Recensioni

Si può pretendere di scrivere senza leggere? Io credo di no. La prima regola per chi vuole avventurarsi nel mondo della scrittura è essere prima di tutto un lettore vorace.

Autori diversi, generi diversi, epoche diverse. Come unico filo conduttore la fame di libri, l’odore delle pagine, il voler sapere come va a finire, la ricerca di un’emozione.

E poi, alla fine della lettura, riprendere il libro, soppesarlo, rifletterci sopra, interiorizzare un concetto, stampare nella memoria una situazione, ricordare un brivido provato leggendo quella particolare riga.

Così ho pensato di creare questa sezione del sito, dove inserirò le recensioni dei libri che ho letto e che leggerò. Mi piacerebbe che questa diventasse una sezione condivisa con voi.

Se volete inviarmi le vostre recensioni, di qualsiasi libro, sarò lieto di pubblicarle. Perché sarà comunque un segno del nostro passaggio.

Inviami la tua recensione!

La biblioteca dei morti - Glenn Cooper

 

07/04/2013

Recensione di Stefano Baldoni

La biblioteca dei morti – Glenn Cooper

 

 

 

Il libro delle anime

 

12/04/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Il libro delle anime – Glenn Cooper

 

 

 

 

Se ti abbraccio non avere paura - Fulvio Ervas

 

21/04/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Se ti abbraccio non aver paura – Fulvio Ervas

 

 

 

 

Sia fatta la tua volontà - Stefano Baldi

 

12/05/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Sia fatta la tua volontà – Stefano Baldi

 

 

 

 

L'esca - José Carlos Somoza

 

29/05/2013

Recensione di Stefano Baldoni

L’esca – José Carlos Somoza

 

 

 

 

 

Eclissi - Francesco Mastinu

 

 

13/07/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Eclissi – Francesco Mastinu

 

 

 

 

La leggenda del vento - Stephen King

 

21/07/2013

Recensione di Stefano Baldoni

La leggenda del vento – Stephen King

 

 

 

XY - Sandro Veronesi

 

08/08/2013

Recensione di Stefano Baldoni

XY – Sandro Veronesi

 

 

 

La collezionista di profumi proibiti - Kathleen Tessaro

 

21/08/2013

Recensione di Claudia Andreato

La collezionista di profumi proibiti – Kathleen Tessaro

 

 

 

Inferno - Dan Brown

 

26/08/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Inferno – Dan Brown

 

 

 

Venti corpi nella neve - Giuliano Pasini

 

03/11/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Venti corpi nella neve – Giuliano Pasini

 

 

 

Il fuoco nell'anima - Gianpiero Possieri

 

24/11/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Il fuoco nell’anima – Gianpiero Possieri

 

 

 

Tre secondi - Roslung & Hellstrom

 

30/12/2013

Recensione di Stefano Baldoni

Tre secondi – Roslund & Hellstrom

 

 

 

Il suggeritore - Donato Carrisi

 

03/05/2014

Recensione di Stefano Baldoni

Il Suggeritore – Donato Carrisi

 

 

 

Lo spettro - Jo Nesbo

 

11/05/2014

Recensione di Stefano Baldoni

Lo spettro – Jo Nesbo

Il fuoco nell’anima – Gianpiero Possieri

Il fuoco nell'anima - Gianpiero PossieriVoto: 7,0

Titolo: Il fuoco nell’anima

Autore: Gianpiero Possieri

Genere: Giallo / Thriller

Editore: Sogno Edizioni, 2011

Consigliato: SI

 

TRAMA ORIGINALE

«Io credo che a volte succedano cose delle quali non abbiamo il controllo. Situazioni imprevedibili che attraversano la nostra esistenza. Quando capitano, siamo portati a compiere delle scelte. Siamo noi quindi, con le nostre decisioni, più o meno inconsce, a essere artefici del nostro destino. E credo anche che la scelta più insignificante sia in grado di influenzare tutta la nostra vita, nel bene e nel male. Può farci prendere strade che mai avremmo immaginato. Può essere una linea di confine fra la fortuna e la sfortuna, fra la vita e la morte».  Carlo, brillante studente e appassionato di criminologia, sognava di diventare un grande scrittore e di conquistare Chiara, sua compagna di classe. Manuel, invece, era animato da una forte passione per il giornalismo. Passano gli anni, Manuel diventa un cronista d’assalto senza scrupoli, Carlo un insegnante di italiano, che nel tempo libero collabora come criminologo per la polizia locale. Un macabro ritrovamento, identico a un altro avvenuto dieci anni prima, cambia per sempre le loro esistenze.  Oggi Carlo trascina la propria vita fra alcool e psicofarmaci, in uno sperduto paese di montagna, passando le giornate di fronte a una grande tela bianca. Ma un giorno Manuel torna a bussare alla sua porta, spettro di un passato che crede sepolto e che lo costringerà a fare i conti col suo destino.

Gianpiero Possieri, l’autore di questo bel romanzo, non c’è più. Una brutta malattia se l’è portato via lo scorso 11 Gennaio. Aveva la mia età. Ci eravamo conosciuti virtualmente in un forum che promuove l’editoria sana, il Writer’s Dream, casa e rifugio per autori esordienti e aspiranti tali. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona, ma gli sono grato per i consigli che ha saputo dare a tanti che, come me e come lui, cercano di farsi strada nel difficile mondo delle Case Editrici. Avevo acquistato il suo secondo romanzo, Il fuoco nell’anima, al Pisa Book festival nel 2011, incuriosito dalle tante recensioni positive che aveva ottenuto. Oggi, per caso, ho ripreso in mano questo libro, e mi sono chiesto per buoni dieci minuti se avesse senso scriverne la recensione ora, che sono passati un paio d’anni dalla lettura. E mi sono risposto che sì, un senso ce l’ha e ce l’avrà sempre, perché un libro è un modo per lasciare un segno del nostro passaggio, e scriverne la recensione mi ricorderà che Gianpiero ha comunque toccato anche la mia vita.

La vicenda si svolge in un ventennio, dal 1988 al 2008 e si sviluppa in tre piani temporali distinti. I due protagonisti, Carlo, che sogna di diventare un scrittore di thriller e Manuel, che sogna di diventare un cronista d’assalto, sono amici dai tempi della scuola nel ’88. In questi vent’anni le loro vite si intrecciano e si separano, a causa principalmente dell’arrivismo di Manuel. Suo fratello, Samuel, lavora nella polizia locale e li coinvolgerà in un evento misterioso accaduto nella loro scuola. Evento che si ripeterà poi nel ’98, portando a un tragico epilogo per Carlo. I due protagonisti si ritroveranno infine nel 2008, e vincendo i vecchi dissapori e le reciproche accuse, si metteranno sulle tracce del responsabile dello sconvolgimento delle loro vite, il misterioso Michele.

