Storie di… vino! – Le Eccellenze del Veneto – Parte 4

Per questa puntata del nostro tour delle eccellenze del Veneto, abbandoneremo la provincia di Treviso e ci addentreremo nelle provincie di Vicenza e Verona, zone di ricchissima produzione vinicola. Famosi e decantati sono sicuramente i rossi secchi come l’Amarone della Valpolicella e il Bardolino Superiore, ma non solo: avete mai gustato i famosi recioti? Bene: ve ne sono ben tre che si forgiano della denominazione D.O.C.G., uno in provincia di Vicenza, il Recioto di Gambellara, e due in provincia di Verona, il Recioto della Valpolicella e il Recioto di Soave.

Consentiteci prima la nostra consueta digressione storica: anche nell’antica Roma esistevano l’equivalente delle nostre enoteche. Erano dei locali molto grandi, fumosi e spesso sudici e si chiamavano taverne o popine. L’ambiente non era certo adatto ai palati più fini: oltre che sporco, era frequentato da giocatori d’azzardo, ubriaconi, delinquenti e attaccabrighe. Durante i banchetti (che spesso degeneravano in baccanali) era necessaria la presenza di un esperto, l’haustores (antenato del contemporaneo sommellier), che decideva, in base al menù, con quanta acqua allungare il vino, che non era mai di qualità sopraffina (uno dei vini più pregiati dell’epoca, il Falernum, l’attuale Falerno, era a unico appannaggio dei nobili Patrizi).

Torniamo ora ai giorni nostri e al Recioto: da dove arriva questo nome così curioso?

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Storie di… vino! Le eccellenze del Veneto – Parte 3

Il mese scorso avevamo interrotto il nostro tour delle eccellenze vinicole nella zona D.O.C. Lison. In questa nuova puntata ripartiremo da dove ci eravamo fermati, percorrendo la provincia di Treviso verso Nord-Ovest, per arrivare forse nella più famosa zona del Veneto nel mondo per quanto riguarda la produzione vinicola: quella del Prosecco.

Una prima precisazione, doverosa: il Prosecco è, prima ancora di essere un vino, un vitigno, conosciuto anche con il nome Glera, presente in diverse varietà. Dalle sue bacche bianche si ottiene il vino omonimo, prodotto ormai nella maggioranza dei comuni del Veneto (e non solo) e apprezzato in tutto il mondo per la sua poliedricità in fatto di accostamenti a tavola. Quindi non solo per l’aperitivo e per lo spritz, ma a tutto pasto e per tutti i gusti.

Prima però, il consueto salto indietro nel tempo: lo sapevate che nell’antica Roma non era consentito bere alle donne? Il frutto di Bacco era solo per gli uomini sopra i trent’anni. Pensando alla sua funzione sociale ai giorni nostri sarebbe una tragedia, considerato che il vino, e gli alcolici in generale, sono tra gli strumenti di seduzione preferiti dei poco audaci che cercano nel Dio Bacco un modo per vincere la timidezza. Un’apposita legge, denominata Mos Maiorum, stabiliva che tra i reati punibili con la pena capitale vi fosse appunto l’aver bevuto del vino, reato considerato per gravità alla pari all’adulterio. E dulcis in fundo l’esecuzione della condanna era consentita ai parenti più stretti o al marito che, tornato a casa, poteva esercitare lo ius osculi, il diritto di bacio, sgamando così l’alito della consorte. E oggi ci lamentiamo della prova del palloncino…  La pena più frequente era la morte per inedia, considerata ai tempi tra le meno crudeli(!), ma le cronache dell’epoca riportano anche di morte in seguito a bastonate(!!). Ma perché i Romani consideravano il bere una cosa così deprecabile per le donne? Gli storici si sono sbizzarriti: secondo alcune credenze popolari, il vino poteva provocare l’aborto; secondo altre era portatore di vita come il seme maschile e quindi le donne, bevendolo, potevano mettere in pericolo la purezza della discendenza, come con il tradimento.

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Storie di… vino! Le eccellenze del Veneto – Parte 2

Riprendiamo la nostra panoramica sulle zone di eccellenza vinicola del Veneto. La scorsa volta abbiamo descritto, tanto per rimanere nelle vicinanze di casa nostra, la D.O.C. Riviera del Brenta. In questa puntata esploreremo le aree nel Nord-Est, che interessano principalmente le province di Treviso e Venezia.

