla trama: avevo bisogno di un colpo di scena in quel punto del romanzo e il tradimento calzava a pennello. Il movente è tanto banale quanto indisponente per la sua subdola mediocrità: il denaro non è mai il fine, ma il mezzo, spesso il più semplice, per ottenere ciò che si vuole senza fatica.
4. Le rivolgo le domande che ho posto nella mia recensione: Vero non vero, siamo pilotati, dal cibo, dalle cose? se sì, da chi? e per quale scopo? Siamo manipolati o manipolabili? Lei ci crede realmente?
Scrivere ti fa anche riflettere, elaborare pensieri che altrimenti fluttuerebbero nella testa senza soluzione di continuità. E poi in un romanzo si può prendere un concetto che ha un fondo di verità ed estremizzarlo, spettacolarizzarlo, renderlo ridicolo o grottesco. Credo che alla base ci sia del vero: l’ambiente ci condiziona, come potrebbe essere altrimenti? Pubblicità, luoghi comuni, modelli comportamentali, moralità, perbenismo, dogmi, consuetudini sociali. Mano a mano che il romanzo prendeva vita, mi chiedevo con sempre maggior inquietudine se siamo o meno padroni delle nostre scelte. Non ho trovato una risposta, ma ho fatto una considerazione: scegliere significa prendere, tra due o più possibilità, quella che più ci soddisfa in seguito a una valutazione fatta sulle informazioni in nostro possesso su quel determinato argomento. Se le informazioni sono pilotate o sbagliate, come può la nostra scelta essere libera e consapevole? Internet e i media, come in un gigantesco calderone globale, mettono tutto a disposizione. La mole delle informazioni è enorme e in continua crescita, per non naufragare in questo mare servono tempo e, soprattutto, curiosità, per non accontentarsi della prima risposta, la più semplice e, spesso, fuorviante.
5. Sono rimasta molto colpita dal suo estro e dal suo stile, le auguro molta fortuna, ma mi dedichi un ultimo minuto, cosa vuole far sapere al suo pubblico, mi dica quella domanda che mai nessuno le ha rivolto a cui lei vuole tanto rispondere…
Tutte le persone con cui sono venuto a contatto in merito al libro, amici, colleghi, conoscenti e sconosciuti, si sono dimostrati molto interessati e sorpresi delle modalità di pubblicazione di un libro. I non addetti ai lavori sono spesso convinti che basti saper scrivere per avere successo, come se pubblicazione e visibilità nelle librerie venissero in automatico. Non è certo così! Il numero di scrittori professionisti in Italia si conta sulle dita delle mie e sue mani; questo a fronte di oltre 60000 nuove pubblicazioni ogni anno. Considerando che circa 3 case editrici su 4 chiedono un contributo all’autore per pubblicare, la vera domanda che vorrei che mi fosse rivolta è: “Cosa sei disposto a fare pur di pubblicare?” Al che risponderei con fermezza: “Tutto, ad esclusione di ciò che rovinerebbe il mio stesso lavoro”. E pagare per pubblicare è il miglior modo per buttare alle ortiche la propria opera. A quelli non ancora convinti, risponderei con una domanda: “Pagheresti mai per lavorare?”
Recensione de La gabbia invisibile nel blog Writer’s Dream
Nuova recensione de La gabbia invisibile, ad opera di Matthew Swift nel blog Writer’s Dream.
http://www.writersdream.org/forum/topic/17269-la-gabbia-invisibile-stefano-baldoni/
Riporto di seguito il testo.
Titolo: La gabbia invisibile
Autore: Stefano Baldoni
Editore: Greco&Greco
ISBN: 978-88-7980-697-8
Formato: cartaceo
Prezzo: 12,50€
Numero pagine: 312
Disclaimer #1 – Questa non è assolutamente una recensione. Io sono negato a scriverne, ho come un meccanismo intrinseco al mio essere che me lo impedisce. Più che come una recensione, vedete questo thread come un insieme per nulla omogeneo di impressioni.