Devo dire di aver fatto un po’ di fatica all’inizio, per due diversi motivi: la storia non decollava, e i tre piani temporali mi sono risultati un po’ ostici. In alcuni punti ho fatto fatica a distinguere i personaggi e collocarli nel corretto periodo temporale. Dopo circa una cinquantina di pagine, invece, la lettura è stata molto più fluida e coinvolgente. L’intreccio nel complesso funziona, mantiene la suspence e non c’è nulla di banale o scontato. Un paio di appunti: la vendetta di Michele risulta un po’ esagerata, e la scena del ritrovamento in galleria è sì giustamente drammatica, ma forse poco dettagliata.

Molte le chiavi di lettura. Bello il messaggio portato dai due protagonisti: la vita può dividere, ma un’amicizia vera non ha fretta, sa aspettare e resistere e, alla fine, vincere su tutto. Un altro bel messaggio è quello legato a Carlo: non si può fuggire da se stessi. Arriva un momento nella vita, per quanto lo si possa procastinare, in cui si dovrà lottare contro i propri fantasmi. E c’è sempre una seconda possibilità.

Buona l’alternanza tra momenti di riflessione e azioni. Buono anche il mix tra azioni e dialoghi. L’autore riesce a disegnare le scene in maniera chiara senza eccedere nelle descrizioni. Buona anche le chiusure dei capitoli: tengono vivo l’interesse e la voglia di leggere la pagina successiva.
Forse lo stile, soprattutto nei dialoghi, risulta in alcuni punti un po’ troppo “corretto”, poco adatto forse ad un thriller. Sono convinto sia stata una precisa scelta stilistica, ma la concitazione di alcune scene avrebbe forse richiesto un linguaggio un po’ più spinto, anche scurrile in alcuni punti.
Qualche volta i dialoghi mi sono sembrati un po’ affettati e fini a se stessi, soprattutto quando è Carlo a parlare. Anche se, a onor del vero, fa parte del suo personaggio l’essere logorroico.

Carlo è certamente ben descritto e delineato, e risulta decisamente il personaggio principale. Non si riesce a provare simpatia per Manuel che, seppur indirettamente, è la causa della morte della moglie di Carlo. Forse volutamente l’autore non ne ha approfondito carattere e psicologia, ma così ìl lettore non riesce a perdonare il suo arrivismo. La psicologia di Michele avrebbe invece meritato un approfondimento: non facendolo, il lettore dà una spiegazione puramente razionale alla sua vendetta. E, in quest’ottica, risulta poco credibile o quantomeno fortemente esagerata.

Nel complesso è un bel thriller e il finale chiude perfettamente il cerchio. Mi spiace non potermi aspettare un’altra opera di questo autore. Mi spiace un sacco. Gianpiero aveva un nick name nel forum dove l’ho conosciuto e dove sarà per sempre una celebrità, ed è con quel nome che vorrei salutarlo: ciao Jack.

Venti corpi nella neve – Giuliano Pasini

Venti corpi nella neve - Giuliano Pasini

Voto: 6,5

Titolo: Venti corpi nella neve

Autore: Giuliano Pasini

Genere: Giallo / Thriller

Editore: Timecrime, 2012

Consigliato: SI

 

 

TRAMA ORIGINALE

Case Rosse, minuscolo borgo nell’Appennino tosco-emiliano, ha un primato: è la sede del commissariato più piccolo d’Italia, diretto da Roberto Serra – che viene da Roma ed è considerato uno ed fòra – con l’aiuto dell’agente Manzini. Non succede mai nulla se non qualche rissa tra ubriachi il sabato sera. Ma la notte del Capodanno del 1995 una telefonata sveglia Manzini in piena notte. Ci sono tre cadaveri al Prà grand, uccisi senza pietà. I due poliziotti accorrono sul luogo del delitto e uno spettacolo raccapricciante si presenta ai loro occhi: un uomo, una donna e una bambina sono stati colpiti a morte da distanza ravvicinata con un fucile. È un’esecuzione, senza alcun dubbio. Ma non ci sono schizzi di sangue intorno alle vittime e la loro posizione non combacia con la traiettoria degli spari. A chi appartengono questi corpi straziati che chiedono giustizia? Chi ha violato la pace di quel piccolo paese perso tra le montagne, e per quale motivo? E perché così tanta violenza da sorprendere anche un uomo come Roberto Serra, abituato a omicidi ben più efferati? Per il commissario comincerà un’indagine che lo porterà a rivivere il passato del luogo in cui si è rifugiato, e ad affrontare i demoni che albergano nella sua anima e nel suo cuore.

 

Mi sono avvicinato a Venti corpi nella neve, romanzo d’esordio di Giuliano Pasini, finalista del concorso Io Scrittore 2012, sponsorizzato dal gruppo editoriale Mauri Spagnol, grazie al consiglio di un amico. Avevo quindi delle aspettative molto alte che, devo dire, sono state in parte disilluse.

 

L’autore tratteggia con una certa maestria un paesino perso nell’Appennino tra Bologna e Modena, Case Rosse, e i suoi abitanti che guardano di sottecchi gli “stranieri”, cioè tutti quanti vengono ed fòra, come il commissario Roberto Serra, rifugiatosi lì quattro anni prima per fuggire da un passato che vorrebbe dimenticare.
La mattina di Capodanno del 1995, il tranquillo tran-tran del paesino viene scosso da un evento terribile: tre corpi vengono rinvenuti davanti alla casa di uno degli abitanti. Un’intera famiglia sterminata a colpi di fucile da distanza ravvicinata: madre, padre e la loro unica figlia. Un’indagine che sembra risolversi velocemente, ma che si scopre invece essere legata a un’altra strage, avvenuta nello stesso paese nel Capodanno del 1945. Venti corpi nella neve, un massacro di massa ad opera delle SS guidate dal Boia dell’Appennino Enrico Zanarini che, seppur cresciuto in quei luoghi, scelse di arruolarsi tra le forze nazi-fasciste.
1945-1995: cinquant’anni in cui il paese non ha dimenticato le torture e gli orrori della guerra. Il passato ritorna e chiede il conto con gli interessi, conteggiati in cinque decenni in cui è mancata la giustizia dei martiri.
Anche il commissario Serra dovrà fare i conti con il passato, sotto la forma di Alice, ex mai dimenticata, con cui si troverà suo malgrado a indagare.

 

Bello il mix tra passato e presente, ben descritte alcune scene relative alla seconda guerra mondiale, specialmente quelle relative alla strage del Prà Grand. Nel complesso è un libro ben scritto, che si fa leggere, ma privo di guizzi a livello stilisto. I personaggi odorano di “già sentito” e, pur essendo sufficientemente descritti, non generano empatia. Forse il motivo è nella precisa scelta stilistica dell’autore: più asciutto che passionale, più scandinavo/anglosassone che italiano (nonostante le ambientazioni nostrane). Alcune scelte dell’autore mi hanno lasciato perplesso: la danza, ovvero la capacità di Serra di rivivere gli ultimi istanti delle vittime, è un che di soprannaturale che, a mio parere, stona con la storia, cupa e tremendamente reale.