Prima però, un breve salto indietro nel tempo: siamo nell’antica Roma, ospiti nella dimora di un ricco patrizio, distesi su un triclinio. Le pietanze, come le coppe, si susseguono incessanti, perché il vino è prima di tutto convivio. Il galateo dell’epoca però impone al padrone di casa di non far ubriacare i commensali. Ma come evitarlo, se ogni scusa è buona per un brindisi, alla salute di un amico o dell’amata, svuotando tante coppe quante erano le lettere del nome dell’interessato/a? Allungare il vino con acqua era una pratica quindi necessaria, ma il più delle volte insufficiente: al fine di “liberare” l’ospite dagli eccessi, i servi a fine pasto servivano un disgustoso miscuglio di mandorle amare tritate, cavolo crudo e polmone di capra. Il vomito, e quindi la “liberazione”, erano assicurati. Come diceva il grande Totò, “alla faccia del bicarbonato di sodio!”

 

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Storie di…vino! – Il Veneto e l’Amarone

Storie di…vino!

Il Veneto e l’Amarone

Articolo apparso su RDB Magazine del mese di Ottobre 2014

Il vino fa buon sangue e noi veneti lo sappiamo bene. Lo dicevano i nostri nonni, quando il vino era un alimento necessario nelle diete, talvolta povere, delle nostre campagne, e non la bevanda conviviale di oggi. La nostra fama di gran consumatori, non a torto, ci precede anche al di fuori dei confini nazionali. Fortunatamente, oltre alla quantità, possiamo essere fieri anche di produzioni di altissima qualità: il Veneto esprime infatti alcune eccellenze nazionali ormai famose in tutto il mondo.

Vini DOC VenetoAmarone, Bardolino, Recioto di Soave, Torcolato di Breganze, Refrontolo Passito, Prosecco e Raboso solo per citarne alcuni. Il loro successo è determinato dal giusto connubio tra natura e cultura: vitigni autoctoni di qualità, dolci colline e il giusto clima per gentile concessione di Madre Natura; il rispetto dell’ambiente, una cultura vitivinicola di prim’ordine in un sapiente mix di innovazione e tradizione da parte dell’uomo.

E i vini di ieri? Che vini bevevano i nostri antenati nelle nostre terre?

Scoperte archeologiche certificano la presenza della vite nel Veneto molti secoli prima di Cristo, anche se l’uva veniva consumata fresca, come alimento. Le prime testimonianze sono datate VII Secolo A.C. grazie agli Etruschi, ma è grazie ai Romani che la produzione enologica veneta compie un importante balzo in avanti, grazie al vino Retico, prodotto con uva Retica (forse un’antenata dell’attuale Valpolicella). C’è da dire che, a quei tempi, il vino non era un bene ad appannaggio di tutti: potevano infatti bere solo gli uomini adulti oltre i 30 anni (il che oggi, sarebbe una tragedia considerato che il vino, e gli alcolici in generale, sono tra gli strumenti di seduzione dei poco audaci che cercano nel Dio Bacco un modo per vincere la timidezza, ma per funzionare si dovrebbe bere in due…).

Romani vino

I nostri antenati capitolini erano poi alquanto bizzarri: usavano allungare il vino, sperando di aumentarne la conservazione, con “ingredienti” particolari, quali profumi, resine, acqua di mare, cenere e miele, insomma ben più invasivi del nostro innocuo acqua e vin!

 

 

 

Tornando a oggi, il vino più rappresentativo del Veneto in Italia e nel mondo è certamente l’Amarone. Vino corposo e di notevole struttura, inconfondibile, dal coloro rosso rubino carico se giovane, dai riflessi aranciati se invecchiato, dai profumi speziati e persistenti con piacevoli sentori di noce e frutta di sottobosco, al palato forte ma equilibrato e rotondo, lascia un piacevole retrogusto amarognolo e di cioccolato. Viene prodotto nella Valpolicella, regione collinare in provincia di Verona che comprende i comuni, nella sua denominazione Classico, cioè di più antica tradizione, di Marano, Negrar, Fumane, Sant’Ambrogio e San Pietro in Cariano, in prevalenza con uve autoctone Corvina, Rondinella, Molinara e Negrara.

Comuni Amarone

Difficile credere che un vino così famoso sia nato da un errore: si tratta in pratica di un Recioto scapà. Come il Recioto infatti, l’Amarone è prodotto con une appassite, cioè estirpate dalla pianta e fatte appassire al sole su appositi graticci dove, durante il processo di vinificazione, la fermentazione viene bloccata un po’ prima che tutti gli zuccheri si siano trasformati in alcool; ebbene, si dà il caso che da un Recioto fatto fermentare per troppo tempo se ne sia ricavato un vino passito secco, privo di zuccheri residui, molto alcolico (tipicamente sui 14°) e, a furor di popolo, apprezzatissimo.

Quindi in alto i calici e… alla salute!