Disclaimer #2 – Sapete quelle persone in grado di recensire di tutto senza mai dire una parola di troppo sulla trama, sui colpi di scena e sul finale? Ecco, dimenticatevele. Io non riesco a parlare di un’opera senza infilare spoiler dopo spoiler (ovvero rivelazioni, per quelli che non masticano l’inglese). Perciò siete avvertiti, ci saranno spoiler a iosa, a partire da subito. D’altronde questa non è una recensione, quindi perché seguire le regole delle recensioni, giusto?
Trama
La gabbia invisibile ruota attorno alla Star&Shine Software, un’azienda italiana (la migliore del paese, a quanto si evince dal libro) produttrice di software videoludici. La Star&Shine Software è stata incaricata dal governo di sviluppare il Progetto, all’apparenza un sistema di gioco di ruolo virtuale, ma dietro al quale si cela il tentativo di influenzare i giocatori a comprare determinati beni. Il Progetto è in fase sperimentale e come “cavie” abbiamo dieci Giocatori (di sesso, occupazione ed età diverse) ai quali vengono somministrati farmaci con effetti collaterali da non prendere alla leggera. I Giocatori sono anche tenuti a collegarsi a degli elettrodi, la notte, e riportare su un quaderno alla mattina presto ciò che hanno sognato.
Uno di questi, Fabio, viene trovato morto all’inizio del romanzo. Per il commissario Fegiz si tratta di omicidio, ma non fa in tempo a rendersene conto che i suoi superiori gli fanno pressione affinché bolli il tutto come suicidio. A Fegiz ciò non va giù e a poco a poco fornisce indizi ad Elena, la vedova di Fabio, affinché scopra la verità.
Un altro Giocatore viene ritrovato morto a distanza di qualche mese e le cose precipitano quando Roberto, un ex militare che sotto l’identità di Walter lavorava al Progetto, smette di prendere ordini dal direttore della Star&Shine Software e rapisce Luca, anch’egli un Giocatore. Luca è l’unico dei dieci, infatti, a essere immune ai condizionamenti del gioco. Il perché è dovuto a un incidente avvenuto un paio d’anni addietro, cosa che Roberto non sa ma che farà di tutto per sapere.
Impressioni generali sul libro
La gabbia invisibile è un libro che si fa leggere. Lo collocherei appena sopra la media, ma non oltre.
Il narratore è esterno al racconto e onnisciente. Questo non sarebbe un male, se solo venisse tenuto un po’ sottocontrollo. Non ho nulla col descrivere le impressioni di più personaggi alla volta quando si trovano nello stesso luogo (anche se il salto da una mente all’altra può dare il mal di testa), ma ho trovato fastidioso lo stare accanto a un personaggio nel punto X e poi, appena formato un numero di telefono, venire catapultato accanto a un altro personaggio nel punto Y e tornare subito dopo al personaggio iniziale. Oltretutto, il narratore onnisciente ha tolto un bel po’ di suspense, dato che il lettore sa quasi tutto di tutti, entrando e uscendo dalle loro teste senza problemi.
Onestamente non sono riuscito a connettermi con nessun personaggio, certi non approfonditi abbastanza, altri mostrati come costruiti attorno a una sola idea (la fissa di Adriano per l’ex; i dubbi di Luca sul futuro della relazione con Monica; ecc.). Sono però riuscito a odiarne alcuni.
Luca è uno dei personaggi più odiosi che abbia incontrato negli ultimi mesi. Quando verso il finale viene rapito e legato da Roberto, non fa che domandare “Che cosa?” “Perché?” “Che cosa?”. Fossi stato io l’assassino l’avrei ucciso da un bel po’.
Roberto è il solito orfano preso e trasformato dall’esercito in un super soldato assassino, ma che poi s’ammoscia quando deve uccidere un bambino che gli ricorda se stesso. Che poi, okay che nel governo ci sono persone sentimentali che a Roberto ci tengono, però non mi sembra tanto intelligente dargli soldi, donne, immobili e quant’altro dopo che è diventato inutile. Toglierlo di mezzo sarebbe stata la cosa più sensata da fare.