 

Meglio la seconda parte, dove gli eventi si susseguono con una certa suspence, piuttosto che la prima, dove francamente la storia non decolla. Il lettore arriva a leggere il collegamento tra passato e presente ben prima del commissario Serra. Il finale è piuttosto scontato, l’autore cerca di stupire il lettore senza riuscirci. Personalmente, rimango sempre deluso quando indovino il colpevole.
Rimango comunque curioso per gli altri lavori di Giulianio Pasini, che non mancherò di leggere.

 

La collezionista di profumi proibiti – Kathleen Tessaro

Recensione di Claudia Andreato

La collezionista di profumi proibiti - Kathleen Tessaro

 

 

Titolo: La collezionista di profumi proibiti

Autore: Kathleen Tessaro

Editore: Newton Compton, 2013

 

 

TRAMA ORIGINALE

Londra, anni ’50. Grace Munroe è una ragazza della buona società londinese troppo curiosa e irrequieta per adattarsi al ruolo di moglie docile e accondiscendente. Sposata con un uomo ambizioso che aspira alla carriera politica, trascorre le sue giornate tra serate di gala e pranzi di rappresentanza.
Fino al giorno in cui riceve una lettera da uno studio legale parigino, che la informa di essere stata nominata beneficiaria di un’inaspettata eredità e che dovrà presentarsi personalmente a Parigi a prenderne possesso.
Grace non esita a partire e, arrivata nella romantica ville lumière, viene a sapere che la sua benefattrice era una certa Eva d’Orsey, una ricca signora francese che, però, lei non ha mai conosciuto… Solo quando si imbatterà in un negozietto di profumi sulla Rive Gauche, sopravvissuto alla guerra ma chiuso da tempo, Grace scoprirà la misteriosa storia di Madame d’Orsey, una donna straordinaria che aveva letteralmente stregato l’alta società di New York e Parigi negli anni ’20. Un viaggio seducente e irresistibile nel passato, dalla New York del jazz ai casinò di Monte Carlo, tra tradimenti, amori e vendette, sulla romantica scia di un intenso, inebriante profumo.

Nello scegliere un libro, non mi fermo mai alla quarta di copertina, ai commenti – talvolta anche prestigiosi – o alle recensioni che leggo da quotidiani, riviste di settore o che sento in giro. No! Non mi basta. Cerco qualcosa in più.

Il titolo ad esempio. Il titolo deve saper evocare, rimandare ad una dimensione poetica, ispirare. Ecco, il titolo mi deve ispirare. E poi l’immagine di copertina: il soggetto, l’accostamento cromatico, lo sfondo. Alcune copertine sono opere d’arte, che colpiscono la sfera ‘irrazionale’ dell’osservatore.

Non importa se con questi criteri di scelta, così poco ‘professionali’ e così tanto infantili – forse superficiali -, mi avventuro nella lettura di un libro diverso da come l’immaginavo: è un rischio che mi piace correre.

Mi passa tra le mani La collezionista di profumi proibiti. In copertina una donna di spalle veste un’ampia gonna con balze sottostanti, rifinite di merletti stile Ottocento, forse. No, la copertina non fa per me, ma il titolo… Il titolo sì. C’è la parola profumo. Adoro il profumo, indossarlo, sentirmi accarezzata dalla sua fragranza. È qualcosa che si fonde con me, che talvolta esalta la mia personalità, talvolta la nasconde. Mi piace annusare il profumo degli altri, osservare come lo indossano, fermarmi a sentire il profumo dei luoghi, dell’aria in una sera d’estate o della notte. Insomma, questo è il libro per me!

Non avendo neanche letto la quarta di copertina,  mi avvicino alle prime pagine senza avere idea della storia. La struttura narrativa si presenta duplice: da un lato un racconto ambientato a Parigi con protagonista madame d’Orsey; dall’altro Grace Munroe, moglie di un arrivista ed egoista uomo politico, si accinge a partecipare con un’amica ad uno dei memorabili party della Londra anni ’50.

Se dalle prime pagine il libro mi sembra il classico romanzo un po’ frivolo di cui non ho voglia in questo momento – me ne è già bastato uno di recente -, tanto che sono pronta ad abbandonarlo, leggendo finalmente la quarta di copertina mi rendo conto che succederà qualcosa di inaspettato a sconvolgere la vita di Grace. Bastava solo un po’ di pazienza nella lettura ed ecco che, proprio quando Grace si sta preparando per la festa, riceve una lettera da un avvocato parigino, che la informa di essere l’unica beneficiaria dell’eredità di Eva d’Orsey. Per Grace si tratta di una donna sconosciuta; per il lettore invece è la donna che osservava Parigi in una mattina d’inverno dalla finestra del suo appartamento: una donna inquieta, con un grande dolore, impegnata ad organizzare qualcosa, tra cui un viaggio; una donna per la quale l’unico anestetico era l’alcool.

Angosciata da una triste scoperta relativa alla vita del marito, Grace decide di abbandonare Londra e l’ottuso perbenismo dell’alta borghesia cui appartiene dal momento del matrimonio, per raggiungere lo studio legale di Parigi e gettar luce così sull’eredità ricevuta dalla sconosciuta Eva d’Orsey.

È a questo punto che il lettore viene proiettato nella New York degli anni ’20 e ritrova una ragazzina orfana, Eva d’Orsey, che si appresta a lavorare in uno degli hotel più lussuosi della città. Qui Eva incontra persone provenienti da tutto il mondo, tra cui un’affascinante donna parigina che col suo assistente crea profumi.

Il tempo del romanzo si sdoppia quindi, alternando le vicende della giovane Eva d’Orsey a quelle di Grace, che tenta in tutti i modi di scoprire la verità, proiettandosi nel mondo del profumo, oltre che nella vita e negli spazi di madame d’Orsey.

Credo che uno dei passi del romanzo che, più di qualunque altro, illustra il senso di un profumo, sia dato dalle parole di un profumiere parigino cui Grace si rivolge per saperne di più su una formula misteriosa ritrovata in un negozio ormai abbandonato, in cui aveva lavorato tempo prima anche madame d’Orsey:

Vede, niente è più immediato, più completo del senso dell’olfatto. In un attimo, ha il potere di trasportarci. Il nostro olfatto si collega non al ricordo in sé, ma all’emozione che abbiamo provato in quel momento. Ricreare un ricordo olfattivo è una delle sfide più impegnative e suggestive possibili. È poesia nella sua formula più immediata’ (p. 165).

Sarà proprio la vecchia titolare di quel negozio a chiarire a Grace molti dettagli a lei sconosciuti e ad aiutarla a capire chi fosse madame d’Orsey e quali legami avessero. Soltanto una volta scoperta la verità, Grace capirà l’importanza del testamento e della volontà di madame d’Orsey di renderla economicamente indipendente, per concederle il diritto di scegliere.

Un romanzo che, muovendosi tra le fragranze di un profumo, tratteggia, senza alcun pregiudizio, personalità femminili alquanto affascinanti e moderne.

Intervista nel blog Le Pagine di Sharma

Intervista a opera di Sharma nel blog Le Pagine di Sharma

http://lepaginedisharma.it/la-gabbia-invisibile/

 

1.  Il suo romanzo è molto d’attualità: potere politico, indagini insabbiate, potere mediatico, amicizie tradite, assenza di valori, mancanza di rispetto per l’uomo e per la sua vita. Tutto questo materiale proviene da esperienza personale o è puro frutto della sua fantasia? Ci faccia stare tranquilli (anche se sappiamo che è tutto vero). Ci racconti un po’ da dove nasce l’idea?

L’idea è nata in seguito alla lettura di un libro, Il meraviglioso mondo del sonno di Peretz Lavie, consigliatomi dalla mia compagna, psicologa e psicoterapeuta, circa sette anni fa. In questo testo, il sonno e i sogni vengono analizzati da un punto di vista fisiologico: perché serve dormire, quali sono le aree del cervello interessate, i sogni come esperienza cognitiva e come la realtà può influenzarli. Ho pensato che i sogni potessero diventare l’elemento centrale e portante di un esperimento di realtà virtuale, altro argomento che mi ha sempre affascinato. L’idea della manipolazione mentale è venuta quasi da sé, data l’attualità del tema. Lo scopo era far riflettere su quanto la realtà sia ormai fin troppo “modellizzata” e di come la ricerca del potere e del profitto siano ormai più importanti della dignità umana. La stesura del romanzo ha richiesto complessivamente quasi tre anni, un periodo lungo in cui l’idea iniziale si è evoluta, sviluppata in modi che hanno stupito perfino me. Tutto è cominciato la sera del 26 Dicembre 2006, nella pizzeria dove lavoravo nei fine settimana per arrotondare: su un tovagliolo, di getto, scrivo il prologo. Poi, nelle ore successive, lo passo al computer. Così è iniziata un’avventura che spero non finisca mai.

2. I suoi studi (Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni) sono stati fondamentali o ha avuto l’appoggio e la consulenza di esperti nel settore?

Diciamo che il forma mentis scolastico mi ha aiutato non poco per quanto riguarda le parti più tecniche relative alla Simulazione.La passione per i codici e la crittografia viene sempre dal mio percorso formativo, anche se ho avuto modo di affinarla solo negli ultimi anni, grazie alla lettura di alcuni libri illuminanti. Non tutti sanno che, ad esempio, la sicurezza delle transazioni economiche in Internet è legata alla crittografia: il numero della nostra carta di credito non viaggia in chiaro in rete, ma viene codificato, cioè reso irriconoscibile per chi non è in possesso della chiave per risalire al numero di partenza. È un mondo affascinante, e non solo per chi ama la matematica e i numeri. Per quanto riguarda termini medici, come definizioni di neuropsicologia, patologie mentali e principi attivi di farmaci, ho avuto la fortuna di avere una fonte autorevole in casa…

3.  Se la devo dire tutta, la parte che più mi ha lasciata di stucco (ma piacevolmente, narrativamente parlando) è stato il colpo di scena del tradimento di un’amicizia decennale fra due protagonisti, tutto e solo per il vile denaro. Non te lo aspetti proprio, o meglio vorresti che non accadesse mai. È stato narrato per esperienza vissuta o esigenze di trama?

Penso sia capitato a tutti di rimanere delusi da alcune amicizie che non si sono rivelate poi come tali. Anche a me, naturalmente, è successo. Ma un vero e proprio tradimento come descritto nel romanzo, per fortuna, no. E non lo auguro a nessuno. Diciamo che la scelta è stata dettata dalla trama: avevo bisogno di un colpo di scena in quel punto del romanzo e il tradimento calzava a pennello. Il movente è tanto banale quanto indisponente per la sua subdola mediocrità: il denaro non è mai il fine, ma il mezzo, spesso il più semplice, per ottenere ciò che si vuole senza fatica.

4. Le rivolgo le domande che ho posto nella mia recensione: Vero non vero, siamo pilotati, dal cibo, dalle cose? se sì, da chi? e per quale scopo? Siamo manipolati o manipolabili? Lei ci crede realmente?

Scrivere ti fa anche riflettere, elaborare pensieri che altrimenti fluttuerebbero nella testa senza soluzione di continuità. E poi in un romanzo si può prendere un concetto che ha un fondo di verità ed estremizzarlo, spettacolarizzarlo, renderlo ridicolo o grottesco. Credo che alla base ci sia del vero: l’ambiente ci condiziona, come potrebbe essere altrimenti? Pubblicità, luoghi comuni, modelli comportamentali, moralità, perbenismo, dogmi, consuetudini sociali. Mano a mano che il romanzo prendeva vita, mi chiedevo con sempre maggior inquietudine se siamo o meno padroni delle nostre scelte. Non ho trovato una risposta, ma ho fatto una considerazione: scegliere significa prendere, tra due o più possibilità, quella che più ci soddisfa in seguito a una valutazione fatta sulle informazioni in nostro possesso su quel determinato argomento. Se le informazioni sono pilotate o sbagliate, come può la nostra scelta essere libera e consapevole? Internet e i media, come in un gigantesco calderone globale, mettono tutto a disposizione. La mole delle informazioni è enorme e in continua crescita, per non naufragare in questo mare servono tempo e, soprattutto, curiosità, per non accontentarsi della prima risposta, la più semplice e, spesso, fuorviante.

5. Sono rimasta molto colpita dal suo estro e dal suo stile, le auguro molta fortuna, ma mi dedichi un ultimo minuto, cosa vuole far sapere al suo pubblico, mi dica quella domanda che mai nessuno le ha rivolto a cui lei vuole tanto rispondere…

Tutte le persone con cui sono venuto a contatto in merito al libro, amici, colleghi, conoscenti e sconosciuti, si sono dimostrati molto interessati e sorpresi delle modalità di pubblicazione di un libro. I non addetti ai lavori sono spesso convinti che basti saper scrivere per avere successo, come se pubblicazione e visibilità nelle librerie venissero in automatico. Non è certo così! Il numero di scrittori professionisti in Italia si conta sulle dita delle mie e sue mani; questo a fronte di oltre 60000 nuove pubblicazioni ogni anno. Considerando che circa 3 case editrici su 4 chiedono un contributo all’autore per pubblicare, la vera domanda che vorrei che mi fosse rivolta è: “Cosa sei disposto a fare pur di pubblicare?” Al che risponderei con fermezza: “Tutto, ad esclusione di ciò che rovinerebbe il mio stesso lavoro”. E pagare per pubblicare è il miglior modo per buttare alle ortiche la propria opera. A quelli non ancora convinti, risponderei con una domanda: “Pagheresti mai per lavorare?”