Elena che non sa quello che vuole. Fegiz cerca di farle capire cos’è accaduto a Fabio e lei gli domanda il perché. Va bene che sei sconvolta, ma non lo vuoi sapere il motivo per cui è stato ucciso tuo marito? Poi capisce di essere attratta dalla verità, ma non smette di lagnarsi.
II direttore della Star&Shine Software è una roccia davanti ai dipendenti e un agnellino quando si tratta di parlare col sottosegretario del ministro. Certo, capisco l’inginocchiarsi e il leccare i piedi per continuare a campare, ma non mi dire che rimani senza parole quando il sottosegretario ti dice qualcosa che tu già sai e dovresti aspettarti.
Quando ho letto inizialmente la quarta di copertina mi aspettavo una trama diversa. Qualcosa del tipo: varie persone attorno al mondo perdono la vita dopo aver giocato a un determinato gioco, un pinco pallino capisce la connessione e inizia a indagare tra cospirazioni e cose varie. Non è quello che ho trovato aprendo il libro; il che non è necessariamente un male, dico solo che avevo un’idea diversa in mente.
In quanto thriller onirico ciò che più desideravo era la componente da thriller. Ovvero, suspense, mistero e colpi di scena imprevedibili. La struttura narrante e il POV onnisciente hanno rovinato gran parte di ciò. Personalmente avrei optato per una narrazione incentrata prevalentemente su Fegiz ed Elena, alternando i loro punti di vista senza mai allontanarmi dalla cosiddetta telecamera sulla spalla. La Star&Shine Software l’avrei lasciata nell’ombra per qualche capitolo, per poi scoprirne un pezzo alla volta, un giocatore dopo l’altro, quelli che sono i capi, il passato del dottore, e così via. Da ciò deriverebbe anche un approccio diverso a quello che è il climax principale, con Roberto e Luca a confronto.
Infine, sulle trecentododici pagine direi che cinquanta si potevano facilmente levare senza nulla togliere alla narrazione.
Impressioni sulla confezione
Amo la copertina 8-bit, è questa che mi ha fatto avvicinare al libro all’inizio. Il formato poi è molto carino e le pagine sono bianchissime! (sì, lo so, considerazione inutile, ma, come dicono gli inglesi, I have a thing per le pagine bianche).
Ora, la mia impressione è che l’editing non sia stato eseguito in maniera approfondita. Ho trovato:
– periodi lunghi e stancanti;
– ripetizioni della stessa parola all’interno del medesimo paragrafo;
– un cambio di temporalità dal passato al presente (e in un caso al futuro prossimo anziché anteriore) che non si può spiegare nemmeno tirando in mezzo il passato storico.
Non ho apprezzato molto la trascrizione delle grida per mezzo della ripetizione delle vocali (ad esempio: “Aiuutooooooo!”
Curiosità: la scelta di scrivere le parti dell’antagonista utilizzando una font diversa (calibri?) è dell’autore o dell’editore? Si può sapere il motivo? Non mi ha dato fastidio, sono solo molto curioso del perché.
Non ho letto nessun altro libro edito da Greco&Greco, però se c’è stata una cosa snervante in La gabbia invisibile è la resa dei dialoghi.
“Dialogo!”.
Ecco, io non vedo il senso per quel punto esterno al dialogo dopo che la frase all’interno delle virgolette è stata già conclusa con un punto normale, di domanda o di esclamazione. Proprio non riesco a capirlo.
Conclusione
Come ho detto verso l’inizio, La gabbia invisibile è un libro che si fa leggere. Buono come opera prima, ma poteva essere migliore, per narrazione e personaggi.
Presentazione de La gabbia invisibile alla Feltrinelli di Mestre Mercoledì 15 Maggio 2013
La gabbia invisibile – booktrailer
In primo piano
Booktrailer de La gabbia invisibile.
Un grazie di cuore a Daniele, Puppet e Silvia.
Video a cura di Daniele, danidadog@gmail.com
Fotografie a cura di Silvia, www.silviapasquetto.com
Musiche a cura di Puppet, www.puppetweb.net