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Libro-Mania

Ringrazio Nicoletta per la bella recensione, che riporto di seguito, de La gabbia invisibile nel blog Libro-Mania.

http://www.libro-mania.com/la-gabbia-invisibile/

La gabbia invisibile

Autore: Stefano Baldoni
Categorie: Letteratura d’Avventura, Letteratura Gialla, Letteratura Sci-Fi, Libri di Esordienti
Recensione scritta da: Nicoletta Stecconi

Valutazione libro: (Media: 9.0/10 – Voti: 4)

Gabbia invisibile BaldoniSette individui, sei uomini e una donna accettano di partecipare alla fase sperimentale di un nuovo gioco di ruolo virtuale, un gioco all’avanguardia che segna il passaggio a una nuova era tecnologica nel campo dei videogiochi . Due di loro, Alessandro e Adriano sono direttamente impiegati anche nella parte informatica, essendo programmatori della società che se ne occupa, la Star&Shine Software. L’amministratore delegato Emanuele Ghilardi e lo psichiatra Dottor Anselmi guidano l’esperimento con direttive precise e controlli medici a livello psico-fisico. Nel romanzo d’esordio di Stefano Baldoni ‘La gabbia invisibile’, però, nulla è come sembra. Il racconto si apre con il suicidio di uno dei giocatori, Fabio Boschetti, e l’entrata in gioco dell’investigatore Fegiz che, insieme alla vedova di Fabio, si troverà nella necessità di indagare, al di fuori di ogni via ufficiale, sull’intricata rete di connessioni tra gli eventi che si susseguono ad un ritmo incalzante e la società Star&Shine Software, dietro la quale si nascondono alti poteri occulti. Veramente interessante l’idea portante del romanzo, dove gli intrighi e la trama complottistica rappresentano una profonda metafora della condizione politica e sociale del mondo contemporaneo, nel quale le parole dell’autore ben rappresentano lo stato di torpore in cui risulta ormai incastrata un’umanità sempre più vittima di se stessa, e dove l’unica salvezza è rappresentata dalla Fuga da se stessi: … Le oppressioni sono tante, troppe, viviamo in un mondo dove è qualcuno a decidere per tutti. L’ignoranza è la culla in cui dormire, riposare, dimenticare. Quando le domande diventano troppe e senza risposata è meglio girarsi dall’altra parte, fare finta che non ci sia alcuna domanda … … La nostra società si divide in greggi e pastori. Il gregge è la massa, il popolo. Il pastore deve essere abile a dirigere il gregge secondo leggi rigorose, ma non deve mai dimenticare di fare delle piccole concessioni … Molto bravo l’autore nella trasposizione dei personaggi che si alternano nel racconto ad un ritmo veloce e accattivante, svelando man mano gli aspetti più reconditi delle proprie personalità. Un romanzo che si legge d’un fiato, ricco di spunti  filosofici e gerghi informatici, scritto bene e dispensatore di rivelazioni che fanno riflettere. Peccato per il finale che, a mio avviso, si stacca dal resto della trama avvicinandosi al thriller, con accadimenti un po’ troppo rocamboleschi. Avrei preferito che si lasciasse più spazio all’interpretazione del lettore, magari giocando di più sulla possibilità che veramente tutto ciò che è simulazione possa rappresentare veramente la realtà o viceversa, in modo che la domanda posta sulla copertina (Credi davvero di essere libero?) rimanga per sempre un dubbio. E anche voi, affezionati lettori di Libro-mania, credete davvero di essere liberi?

La gabbia invisibile, 9.0 out of 10 based on 4 ratings

La leggenda del vento – Stephen King

La leggenda del vento - Stephen KingVoto: 6,5

Titolo: La leggenda del vento

Autore: Stephen King

Genere: Fantasy

Editore: Sperling & Kupfer

Consigliato: A chi NON ha letto i romanzi della serie La Torre Nera

 

TRAMA ORIGINALE

Lo starkblast è una tempesta di violenza inimmaginabile, un vento gelido che trasforma in statua di ghiaccio tutto ciò che trova sulla sua strada. Quando lo starkblast infuria, solo tre cose possono salvarti: solide pareti, un focolare, una buona storia per scaldare il cuore nella notte paurosa. E se il narratore è Roland il pistolero, uno dei più grandi personaggi creati da Stephen King, il racconto è pura magia della pagina che si anima e prende vita. Sorpresi dalla tormenta durante il cammino, Roland e i suoi compagni trovano rifugio in uno spettrale villaggio abbandonato. Qui, barricati nell’unico edificio sicuro, aspettano l’alba ascoltando affascinati ben due storie, l’una racchiusa nell’altra come scatole cinesi. La prima è un drammatico episodio della giovinezza di Roland: un tempo, il padre lo mandò ai confini del territorio ad affrontare uno skin-man, un mutante capace di trasformarsi in un orribile essere animalesco che mangia carne umana e che già ha lasciato una lunga scia di sangue. La seconda è la vicenda fantastica che, in quell’occasione, in una notte altrettanto infernale, Roland – ancora un ragazzo lui stesso – raccontò al piccolo Bill, l’unico testimone di una di quelle stragi. Mentre l’assassino si aggirava nell’ombra e raffiche polverose frustavano ululando le mura di pietra, Roland, per fare coraggio al bambino, ritrovò ricordi sepolti nella memoria. Una fiaba che l’aveva cullato tanto tempo prima la sera, tratta dai Racconti magici dell’Eld, e usata da sua madre per farlo addormentare: la storia di Tim Stoutheart è un tesoro senza tempo che vive per tutti noi. Una vera leggenda. Stephen King rivisita la serie-capolavoro della Torre Nera con questa splendida digressione e fa l’en plein. I fan della saga vi riconosceranno i personaggi e le atmosfere indimenticabili, e i nuovi lettori potranno godersi un’opera avvincente e autonoma dove ritrovare tutta la magia di un grande narratore.

 

Quando, per puro caso, in libreria ho preso in mano il libro e letto “un romanzo della Torre Nera” mi era venuta l’acquolina in bocca. Ho amato Roland Deschain e il suo ka-tet, ho divorato i sette libri della serie e mi aspettavo grandi cose da questo nuovo episodio della saga. Cronologicamente collocato tra il quarto e il quinto episodio (La sfera del buio e I lupi del calla), La leggenda del vento è in realtà uno spin-off, due storie intrecciate una dentro l’altra, che Roland racconta ai suoi compagni di viaggio al riparo di una vecchia costruzione abbandonata, davanti al fuoco, mentre fuori infuria lo starkblast, una tempesta gelida che distrugge tutto ciò che incontra.

 

Nelle prime pagine si respira aria di medio-mondo, si ritrovano i tratti principali dei personaggi che hanno reso epica la serie, si ha la sensazione che durante la narrazione verremo a sapere cose nuove su Roland, Jake, Susannah, Eddie, ma non sarà così. La prima storia che Roland racconta davanti al fuoco è la storia dello Skin-man, un mutante che si nutre di carne umana, con cui Roland ha avuto a che fare durante la sua giovinezza. La seconda è una storia nella storia e dà il titolo al romanzo: La leggenda del vento. Il giovane Roland la racconta a un bambino, il piccolo Bill, l’unico superstite dell’ennesima strage compiuta dallo Skin-man. È la storia del piccolo e coraggioso Tim, che per salvare la madre dalla violenza del patrigno, abbandona la sua casetta e si inoltra nella Foresta Infinita. Tim, su consiglio di un losco figuro venuto da Gilead, che tanto ricorda l’Uomo in Nero, è alla ricerca del leggendario mago Maerlyn, per ottenere da lui una cura per sua madre, privata della vista dalla violenza del marito.

 

La capacità di King di creare ambientazioni suggestive è ben nota e certamente si apprezza anche in questo romanzo, ma l’impressione è che il “Re” stavolta non si sia impegnato più di tanto. La seconda storia è molto carina, attraverso il giovane Tim scopriamo luoghi e atmosfere fantastici; lungo il viaggio ne apprezziamo le paure, le speranze e la capacità di stupirsi tipiche di un bambino. La prima storia invece, quella dello Skin-man, non lascia il segno: si riconoscono le atmosfere del medio-mondo, ma non si fa apprezzare per originalità. In più devo dire che ho fatto fatica a riconoscervi il giovane Roland.

 

Nel complesso il romanzo è più che godibile, ma credo che gli appassionati della serie potrebbero rimanerne delusi. A livello di contenuti si aggiunge poco o nulla a quanto già si conosceva dei personaggi principali, se si esclude una rivelazione sulla madre di Roland nel finale. Paradossalmente penso che potrebbe essere apprezzato di più da chi non ha ancora letto gli altri romanzi della Torre Nera.

 

Recensione de La gabbia invisibile nel blog Le pagine di Sharma e QLibri

Una nuova, bella recensione de La gabbia invisibile ad opera di Sharma, presente nel blog della stessa autrice Le Pagine di Sharma e nel portale QLibri

http://lepaginedisharma.it/la-gabbia-invisibile/

http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/gialli,-thriller,-horror/la-gabbia-invisibile/

Riporto di seguito il testo:

La gabbia invisibile

Scritto il da 

La trama della Gabbia invisibile apparentemente sembra complicata per le tante voci che lo compongono, in realtà risulta immediata e facile nell’entrarci.

Siamo in Italia , oggi, circa dieci persone partecipano ad un progetto scientifico virtuale che dovrebbe dare vita ad un nuovo modo di concepire e vivere i videogiochi , il gioco dei ruoli.  Mediante simulazioni prima guidate e poi solitarie in casa propria, sono vari livelli di preparazione e addestramento. Le persone vengono sottoposte  anche somministrazione farmacologica non autorizzata affinché si possa arrivare oltre, non scegliersi solo una nuova identità virtuale ma poter confluire tutti nella medesima realtà, contemporaneamente. Un progetto ambizioso portato avanti da una grossa società di software, la Star&Shine.

Ma le cose non stanno affatto così, questa società è manovrata molto in alto da un potere politico e governativo, le motivazioni non sono quelle di creare un nuovo videogioco ma quello si far soggiacere alla volontà di un singolo, di un potente più persone possibili, renderli seguaci sostenitori contro la loro volontà mentale, formare degli automi ma che pensino di se stessi di essere liberi. Ma le simulazioni e le somministrazioni di farmaci cominciano a dare dei problemi, un primo uomo si suicida (o viene ucciso?) senza motivazione apparente, un secondo uomo verrà colto da infarto. Cosa sta accadendo realmente che la Star&Shine non aveva previsto? Cosa gli sta sfuggendo di mano? Perché tra le cavie, perché di fatto sono queste, è stato introdotto sotto falsa identità un killer? Perché immettere un virus nel programma all’insaputa degli stessi programmatori? A chi risponde questo killer? Perché le persone in maniera diversa continuano a sentirsi male con disturbi della percezione della realtà? Su tutte queste domande iniziano ad indagare il commissario Fegis ed Elena, la moglie del presunto uomo suicida, per loro, da subito, è parso chiaro che le carte sul tavolo non c’erano tutte, qualcuno stava barando! Si viaggia in maniera onirica tra realtà e realtà virtuale. Chi dei due avrà la meglio?

Consigliato per un profondo ed interessantissimo messaggio che aiuta a riflettere. Vero non vero, siamo pilotati, dal cibo, dalle cose?  se sì, da chi? e per quale scopo? Per quello che ci racconta l’autore rispondere potrebbe alienarci!

Romanzo ben fatto con ottimi colpi di scena, ci lega fino alla fine.Se si deve per forza trovare una pecca lo considero un po’ troppo articolato, fa perdere la concentrazione nel fluire della narrazione, ma è una piccola sciocchezza considerato che è una bella opera prima! Promosso a pieni voti!

“E cosa deve fare il buon pastore per riuscire a mantenere il controllo? Allargare i confini del pascolo, creare fonti di sfogo alternative, manipolare le informazioni, distogliere l’attenzione dalle cose più importanti e dirottarle su cose di poco conto. In altre parole, agire come un prestigiatore: far vedere cose che in realtà non ci sono e non mostrare la realtà delle cose.”

 

L’esca – José Carlos Somoza

L'esca - José Carlos Somoza

Voto: 7,5

Titolo: L’esca

Autore: José Carlos Somoza

Genere: Thriller

Editore: Mondadori

Consigliato: SI

 

TRAMA ORIGINALE

Lo chiamano lo “Spettatore”. È un killer spietato e semina morte fra le donne, in prevalenza prostitute e straniere, brutalmente torturate e fatte a pezzi. Diana Blanco è l’esca: addestrata dalla polizia di Madrid, a soli venticinque anni è la migliore, la più preparata, l’unica che può fermarlo. In un tempo in cui la tecnologia non basta da sola a catturare gli assassini, la polizia ha messo a punto un nuovo metodo che si basa sulla teoria dello psinoma, una sorta di codice genetico che identifica la personalità di un individuo attraverso il suo desiderio e il modo di soddisfarlo. Questa teoria risalirebbe addirittura a Shakespeare e sarebbe presente in tutte le sue opere. Le esche infatti si esercitano in veri e propri teatri, dove mettono in scena gli atteggiamenti, i gesti e i comportamenti indispensabili per agganciare gli assassini.
Ma lo Spettatore sembra sfuggire a qualsiasi profilo psicologico, manifestando addirittura personalità diverse e sfuggendo così a ogni tentativo di classificazione. Quando Diana Blanco scopre che sua sorella Vera è il prossimo obiettivo dello Spettatore, decide di giocarsi il tutto per tutto. Ha così inizio una corsa contro il tempo che la porterà fino al mostro, in un emozionante e terrificante gioco di sospetti e colpi di scena. Sarà un’esperienza sul filo della follia, oltre i confini del conoscibile, con un finale inquietante ed esplosivo. Diana dovrà anche fare i conti con il suo tragico passato senza poter contare nemmeno su chi le è più vicino, perché niente e nessuno è ciò che sembra. E l’orrore non ha mai una sola faccia. L’esca è un thriller originale che trasporta il lettore in un futuro non lontano, i cui veri protagonisti non sono solo i “buoni” e i “cattivi”, ma soprattutto le paure e le ossessioni che si nascondono dentro ognuno di noi.

Ho acquistato questo libro, lo ammetto, perché attratto dalla copertina. Non conoscevo nulla dell’opera e, tantomeno, dell’autore. È stata una piacevole sorpresa; l’autore spagnolo José Carlos Somoza non è, a torto, molto popolare in Italia e quest’opera sembra non aver spopolato. Ed è un peccato, perché è un bel libro.

 

L’autore riesce a proporsi con un thriller psicologico con alcune idee originali, fuori dagli schemi del thriller classico. La più originale risulta senz’altro essere lo psinoma, secondo cui la personalità di un individuo sarebbe guidata esclusivamente dal piacere e dalla ricerca della sua soddisfazione. La polizia di Madrid usa delle ragazze, spacciandole per prostitute, come esche per adescare un pericoloso serial killer, chiamato Lo Spettatore. Ciascuna di loro, e la protagonista Diana Blanco in particolare, è un’sperta dello psinoma. L’adescamento si baserebbe sull’influenzabilità e dipenza di ciascun individuo ad un particolare atteggiamento, fatto di espressioni, gesti e movimenti. Davanti a questa particolare sollecitazione, il soggetto risulta prima attratto e poi completamente soggiogato e privato di qualsiasi volontà.
Si tratta chiaramente di finzione, non c’è alcun fondamento scientifico, ma l’autore ha avuto la capacità di renderla reale durante la narrazione.

 

La storia è avvincente, lo stile scorrevole, semplice e la suspence quasi sempre alta, se escludiamo alcune digressioni di cui parleremo dopo. Buone le ambientazioni in una Madrid dal fascino decadente tipicamente latino.
Piacciono i continui riferimenti a Shakespeare. L’autore, con una certa maestria, non manca di citarne opere con chiari riferimenti del poeta ai vari tipi di psinoma, quasi ad identificarlo come il vero scopritore.

 

Il romanzo presenta però, anche alcuni piccoli difetti:
Il ritmo cala nei punti dove l’autore eccede, a mio parere, in spiegazioni tecniche non necessarie. Lo psinoma è finzione, va chiaramente spiegato, ma non avendo un vero fondamento scientifico, ho trovato inuitli alcuni particolari. Particolari che sarebbero risultati invece interessanti per un tema scientifico, per curiosi desiderosi di approfondire l’argomento.
 Il personaggio di Diana risulta un po’ stereotipato nel suo mix di forza (e ce ne vuole per fare l’esca per i serial killer) e debolezza (propria, nel caso psecifico, della sua  natura di donna). Risulta credibile e arriva al lettore, genera empatia, ma non risulta molto “profonda”. L’autore eredita, forse, un’atavica difficoltà: la descrizione di un carattere femminile da parte di un uomo. Raramente donne descritte da uomini hanno uno spessore riconosciuto e apprezzato dalle stesse donne.
Il finale, mirabolante, mi è sembrato eccessivo. La voglia dell’autore di disorientare e sconvolgere il lettore, se portata all’eccesso, risulta stonata. Nel caso specifico si cerca l’effetto non una ma ben tre volte. Nel mio caso, c’è riuscito solo al terzo tentativo, ma avrei apprezzato un finale più lineare.

 

Nel complesso è un buon libro, di un autore che sa scrivere e che ha guadagnato la mia fiducia per altre letture in futuro.

 

Presentazione de La gabbia invisibile alla Feltrinelli di Mestre, Mercoledì 15 Maggio 2013

Mercoledì 15 Maggio, presso la libreria Feltrinelli di Mestre, si è tenuta la terza presentazione de La gabbia invisibile.

Un altro piccolo successo, un altro piccolo passo. Il merito però è vostro, che mi aiutate e supportate, che vi interessate a ciò che faccio. Siete la mia più grande fortuna.

Un grazie particolare ad Annalisa, per essermi sempre accanto, in attesa di recuperare il tempo che sto togliendo a noi; a Claudia, per essere così brava da far venire tutto così naturale e spontaneo; all’Università Popolare di Mestre per aver appoggiato e patrocinato l’evento; alla libreria Feltrinelli di Mestre per la disponibilità; a tutti quelli che sono intervenuti.

Feltrinelli Mestre - Stefano  Feltrinelli Mestre - Claudia presenta

Feltrinelli Mestre - Stefano parla  Feltrinelli Mestre - Gente

 

Presentazione de La gabbia invisibile alla Feltrinelli di Mestre Mercoledì 15 Maggio 2013

Mercoledì 15 Maggio 2013, alle ore 18:00, presenterò il mio romanzo, La gabbia invisibile, alla libreria Feltrinelli di Mestre, al sesto piano del Centro Commerciale Le Barche, in Piazza XXVII Ottobre.

Vi aspetto!

Presentazione Feltrinelli Mestre 15 Maggio 2013

Il libro delle anime – Glenn Cooper

Il libro delle animeVoto: 5,5

Titolo: La biblioteca dei morti

Autore: Glenn Cooper

Genere: Thriller

Editore: Nord, 2010

Consigliato: NO

 

TRAMA ORIGINALE

È un libro, un semplice libro antico. Ma custodisce un segreto.
Un segreto che è stato scritto col sangue nel 1297, da innumerevoli scrivani coi capelli rossi e con gli occhi verdi, forse toccati dalla grazia divina, forse messaggeri del diavolo. Che è riapparso nel 1334, in una lettera vergata da un abate ormai troppo anziano per sopportare il peso di quel mistero. Che, nel corso del XVI secolo, ha illuminato la strada di un teologo, i sogni di un visionario e le parole di un genio.

È un libro, un semplice libro antico. Ma sta per scatenare l’inferno.
Perché quel libro dovrebbe trovarsi nella Biblioteca dei Morti, la sconfinata raccolta di volumi in cui è riportata la data di nascita e di morte di tutti gli uomini vissuti dall’VIII secolo in poi. E, dopo essere rimasto sepolto sotto la polvere della Storia per oltre settecento anni, adesso è riemerso ed è diventato un’ossessione per Will Piper, deciso a cancellare il dolore che la Biblioteca ha portato nella sua vita; per Henry Spence, che ha dedicato la sua esistenza alla soluzione dell’enigma e che ormai ha i giorni contati; per Malcolm Frazier, il capo della sicurezza della Biblioteca, determinato a uccidere pur d’impedire al mondo di conoscere la verità. Un’ossessione che inevitabilmente porta altro dolore, altri enigmi, altro sangue.

È un libro, un semplice libro antico.
Ma è il Libro delle Anime.
E il suo segreto è il nostro destino.

Dopo il grande successo de La biblioteca dei morti, Glenn Cooper decide di cavalcare l’onda proponendo il sequel, Il libro delle anime.
Devo dire che tanto mi era piaciuto il primo episodio, tanto mi ha deluso il secondo. Si conferma purtroppo la mia idea che, spesso, storie che nascono come autoconclusive dovrebbero rimanere tali. Si creano aspettative che, almeno personalmente, restano puntualmente disattese.
Il pretesto del sequel è un libro “scappato” dalla biblioteca in tempi lontani insieme ad alcuni fogli di pergamena scritti da uno degli abati dell’abbazia di Vectis, luogo in cui i libri erano anticamente custoditi.
Il libro cade nelle mani di Henry Spence, ex impiegato dell’Area 51, desideroso di scoprire cosa succederà dopo la fatidica data del 9 Febbraio 2027, la fine dei giorni.
Will Piper, l’intrepido ex agente dell’FBI ormai in pensione, ingaggiato da Spence, abbandona moglie e figlio appena nato alla ricerca del segreto celato nel libro, in Inghilterra, nel maniero di una nobile famiglia inglese, cui era anticamente appartenuto il prezioso tomo.
Alla trama si prestano personaggi del calibro di Giovanni Calvino, Nostradamus e Shakespeare, il cui percorso culturale e spirituale sarebbe stato irrimediabilmente influenzato dal contatto con il suddetto libro.
Ma i Sorveglianti dell’Area 51 non staranno di cero a guardare: saranno disposti a tutto pur di non far trapelare il terribile segreto celato nella biblioteca.
Ne Il libro delle anime la trama si trascina stancamente per una buona metà, tra un’improbile caccia al tesoro nel maniero inglese e una ricostruzione storica piuttosto approssimativa, attraverso il quale l’autore cerca di legare la storia del libro a quella dei personaggi famosi sopra citati.
Nel finale il livello si alza leggermente, grazie a situazioni piene d’azione dove Cooper dimostra di sapersi destreggiare abilmente. Devo dire che comunque nemmeno questa parte mi ha risvegliato dal torpore che mi aveva inizialmente accompagnato.
Come nel primo episodio, personaggi piuttosto piatti, che fanno fatica a trasmettere passione e sentimenti; difetto stavolta ingigantito da una storia che non decolla.
Non lo consiglio e dico con certezza che non leggerò l’episodio conclusivo della saga, I custodi della biblioteca.
Rimango curioso, invece, per altri lavori dell’autore, dove partendo da zero avrà potuto sfruttare la fantasia che l’aveva ispirato per il primo libro della trilogia, a mio parere veramente meritevole.

 

 

La biblioteca dei morti – Glenn Cooper

La biblioteca dei morti - Glenn Cooper

Voto: 8,5

Titolo: La biblioteca dei morti

Autore: Glenn Cooper

Genere: Thriller

Editore: Nord, 2009

Consigliato: SI

 

TRAMA ORIGINALE
Questo romanzo comincia nel dicembre 782 in un’abbazia sull’isola di Vectis (Inghilterra), quando il piccolo Octavus, accolto dai monaci per pietà, prende una pergamena e inizia a scrivere un’interminabile serie di nomi affiancati da numeri. Un elenco enigmatico e inquietante. Questo romanzo comincia il 12 febbraio 1947, a Londra, quando Winston Churchill prende una decisione che peserà sulla sua coscienza sino alla fine dei suoi giorni. Una decisione atroce ma necessaria. Questo romanzo comincia il 10 luglio 1947, a Washington, quando Harry Truman, il presidente della prima bomba atomica, scopre un segreto che, se divulgato, scatenerebbe il panico nel mondo intero. Un segreto lontano e vicinissimo. Questo romanzo comincia il 21 maggio 2009, a New York, quando il giovane banchiere David Swisher riceve una cartolina su cui ci sono una bara e la data di quel giorno. Poco dopo, muore. E la stessa cosa succede ad altre cinque persone. Un destino crudele e imprevedibile. Questo romanzo è cominciato e forse tutti noi ci siamo dentro, anche se non lo sappiamo. Perché non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata. Perché il destino è scritto. Nella Biblioteca dei Morti.

 

La biblioteca dei morti è il romanzo d’esordio dell’americano Glenn Cooper. Un esordio col botto, non c’è che dire.
Nonostante l’idea di base del romanzo sappia di già sentito – libri che affiorano dal passato rivelando il mistero della vita e dell’umanità – Cooper è riuscito a tessere una trama decisamente originale.
Un’abbazia del passato dove monaci di una setta misteriosa, l’ordine dei nomi, custodiscono in segreto libri dai contenuti troppo spaventosi per essere condivisi con il resto del mondo.
Un serial killer dei giorni nostri che si fa chiamare Doomsday, l’assassino del giorno del giudizio, che manda cartoline alle sue vittime indicando la data della loro morte.
Un agente dell’FBI e la sua assistente, Will Piper e Nancy Lipinsky, sulle tracce del serial killer.
Le indagini portano i due protagonisti a incrociare il loro destino con quello di Mark Shackleton, ex compagno di Will ai tempi del college, ora impiegato come tecnico informatico presso la segretissima base militare nota come Area 51. Da sempre legata nell’immaginario collettivo agli UFO, la base si rivelerà in realtà il luogo dove sono custoditi i misteriosi libri che i monaci avevano cercato per secoli di tenere lontano dalla conoscenza degli uomini. Libri dove sono scritte le date di nascita e di morte di tutti gli esseri umani, dal 700 al 9 Febbraio 2027, data indicata come Finis dierum, la fine dei giorni.
Passato e presente, suspence e azione, Il tutto mescolato in un cocktail di successo, in cui la tensione è sempre alta durante la narrazione. Salti temporali gestiti in maniera magistrale.
Lo stile è quello del tipico thriller americano: asciutto, quasi privo di approfondimenti psicologici dei personaggi, scorrevole, molto descrittivo. L’autore presenta a mio parere una grande abilità nel descrivere le scene.
Il finale è aperto, lascia intendere al lettore che ci sarà un seguito (cosa che è puntualmente avvenuta).
Unica nota negativa: i due personaggi principali, stereotipati e bidimensionali. Will Piper è il classico bello e impossibile, con matrimoni falliti alle spalle, semi alcolizzato, disilluso e ormai prossimo alla pensione. Nancy Lipinsky è la sua assistente, bella e ligia al dovere, che non gradisce lo stile di vita del suo superiore ma che finirà irrimediabilmente per innamorarsene.
E’ un romanzo che fa riflettere. Durante la lettura più volte mi sono posto la domanda:
Come vivresti il resto della tua vita se sapessi già la tua data di morte?
Domanda che ne genera subito un’altra:
La stai veramente vivendo, la tua vita?
Domande che molto spesso non ci poniamo, perché resteremmo stupiti dalle nostre stesse risposte.

Presentazione de La gabbia invisibile a Camponogara (Ve), Venerdì 15 Marzo 2013

Davanti a oltre 60 persone, nella suggestiva cornice della Sala Consiliare del Comune di Camponogara, si è tenuta lo scorso Venerdì 15 Marzo la seconda presentazione de La gabbia invisibile.
Ringraziare chi è intervenuto e chi ha contribuito a far sì che la serata sia filata liscia non è un dovere, ma un autentico piacere. Il merito è di tutti voi!
Un grazie al Comune di Camponogara e all’Università Popolare di Camponogara per aver patrocinato l’evento e per il supporto.
Un grazie e un abbraccio a chi mi ha accompagnato in questa avventura:
Annalisa, Claudia, Daniele, Puppet, Dionisyos, Valentina ed Enrico.

Un po’ di foto…

0 - Camponogara - Claudia parla  1 - Camponogara - Claudia parla con gente

2 - Camponogara - Stefano parla con gente

4 - Camponogara - Gente5 - Camponogara - Firma

…e i video della presentazione